domenica 8 luglio 2012

"Un milione in quattro mazzette a Boni per un 'sì' dalla Regione"

Dareste la vostra fiducia ad una faccia così ambigua e corretta? 

La Procura formalizza l'atto di accusa contro l'ex assessore leghista della giunta Formigoni
I pm chiedono l'incidente probatorio: un faccia a faccia con gli accusatori Ugliola e Leuci

di EMILIO RANDACIO
Fra il settembre 2008 e il dicembre 2009, all’assessore regionale Davide Boni sono state versate quattro diverse tangenti per un milione e 150 mila euro. È quanto hanno accertato le indagini a carico dell’esponente del Carroccio accusato di corruzione. La cifra totale – e inedita – la si ricava dalla mossa formalizzata dalla procura pochi giorni fa. I pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini, infatti, intendono svolgere un faccia a faccia tra i due principali accusatori, Michele Ugliola e Gilberto Leuci, e l’accusato, l’ormai dimissionato vicepresidente del Pirellone.

Sono stati proprio questi ultimi due a svelare, dall’estate dello scorso anno, il sistema orchestrato da Boni e dal suo staff quando nella precedente giunta era responsabile del Territorio, per concedere autorizzazioni edilizie (le pratiche per ottenere la Valutazione di impatto ambientale). I magistrati vogliono ora che le accuse svelate durante le indagini preliminari da Ugliola e Leuci (difesi dagli avvocati Salvatore Stivala e Gianluca Maris), vengano cristallizzate in quello che si chiama un «incidente probatorio». Boni, che ha sempre respinto ogni addebito, avrà la possibilità di trovarsi davanti a un giudice per cercare di smontare le parole, molto circostanziate, dei suoi accusatori. Al termine dell’incidente probatorio, l’inchiesta sarebbe praticamente chiusa.

Sono sei, in tutto, gli episodi contestati a Boni. Il primo risale al settembre di quattro anni fa e si riferisce alla «realizzazione di
un centro commerciale in località Albuzzano (Pavia)». Per ottenere il via libera, l’amministratore della Inwex, Francesco Monastero, si sarebbe accordato per una mazzetta da 800mila euro. Ugliola, uomo vicino a Boni, avrebbe curato la parte architettonica del progetto, e contestualmente avrebbe gonfiato le fatture per poi girare la differenza all’assessore e al suo staff. Secondo la procura, per il via libera ad Albuzzano, l’architetto avrebbe ottenuto «solo» 475mila euro, «di cui 50mila venivano poi retrocessi a Monica Casiraghi (collaboratrice dell’allora assessore leghista e oggi indagata), per una consulenza legale fittizia». Mentre altri 200 mila, procurati da Ugliola e Leuci, «venivano consegnati in contanti a Boni e a Dario Ghezzi (capo di gabinetto dell’assessore, ndr), presso gli uffici della Regione».

Lo stesso schema, per i magistrati, si sarebbe ripetuto in fotocopia per altre pratiche. Come per le tre aree di proprietà dell’immobiliarista Luigi Zunino (indagato): per la Falck di Sesto San Giovanni, l’ex Sisas di Pioltello e Santa Giulia di Rogoredo. Zunino avrebbe promesso al politico un compenso globale di un milione e 800 mila euro. Nelle mani di Boni, in realtà, secondo i racconti di Ugliola e Leuci sarebbero arrivati 100mila euro in tutto.
Ben più sostanziosa, invece, la mazzetta che sarebbe stata incassata per sbloccare la pratica dell’area «Marconi 2000» di Varedo. In questo caso, l’imprenditore Gabriele Sabatini avrebbe seguito alla lettera le indicazioni ricevute da Boni e Ghezzi «al ristorante “A Riccione”», versando 800mila euro a seguito del via libera della licenza.

L’ultimo episodio risale al luglio 2009 ed è legato all’autorizzazione «integrata ambientale» per una discarica di amianto da realizzarsi a Lonate Pozzolo da parte della Krisalide Srl. Per questo «ok», l’imprenditrice Cinzia Cavenati avrebbe scucito altri 100mila euro. La metà poi girata all’allora assessore leghista da Ugliola, ovviamente brevi manu e in contanti.

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