Il viceministro degli Esteri di Gerusalemme: i palestinesi vogliono la guerra, risponderemo al voto. Gli Usa sospendono gli aiuti
Netanyahu |
Gerusalemme, 1 nov.
(TMNews) - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per
oggi una riunione del cosiddetto
gabinetto di sicurezza, con i sette ministri
principali del governo, per esaminare le ripercussioni dell'ammissione
della
Palestina all'Unesco. "Il consiglio dei ministri
ristretto - scrivono i media israeliani - si riunirà nel pomeriggio per
fare
il punto sulla reazione israeliana al voto" di ieri
alla conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'educazione,
la scienza e la cultura. "Prenderemo in esame una
serie di possibili risposte a questo voto" ha confermato un alto
funzionario
israeliano che preferisce mantenere l'anonimato.
Intervistato stamattina dalla radio pubblica israeliana, il vice
ministro
degli Esteri Danny Ayalon ha, dal canto suo,
assicurato che "Israele rifletterà molto bene sulle sue reazioni al
voto, sia
a livello diplomatico che politico, tenendo conto
dei suoi interessi". Secondo lui, però "ammettendo uno Stato che non
esiste,
dopo il voto di una maggioranza automatica dei suoi
membri, l'Unesco è diventata di fatto un'organizzazione politica".
"Questa
iniziativa dei palestinesi - ha aggiunto il vice
ministro degli Esteri israeliano - dimostra che non vogliono né la pace
né
i negoziati, ma intendono portare avanti il
conflitto". Ayalon ha d'altronde riferito che Israele ha intenzione di
esprimere
il proprio "disappunto" alla Francia per un voto
che considera "bizzarro, perché la Francia, un paese amico ha finito col
cedere all'Autorità palestinese dopo aver tentato
di dissuaderla dalla sua azione all'Unesco". La risoluzione è stata
adottata
con 107 voti a favore, 52 astenuti e 14 voti
contrari. Tra i paesi che hanno votato no, oltre agli Stati Uniti
c'erano appunto
il Canada e la Germania. Italia e Regno Unito si
sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a
favore,
insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi,
africani e latino-americani. Washington ha annunciato quasi subito la
sospensione
di un versamento di 60 milioni di dollari destinato
all'agenzia: una misura automatica, visto che due leggi approvate negli
anni '90 dagli Usa, da sempre alleato fedele di
Israele, vietano espressamente il finanziamento di qualsiasi
organizzazione
Onu che accetti la Palestina come membro a pieno
titolo. La sospensione dei finanziamenti americani rappresenta un duro
colpo
per l'Unesco, visto che gli Usa da soli assicurano
il 22 percento del suo bilancio con un contributo pari a 80 milioni di
dollari l'anno. Spr-Cla
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