lunedì 16 luglio 2012

Il giallo del referendum di mezza estate "Vogliamo abolire i privilegi della Casta"

Sito preso d'assalto, migliaia di adesioni in rete. L'iniziativa del movimento Unione Popolare per abolire la diaria dei parlamentari. Tra moduli che non si trovano e accuse di oscurantismo. E c'è chi ne mette in discussione la validità. Gli organizzatori: "Andiamo avanti" di CARMINE SAVIANO

E' il referendum che non c'è. O forse sì. Un noir istituzionale, un giallo burocratico. Attore protagonista: l'Unione Popolare 1, un movimento di cittadini che da alcuni mesi diffonde in rete quesiti per un referendum abrogativo di uno dei "privilegi della Casta": la diaria dei parlamentari. Ovvero: il rimborso spettante a ogni deputato o senatore della Repubblica per il suo soggiorno a Roma durante i giorni in cui sono previsti lavori in aula. Cinquemila euro, più o meno, al mese. Quasi un terzo dello stipendio complessivo. Grande successo in rete. La definiscono "rivoluzione gentile". Ma i moduli per la raccolta delle firme non ci sono. O meglio: chi si reca nella sede del proprio comune per firmarli, spesso e volentieri, trova, dall'altro lato, funzionari che cascano completamente dalle nuvole.

Una trama al limite del kafkiano. Che in genere parte da un cittadino qualsiasi intento a navigare in rete. E che s'imbatte nella proposta dell'Unione Popolare e in centinaia di commenti e post favorevoli all'iniziativa. Bene, lo stesso cittadino, Costituzione alla mano, si reca negli uffici del proprio Comune per sottoscrivere il modulo e per partecipare alla raccolta della 500mila necessarie alla presentazione del quesito alla Corte di Cassazione. E qui inizia la metamorfosi: da partecipante a respinto al mittente. "I moduli? Ma per quale referendum? Qui non c'è nulla" il commento di massima dei funzionari comunali.

Perché si tratta di un referendum più virtuale che reale. "I moduli sono stati spediti" assicura l'Unione Popolare. Ma, in centinaia di città italiane, risultano semplicemente non pervenuti. Eppure sul sito del movimento, tutto sembra funzionante ed efficiente. Si legge: la raccolta firme è iniziata il 12 maggio. Si legge: contattateci se volete predisporre banchetti nella vostra città. Ancora: questo è il nostro Iban per le eventuali donazioni. E non ci si ferma a informazioni tecniche. Anche la linea politica del movimento e l'idea guida del referendum sono nero su bianco: si parla di Nuova Politica, di Custodi dell'Agricoltura, di partiti tradizionali ormai al capolinea e di cacciare i politici dalla Rai.

E, ovviamente, c'è chi dietro l'impossibilità di trovare i moduli, vede agitarsi fantasmi dediti al complotto e alla manomissione di un'iniziativa che, secondo gli organizzatori, ha già messo in cantiere duecentomila sottoscrizioni. Le denunce continuano: in centinaia lamentano ancora l'assenza di moduli: "C'era un solo foglio per una città di oltre ventisettemila abitanti".  Problemi tecnici, che Unione Popolare sta cercando di risolvere. Per la coordinatrice del movimento, Maria Di Prato: "Abbiamo cominciato a raccogliere le firme a maggio e continueremo fino all'inizio di gennaio, per poi presentare i quesiti alla Corte di Cassazione". Poi la replica a chi mette in discussione la validità legale dell'iniziativa: "Prima di parlare dovrebbero leggere la normativa. E' tutto valido, andiamo avanti".

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