lunedì 8 agosto 2011

Dalla P2 alla P4, il filo rosso delle trame oscure


P2, P3, P4, Gelli, l’ex enfant prodige delle trame segrete Bisignani e la ”associazione dei vecchietti” , ma quanto arzilli. L’intervista a Enrico Deaglio

"C'è un filo rosso che lega la cosiddetta P4 e la vecchia loggia segreta scoperta quasi per caso 30 anni fa dai magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, grazie a un biglietto del treno Palermo Arezzo a/r trovato in possesso di un medico palermitano affiliato alla mafia, Joseph Miceli Crimi. Un biglietto che portava dritto a Villa Wanda, la residenza di Licio Gelli e alla sua fabbrica di materassi, dove fu rinvenuta la lista degli affiliati alla P2."

Enrico Deaglio, contattato da GQ al telefono, non ha dubbi in proposito, anzi ricorda: "la lista includeva tra gli altri Silvio Berlusconi, Fabrizio Cicchito e Luigi Bisignani", iscritto dal 1° gennaio 1977, tessera n. 1.689. Quest'ultimo, quindi,  ancora poco più che ventenne un vero enfant prodige delle trame oscure, che insieme con un altro giovanissimo affiliato, Massimo Donelli, formava la 'primavera' della P2. Corrado Stajano sul Corriere nel 1994 descriveva così Bisignani imputato del processo Enimont, forse il più importante di Mani pulite: "Luigi Bisignani che ricorda invece un monsignore in incognito. […] Piccolino, anonimo, il secondo, coi pantaloni più lunghi delle gambe: unisce le mani come per pregare, si scusa di continuo, chiede scusa anche allo Ior, gli pesa come 'un macigno sulla coscienza', dice, aver coinvolto l'Istituto delle opere di religione. […] Bisignani, milanese anche lui, 40 anni, giornalista dell' Ansa, cresciuto in carriera come un personaggio stendhaliano, uno degli uomini del direttorio di Raul Gardini, è stato legato ad Andreotti, a Stammati, a Ortolani, a Gelli." Piccolino, ancor relativamente giovane, aveva allora 40 anni, ma l'enfant prodige era ormai cresciuto eccome, rispuntato a distanza di 13 anni, dopo la scoperta della P2, e ora di nuovo sulla ribalta delle cronache e delle trame nere, frequentatore assiduo delle stanze meno accessibili del potere, in particolare nell'ufficio del sottosegretario Gianni Letta.

"Persone, ambienti e metodi", sottolinea ancora Enrico Deaglio, "sono gli stessi di allora, tuttavia ci sono differenze non da poco. La P2 aveva due capi riconosciuti, Licio Gelli e Umberto Ortolani (deceduto nel gennaio del 2002), quest'altra associazione segreta, così come la conosciamo da un anno a questa parte, mi sembra meno organizzata e diffusa. E a occhio e croce mi sembra anche meno minacciosa, finalizzata se mai a fare affari, vedi gli appalti della Protezione civile, e a proteggersi dalle inchieste della magistratura. Mentre la P2, oltre ad avere mani in pasta dappertutto e a tutti i livelli, persino in Sudamerica aveva interessi, progettava un vero e proprio piano eversivo mirato a sovvertire lo stato democratico. Però da qui a chiamare la P3/P4 "un'associazione di vecchietti" come fece Berlusconi  ce ne passa. Anche perché della 'associazione di vecchietti' fa parte il suo sodale Marcello Dell'Utri."

Ma Berlusconi che ruolo ha in tutto questo? chiediamo a Deaglio. "La mia impressione in generale è che quel che stiamo scoprendo oggi sia un altro segno della sua debolezza e perché no n anche della debolezza degli uomini a lui più vicini come Gianni Letta. Come è possibile, infatti, che Letta debba venire a sapere da Bisignani e dalla sua cricca di essere indagato dalla magistratura? Se mai dovrebbe avvenire il contrario visto il ruolo di Letta, cioè dovrebbe essere lui a conoscere in anticipo certi fatti. Infine, lo scandalo sessuale, che ha coinvolto Berlusconi dimostra che il ricatto nei suoi riguardi sia continuo. Anche il Premier è un po' vittima di queste persone, non è solo strumentalizzato da loro perché possano svolgere comodamente i loro affari."

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