La sua trasmissione servirà a dare uno schiaffo al potere con un destinatario che non è Berlusconi ma tutto il sistema politico
Michele Santoro |
State tranquilli, ce ne sarà per tutti, nessuno escluso. E se la maggioranza,
a partire dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è nel mirino
per contratto, chi dovrà iniziare a mettersi le mutande di ferro è
l’opposizione. Il ritorno di Michele Santoro in video rischia di essere
travolgente per il Pd e i suoi alleati, colpevoli della «censura» calata
sulla tv pubblica. «Perché se loro vanno al governo domani», spiega a
Libero il giornalista, che da giovedì sera torna in onda su tv locali e
regionali, web, radio e Sky con “Servizio pubblico”, «forse non
venderanno subito la Rai, ma procederanno con la normalizzazione, e sarà
peggio di ora». Il messaggio spedito al presidente della Rai, Paolo
Garimberti, non lascia dubbi: «La smetta di dire fesserie e affronti il
problema della televisione».
Michele Santoro |
E tanto per far capire che Santoro non
scherza, nemmeno Matteo Renzi piace a “Michele chi?”: «Ha detto di
avere cento idee, ma nessuna sulla tv pubblica, e questo mi preoccupa».
Eppure, stando alla visione che Santoro ha dello stato di salute della
Rai, peggio di ora sembra impossibile. Invece, «dovreste ricordarvi più
spesso», spiega il conduttore, «che a far fuori la satira dalla tv
pubblica è stata proprio la sinistra». E allora avanti popolo con
“Servizio pubblico”, ovvero con la tv «che sale sulla gru per farsi
sentire», come gli operai messi in cassintegrazione o rimasti senza
lavoro, nel tentativo di colmare il vuoto «tra le piazze che si muovono e
il Palazzo immerso nell’autoreferenzialità». A ridurre la
distanza, ovviamente, ci proverà la solita banda Santoro, con Marco
Travaglio che aprirà la trasmissione occupandosi della “Balla del
giorno”, mentre Vauro non farà solo vignette, e gli ospiti in studio
contribuiranno a far capire come mai la casta è scassata. E poi arriverà
anche Daniele Luttazzi. «Mancano ancora dei dettagli però», spiega
Santoro. Ma “Servizio pubblico”, stando al disegno santoriano, servirà a
dare «uno schiaffo al potere», con «un destinatario polemico che non è
Berlusconi, ma ilsistema politico nel suo insieme». E poi c’è la Rai,
azienda dalla quale Santoro si è separato formalmente, ma non
emotivamente, sentendosi ancora un uomo di viale Mazzini. Ragione,
questa, che gli fa dire che il giovedì sera sarà «una giornata di
sciopero per dire che la tv in onda fa schifo». Insomma, Santoro prova a
ripartire da dove era rimasto con “Annozero”, convinto che il suo
popolo si è messo in moto. Quel popolo che in futuro potrebbe anche
entrare nel capitale della società editrice di “Servizio pubblico”, Zero
Studios, capace di donare a Santoro quasi un milione di euro. Tema
della prima delle 26 puntate previste da qui a giugno “Scassare la
casta”. Nello studio allestito a Cinecittà, tra tubi Innocenti e gru (ma
niente frigorifero, promette Santoro, prendendo le distanze dalla
scenografia del rottamatore Renzi), si confronteranno Diego Della Valle e
Luigi De Magistris, a rappresentare punti di vista diversi su come
uscire dalla crisi. Si lavora anche a un collegamento con Walter
Lavitola.
di Enrico Paoli
di Enrico Paoli
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