Il conduttore apre ricordando i due giornalisti e il regista Monicelli, con il suo invito a ribellarsi. Parla della Rai che "si sta spegnendo" e attacca anche l'opposizione: "Dopo la cancellazione di Annozero, la reazione è stata fiacchissima". Ospiti Della Valle e de Magistris, show di Lavitola. Una delle testimoni del Rubygate racconta le notti di Arcore
ROMA - E' entrato in studio sulle note del brano "I soliti" di Vasco Rossi, ha ricordato Biagi e Montanelli, ha evocato l'invito di Monicelli a fare la rivoluzione. "Io non sono né un guru, né un profeta, né un martire, come dicono i giornali. Voglio solo fare il mio lavoro senza padroni. Noi qua facciamo la nostra rivoluzione civile, democratica, pacifica". Così l'esordio di Michele Santoro, in apertura di "Servizio pubblico" al via su una multipiattaforma di tv, radio e siti web, tra cui Repubblica.it. Santoro parla nel bel mezzo di un paesaggio industriale, allestito nel teatro 3 di Cinecittà: tubi innocenti, impalcature, gru. Insomma, un cantiere in evoluzione proprio come il programma ("Stiamo scrivendo in diretta il formato nuovo della trasmissione", spiega il conduttore), ma anche il simbolo delle lotte dei lavoratori per difendere il posto di lavoro.VIDEO - L'APERTURA DI SANTORO 1
VIDEO - LAVITOLA SU GHEDINI E LETTA 2
VIDEO - VAURO, PADRE INDIGNATO 4
VIDEO - L'ASPIRANTE METEORINA: "Il PREMIER CI TOCCAVA" 5
VIDEO - TRAVAGLIO E I PRIVILEGI DELLA CASTA 6
L'informazione libera. "Come diavolo è stato possibile - ha detto Santoro nell'intervento d'apertura - che abbiamo scoperto così in ritardo di essere sul baratro finanziario? Un anno fa il New York Times scriveva che dopo la Grecia c'era l'Italia. E da noi sentivamo dire la Padania è meglio della Cina. Quanto ci è costato questo ritardo? Quanto ci è costato un sistema dell'informazione non libero?". "Se avessimo avuto un sistema pienamente libero - continua - avremmo potuto cambiare governo, certo, ma probabilmente avremmo anche potuto convincere questo governo a seguire delle strade diverse". E ce n'è anche per l'opposizione: "Dopo la cancellazione di Annozero, la reazione è stata fiacchissima". Infine, un omaggio ai tanti "desaparecidos" dagli schermi Rai: Daniele Luttazzi, Adriano Celentano, Serena Dandini. "Una Rai che si sta spegnendo", dice.
La squadra. Scendono subito in campo i pezzi forti del gruppo di Santoro, perché squadra che vince non si cambia: c'è Marco Travaglio, che dedica la sua rubrica "La balla della settimana" ai tanti detrattori del magistrato Ingroia, "partigiano della Costituzione"; e Vauro, travestito da frate inquisitore: nuovo Savonarola che evoca la santa indignazione contro il governo. E poi un altro "fedelissimo": Sandro Ruotolo con un servizio sui costi della politica, tema forte della trasmissione (il titolo di questa puntata è "Licenziare la casta"). Seguiranno interviste a onorevoli "in odore" di compravendita o a mogli di parlamentari che hanno scoperto un'improvvisa e ben retribuita passione per la politica.
Lavitola. Il faccendiere latitante Valter Lavitola è il protagonista della prima intervista registrata. In maniche di camicia, a passeggio su un molo, parla - come ironizza il conduttore - "da una località segreta che tutti conoscono". L'ex direttore dell'Avanti descrive Berlusconi come una persona che "non ha dimistichezza con il potere". Poi riserva qualche stilettata a Ghedini e Gianni Letta: "A me sarebbe piaciuto molto fare il parlamentare, Ghedini ha detto che lui e Letta si sono opposti alla mia candidatura. Cosa penso di Ghedini e Letta? No Comment". A corredo, le intercettazioni tra lo stesso Lavitola e il premier (quelle apparse per la prima volta su Repubblica), ricostruite con una docufiction: proprio quel genere vietato nei tg e nei programmi di informazione Rai dalla Commissione di Vigilanza, dopo le polemiche su alcune puntate di Annozero. Ma il clou della performance di Lavitola arriva nel finale, con un videocollegamento in diretta in cui il faccendiere - con pennarello blu su lavagna bianca - prova a ricostruire il flusso di denaro tra lui, Berlusconi e Tarantini. E si lamenta perché la trasmissione non gli ha messo a disposizione il monitor. Chiudendo con un: "Finché resisto, resto latitante".
Il talk. In studio due ospiti che Santoro definisce "scassatori": Diego Della Valle e Luigi de Magistris, con le loro ricette contro la crisi. L'imprenditore esclude di voler far politica e intanto tesse il suo elogio della patrimoniale: "Non disturba il lavoro delle aziende - spiega - e non intacca i lavoratori. Va fatta, ma l'importante poi è usare bene i soldi che si ricavano". Il sindaco di Napoli raccoglie l'invito di Santoro alla rivoluzione: "C'è bisogno di un segnale forte - dice - non pensare solo a Berlusconi ma andare oltre". E manda un messaggio ai politici romani: "Con quella classe politica non puoi fare governi tecnici". I giornalisti che animano il talk sono Paolo Mieli, Luisella Costamagna e Franco Bechis seduti su sedie di legno. Ma soprattutto, c'è un altro ingrediente delle trasmissioni santoriane: il pubblico. Quello classico dello studio - con la precaria che non arriva alla fine del mese e la manifestante indignata - e quello che segue a casa su Internet, sollecitato a intervenire e a votare su quesiti come: le pensioni vanno o no riformate?
Ad Arcore. Svincolato dagli obblighi di palinsesto, Santoro sconfina nella programmazione notturna. E' già quasi mezzanotte quando viene presentata l'intervista a Chiara Danese, la 19 enne che insieme ad Ambra Battilana si è costituita parte civile nel processo sul Rubygate, raccontando di essere stata accompagnata ad Arcore da Emilio Fede. La giovane - che aveva incontrato il direttore del Tg4 sperando di un ruolo di meteorina - dice di essere rimasta sotto choc per le scene erotiche cui ha assistito: "Ragazze che si facevano toccare e a loro volta toccavano Silvio Berlusconi", "i balletti hard di Nicole Minetti". E poi: "Il premier ci fece visitare la casa toccandoci il sedere", prima di andare nella sala del bunga bunga".
La sfida. "Scusate qualche lunghezza", dice il conduttore alla fine del programma, durato oltre tre ore. Al termine, la puntata ha collezionato 170 mila "mi piace", e 5 mila commenti solo sul sito della trasmissione. Vecchio e nuovo si fondono, nella ricetta di Servizio pubblico. Di sicuro Santoro ha già vinto la prima sfida, con le 100 mila sottoscrizioni che lo sostengono. Domani, con gli ascolti, si capirà se ha vinto anche la rivoluzione.
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