domenica 8 luglio 2012

Rai, scontro sui maxi poteri a Tarantola Pd: commissariare se il Pdl non la vota

Romani: stima per la presidente designata, ma il governo viola la legg. Tra i berlusconiani il dissenso di Lauro: "Siamo all'ultima spiaggia, stop agli orticelli dei partiti"

di ALBERTO CUSTODERO ROMA - "Dopo l'elezione del cda della Rai, ora è urgente la convocazione della commissione di Vigilanza per votare subito il presidente, in modo da affidare deleghe e poteri adeguati ad affrontare la gravità della situazione che sta attraversando la Rai". L'ultimatum del Pd, reso noto in un comunicato del partito, acuisce la tensione fra i maggiori partiti che sostengono il governo Monti sulla questione televisiva.

"Qualora ciò non accada - avvertono i democratici - e vi siano ulteriori resistenze a completare l'iter di nomina dei vertici aziendali, per il Pd sarebbe inevitabile chiedere il commissariamento della Rai, con la stessa determinazione e rapidità avuta in occasione di altri provvedimenti". Se per il partito di Bersani "la modifica della governance del servizio pubblico radio-televisivo è una priorità" da porre "come uno dei primi provvedimenti di cui si dovrà occupare il prossimo governo", per gli "alleati" del Pdl la questione Rai resta un tema di scontro. Nel mirino del partito di Berlusconi restano soprattutto le super-deleghe alla nuova presidente designata dell'azienda di viale Mazzini. Anna Maria Tarantola, secondo il progetto del governo, dovrebbe infatti assumere maggiori poteri rispetto a quelli del suo predecessore.

L'altro ieri Paolo Romani ha minacciato di non dare la fiducia a Tarantola martedì prossimo. Ieri, l'ex ministro dello Sviluppo - plenipotenziario del Pdl per le questioni tv - è tornato alla carica. E ha lanciato
al governo l'accusa di violare la legge. "Ho un grande rispetto e stima nei confronti di Tarantola e Gubitosi - dice Romani - ma resta il problema del rispetto delle procedure e della legge". La competenza sulla Rai, secondo Romani, spetta al Parlamento e non al governo, che, in questo caso, sarebbe intervenuto, appunto, "al di fuori della legge". L'ex ministro si "dispiace poi che una richiesta da parte nostra di rispettare la norma e le procedure conseguenti venga interpretata come un no alla nuova governance del servizio pubblico radiotelevisivo".

Rodolfo De Laurentiis, confermato in cda coi voti del Terzo polo, tenta una mediazione. "Non facciamo guerre - esorta - sono convinto che all'interno del cda si troveranno le formule migliori". Ma la tensione resta al calor bianco. Per il deputato pd Michele Meta, al Pdl "interessano più le nomine che il rilancio dell'azienda". Anche Giuseppe Giulietti, di Articolo 21, attacca. E riferendosi alla Mediaset di Berlusconi, respinge "le minacce del partito del conflitto di interessi".

Tra i berlusconiani, tuttavia, si registra un accenno di "fronda". "Tarantola - dice Raffaele Lauro, componente pdl in commissione Vigilanza - rappresenta l'ultima spiaggia per evitare il commissariamento". "La sosterrò - aggiunge - con convinzione e con determinazione nell'azione di risanamento finanziario, e per porre fine alla dissennata e suicida pratica degli appalti esterni e degli intoccabili orticelli di potere dei partiti".

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