venerdì 14 ottobre 2011

"Vittoria di Pirro, perdono pezzi" ma scoppia il caso Radicali


Le manovre sul numero legale sono fallite e Rosy Bindi perde le staffe. Ma Pd, Udc e Idv restano convinti che il governo abbia le ore contate. Bersani: "Esecutivo morirà di fiducia". Casini: "Ora le elezioni sono più vicine". Fini: "Continueranno a galleggiare"


Anche il segretario Pierluigi Bersani cerca di guardare avanti: "Il governo morirà di fiducia. L'alternativa ora è rafforzata - sentenzia -  Berlusconi ha voluto stoppare ipotesi del governo di transizione", ora punta "a uno scontro più ravvicinato con in campo lui stesso o comunque con lui stesso che fa la regia. Rispetto il Colle 1 ma Berlusconi doveva dimettersi perché non ha dato nessuna risposta dal premier sulla governabilità".

Ma in realtà l'esito della giornata consegna al Pd una "bomba radicali" sempre più difficile da disinnescare. Lo testimonia l'insolito turpiloquio scappato di bocca la 
presidente Rosy Bindi quando diventa chiaro che i deputati di fede pannelliana non avrebbero rispetteto l'ordine di scuderia di disertare il voto. "Gli stronzi sono stronzi", ha commentato dando corpo a un violento malumore che serpeggia ormai dentro il partito.

GUARDA: La lite con il Pd 2 - La rabbia di Di Pietro 3 - L'arrivo dei Radicali in Aula 4

Il capogruppo Franceschini cerca però di ridimensionare la portata dell'ennesimo incidente: "Non sono stati determinanti", afferma, precisando che al termine della prima chiama i votanti erano 322, di cui 315 sì (voti di maggioranza) e 7 no (cinque radicali e due Autonomie). Dunque il numero di 315, necessario per far scattare il numero legale, era già stato raggiunto prima del loro ingresso in Aula.

La sodddisfazione di fondo del Pd è comunque condivisa da
Pierferdinando Casini che definisce il voto della Camera una "vittoria di Pirro". "Nulla - precisa - lascia presagire che da domani il governo riuscirà a governare". Il leader dell'Udc è però convinto che ormai il vero obiettivo del premier sia però un altro. "Bisogna dare atto al presidente del Consiglio: il suo obiettivo è quello di andare avanti per qualche settimana ed arrivare allo scioglimento delle Camere e al voto nei primi mesi del 2012", aggiunge Casini prevedendo che ora "il voto è più vicino".

Si dice sicuro che il voto di oggi non sia sufficiente a ridare fiato alle prospettive di Berlusconi anche Antonio Di Pietro: "Il governo non c'è più: non ha una maggioranza politica, ma solo numerica, ed è dovuta al fatto che i Radicali hanno cercato la loro visibilità", afferma il leader dell'Idv. Malgrado la tattica del mancato numero legale non abbia funzionato, l'Italia dei Valori è però comunque soddisfatta. "L'obiettivo delle opposizioni era oggi di dimostrare che la maggioranza è sgangherata, accidentata, che si tiene insieme solo con lo scotch. Non ha speranza, non ha idee né un progetto e che per avere i numeri deve aprire al rialzo il mercato", sottolinea il capogruppo a Montecitorio Massimo Donadi.

Pesante sulle prospettive dell'esecutivo pure il giudizio di Gianfranco Fini. "Il governo - spiega - è pienamente legittimato a governare, ma temo che se non apre gli occhi e non prende atto della realtà del paese, più che governare continuerà a galleggiare". Il presidente della Camera sembra volersi togliere poi qualche sassolino dalla scarpa. "E' molto triste - prosegue - vedere tanti amici, ex amici con i quali sono state condivise battaglie politiche, difendere oggi l'indifendibile per mantenere poltrone e poltroncine di potere".

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