lunedì 14 novembre 2011

Governo Monti, la Lega non va a Roma E riapre il parlamento padano


Solo una telefonata tra Bossi e il premier incaricato. Da Radio Padania un fiume di attacchi: "E' da tre mesi che stanno organizzando tutto. E' un golpe"

ROMA - Niente Roma, niente consultazioni. Basta una telefonata per dire a Mario Monti 1 che il Carroccio non voterà la fiducia e che valuterà "caso per caso" i singoli provvedimenti. Di andare ad un faccia a faccia non se ne parla. Si chiama fuori il Carroccio e, sull'onda della rabbia della base, annuncia che riaprirà il cosidetto parlamento padano.

Una doppia  mossa anti-romana, dunque. E per capire a che livello sia arrivata l'esasperazione del popolo leghista basta ascoltare Radio Padania. Sedici ore di diretta no-stop all'indomani dell'incarico a Monti 2per la formazione di un nuovo esecutivo. Un fiume in piena di attacchi e sfoghi veementi. Monti? "Troppo vicino ai poteri forti e al mondo dei grandi capitali". La caduta di Berlusconi? "Un golpe". "E' da tre mesi che stanno organizzando tutto - tuona un radio ascoltatore - e sono contento che la Lega non entri in un governo di golpisti". Anche Alfredo, metalmeccanico di Sesto San Giovanni, si dice certo che questo esecutivo non stai nascendo ora ma faccia parte di "un piano preordinato". Che fare allora? "Prendiamo la Lombardia e facciamo la secessione". "Fucili alla mano, Padania libera", tuona un altro 'lumbard'.

Così vanno le cose in casa leghista. Con Umberto Bossi e i vertici del Carroccio che si trovano a gestire un'ondata di rabbia. Dopo il colloquio telefonico tra Bossi e Monti ("niente fiducia, valuteremo caso per caso") e l'annuncio che nessuno leghista incontrerà il premier incaricato per le consultazioni, dalla segreteria politica del Carroccio arriva la decisione di riaprire il cosidetto Parlamento della Padania che tornerà a riunirsi il prossimo 4 dicembre. La promessa leghista è quella di fare "un'opposizione seria e responsabile". Una posizione che dovrà fare i conti con la spinta intransigente che viene da una base elettorale già provata dagli ultimi mesi dle governo berlusconiano.

Tante le paure che agitano la base leghista. Tra chi teme i licenziamenti facili, chi già prevede un attacco alle pensioni, il ritorno dell'Ici e la temuta patrimoniale, non manca chi confessa che, già da domani, andrà "a prelevare i risparmi: sono solo 6mila euro ma non voglio che prendano neanche un centesimo dei miei soldi".

La base del Carroccio, però, si ricompatta intorno a Bossi "leader indiscusso", "coraggioso", "fermo", "responsabile", "granitico" nella sua decisione di non prender parte "all'ammucchiata". "Bossi - dice un radioascoltatore - dimmi quello che devo fare e io lo faccio". "Scendiamo in piazza e mostriamo la nostra gente come facevamo una volta - gli fa eco un'altra camicia verde - facciamo vedere la nostra forza e sentire il nostro grido di dolore".

Basta nominare Monti e la base leghista grida ai "poteri forti": "Diventeremo schiavi delle banche", lamentano più voci, "con quale faccia - chiedono - la sinistra e Di Pietro potranno appoggiarlo?". "E' questa la cosa che sopra ogni altra mi meraviglia - dice Osvaldo da Brescia - oltre al fatto che poi la gente continuerà a votare questi voltagabbana. Mentre la Lega pensa alla gente comune, e non solo a quella del Nord".

Critiche le reazioni all'annuncio leghista. "La fantasia di Bossi e dei suoi è datata, limitata e sicuramente molto impolverata. Invece di mettersi a capo di un popolo che non esiste, Bossi farebbe bene a raccontare al suo elettorato quante volte in questi tre anni di governo li ha traditi" dice la deputata del Pd, Pina Picierno. "Basta farsi un giro sul sito del parlamento del nord - aggiunge Silvana Mura dell'Idv - fermo all'ultima seduta nel lontano marzo 2008 per capire che si tratta di una patacca polverosa tirata fuori dal magazzino in cui la Lega l'aveva gettata in questi anni di governo".

"Nel bel mezzo di una crisi finanziaria la Lega snobba le consultazioni del premier incaricato Monti e riapre il Parlamento della Padania. Siamo alle solite boutade dei leghisti che non vogliono prendersi la responsabilità di quello che non hanno fatto nei 1284 giorni di governo" afferma Antonio De Poli, portavoce nazionale dell'Unione di centro.

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