sabato 22 ottobre 2011

Silvio Berlusconi a Bruxelles e sconcerta l'Italia per continuare a galleggiare nella cacca, ma non sa che presto affogherà nella sua stessa cacca.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha risposto «sì, sì, assolutamente» alla domanda se si sentisse tranquillo rispetto alla manovra finanziaria, al suo arrivo stamattina a Bruxelles per l'incontro con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy.

«Tuttavia - ha continuato Berlusconi rispondendo ai cronisti - ci sono queste dichiarazioni dell'opposizione differenti dai fatti e dalla verità che ci costringono a rassicurare le istituzioni europee sulla manovra e sulle previsioni che facciamo». Il premier è poi andato a incontrare Van Rompuy che lo attendeva all'ingresso del Consiglio.

«L'opposizione critica la manovra con l'unico desiderio di dare una spallata al governo senza capire che darebbe una spallata all'Italia e con la chiara intenzione di rovinare l'immagine del presidente del Consiglio ma così invece rovina l'Italia», ha detto il premier dopo l'incontro con il presidente del Consiglio della Ue, Herman Van Rompuy a Bruxelles.

E sulla manovra aggiunge:  «Andrà domani alla Camera con il voto di fiducia».

«Se l'Europa decidesse di dare indicazioni a riguardo i governi sarebbero felici di aumentare l'aumento dell'età per andare in pensione perchè obbligati, mentre ora sono in grandi difficoltà perchè se aumentano l'età perdono voti», ha detto Silvio Berlusconi. «Noi sentiamo l'Euro come nostra moneta, è un compito di tutti noi difenderlo, perchè è sulla moneta unica che si sta costruendo un processo di unificazione che va oltre l'Europa. L'Euro è la nostra bandiera, e potrà rendere l'Europa protagonista delle vicende mondiali».

Il presidente stabile della Ue, Herman van Rompuy, si è felicitato con il premier Silvio Berlusconi «per il pacchetto ambizioso che ha l'obiettivo di arrivare al pareggio nel 2013». «La sua applicazione in modo completo è cruciale» ha detto van Rompuy, che si è felicitato anche per le modifiche costituzionali per inserire «la regola d'oro del pareggio di bilancio».

Grande imbarazzo alla conferenza stampa finale. «Je crois que ce n'est pas n‚cessaire», credo che non sia necessario: Silvio Berlusconi stoppa Herman Van Rompuy quando il presidente del Consiglio Ue invita il premier italiano a fermarsi perchè l'interprete possa tradurre in francese. I giornalisti stranieri presenti non nascondono la loro perplessità e la manifestano ancora di più quando, più tardi, il Cavaliere si spiegherà (stavolta in francese): «Ho detto tutto questo in italiano e non in francese perchè penso che fosse importante e necessario che ad ascoltarmi fossero soprattutto i giornalisti italiani».

Sconcerto fra i giornalisti non italiani, totalmente ignorati, e imbarazzo da parte del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, che ha dovuto sorbirsi quasi un quarto d'ora di soliloquio in italiano senza poter avere la traduzione dell'inteprete, durante il singolare «punto stampa» congiunto, ma senza domande, a cui ha partecipato con il premier Silvio Berlusconi, oggi a Bruxelles. Van Rompuy, intervenuto per primo, ha parlato cortesemente in francese (la sua lingua madre è il fiammingo), ringraziando l'ospite per le sue spiegazioni sulla manovra finanziaria in corso di adozione in Italia e felicitandosi per le misure che contiene. Quando è stato il suo turno, Berlusconi ha cominciato a parlare in italiano, e nessuno se ne è stupito visto che c'era un'interprete pronta per la traduzione simultanea. Ma quando Van Rompuy gli ha fatto segno di fermarsi un attimo per permettere all'interprete di tradurre le sue affermazioni, il premier italiano ha respinto la richiesta con un vistoso gesto della mano, e ha continuato il suo monologo. Un gesto scortese non solo nei riguardi dei giornalisti stranieri, ma anche del suo anfitrione, che non parla italiano.

Van Rompuy, insomma, è rimasto fino alla fine accanto a Berlusconi sul podio, senza sapere che cosa stesse dicendo. Alla fine del suo monologo, il premier italiano deve essersi reso conto dell'imbarazzo del suo interlocutore, e allora, finalmente, è passato al francese (che parla benissimo). «Tra noi - ha affermato rivolto a Van Rompuy - abbiamo naturalmente parlato in francese, ma qui ho parlato in italiano perché penso che era importante soprattutto che mi ascoltassero i giornalisti italiani». Berlusconi ha concluso confermando pienamente la sua volontà di sottrarsi alle domande dei cronisti. Con il presidente del Consiglio europeo, ha detto, sempre in francese, «ci eravamo intesi sul fatto che questa doveva essere solo una dichiarazione e dunque non accettiamo domande». Un altro strappo alle buone consuetudini delle istituzioni europee, dove i giornalisti hanno quasi sempre il diritto di porre almeno un paio di domande ai leader politici in visita ufficiale, spesso anche quando guidano regimi autoritari. Dopo la partenza di Berlusconi, comunque, l'inteprete è rimasta per un po' a cercare di aiutare i giornalisti non italiani, cercando di tradurre per loro, almeno in parte, le affermazioni del premier.

Nuovo attacco a media e opposizione dopo l'incontro con Barroso: «Abbiamo bisogno di ridare fiducia ai mercati, che si infiammano l'un l'altro con gli articoli dei giornali e con i comportamenti delle opposizioni nei vari paesi». Lo ha detto il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, dopo l'incontro con il capo dell'esecutivo europeo, Josè Manuel Barroso.

Parlando delle opposizioni, il premier ha aggiunto che «nel nostro paese fa di tutto per dare una spallata al governo in carica ma - ha aggiunto - anche in altri paesi succedono cose simili». «E soprattutto - ha continuato - queste cose succedono tra i paesi d'Europa». Un disaccordo, secondo il premier, per cui «non c'è governance economica unica, non abbiamo una politica estera, economica, di difesa e fiscale uniche». Per questo, ha concluso Berlusconi, «l'Europa oggi appare al mondo come un un problema, come una regione che ha un grande corpo ed una testa piccola. Credo che sia giusto che ce ne preoccupiamo tutti». Un appoggio deciso alla governance economica europea: «A Bruxelles ho fatto dichiarazioni precise sulla nostra adesione al raggiungimento di una governance economica per il bene dell'Europa e di tutti i paesi che ne fanno parte».

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