E' scritto: il 2 luglio 1951 a Salerno nascerà S. Michele con Oro Santo per fare la Rivoluzione"l'Apocalisse" che si è prefissato" |
Il programma ricostruisce, con attori, le telefonate tra Lavitola e Berlusconi. «Come è possibile che abbiamo scoperto così tardi di essere sull'orlo del baratro economico? Quanto ci è costato arrivare così tardi arrivare a scoprire alla verità? Se fossimo stati veramentte liberi, avremmo potuto decidere di cambiare governo». Sono queste le parole con cui Michele Santoro ha aperto il suo nuovo programma intitolato 'Servizio puubblicò, in onda da oggi su una multipiattaforma tv e web.
Due grandi gru e tre torri di metallo per gridare dal pulpito il no alla casta e alla televisione «che fa schifo». Sembra un cantiere lo studio che ospita Servizio pubblico, la nuova avventura di Michele Santoro che parte stasera, anzi in qualche modo lo è. È il cantiere della tv che il conduttore vuole costruire per aggirare il blocco dei grandi network, attraverso la trasmissione su una multipiattaforma composta da Sky, dal web, dalla radio e da una serie di tv locali sul digitale terrestre. Lo studio, in uno dei grandi padiglioni di Cinecittà, richiama la piazza di 'Raiperunanottè e soprattutto 'Tuttinpiedì: niente tavolo con schermo stile Annozero, ma due grandi maxischermi sulle gradinate in metallo. Sul palco romboidale, circondato dal pubblico, per gli ospiti ci sono semplici sedie in legno, in netto contrasto con le poltroncine in acciaio ai piedi della pedana sulle quali siedono Marco Travaglio e gli altri della squadra.
LA SFIDA ALLA RAI
Stasera parte il nuovo programma di Michele Santoro “Servizio pubblico”. Nome esplicitamente polemico con la Rai con diretta streaming sul web (su www.serviziopubblico.it), una rete di tv locali su tutta Italia e siti on line.
Con lo staff che vede sempre in prima fila Sandro Ruotolo, il programma va in onda di giovedì e non a caso: era la serata di Annozero su Rai2. Dove andava molto bene in termini di pubblico, ma il premier non lo sopportava più. Il giornalista se n'è andato con una ricca e robustissima buonuscita, certo, eppure in pratica il direttore generale di Viale Mazzini Lorenza Lei è riuscita laddove il precedente Masi non era riuscito.
All'avventura on line e satellitare partecipano varie società, editoriali e non, un editore, le quote date da gli appassionati, ogni puntata costa 250mila euro. Il conduttore-giornalista aspira a raggiungere un milioni e mezzo di spettatori: tanti. Ma se avrà un discreto risultato di spettatori (che però è difficile quantificare con le tante televisioni locali) significherà due cose: che la tv generalista vede la propria platea ulteriormente ridursi a favore del satellite e della rete; che la Rai si è auto-inferta un colpo ferale, un altro insieme al perdere programmi come Serena Dandini e “Parla con me” (e per ragioni politiche) e come gli speciali Roberto Saviano-Fabio Fazio consegnati alla concorrenza di La7. D'altronde, se la Rai perde colpi potete facilmente immaginare che a Mediaset (e nelle case del suo proprietario finale) non verseranno molte lacrime.
3 novembre 2011
nice post dear blogger.
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