di Marco Travaglio
Il processo per peculato e il crollo degli ascolti
non sono il vero motivo. Che sta invece nella scientifica, incredibile
capacità del Tg1 di dare notizie vere. Insomma, di fare un prodotto
giornalistico decente
(09 dicembre 2011)Augusto Minzolini |
Il tg1 di Augusto MinzoliniMa i dirigenti della Rai l'hanno mai vista un'edizione del Tg1
tutta intera? Il dubbio sorge dal fatto che il direttore più
sputtanato dell'universo, al secolo Augusto Minzolini, continua a
restare al suo posto. E, se verrà rimosso, sarà solo per
l'eventuale rinvio a giudizio per i suoi tour intorno al mondo con
carta di credito aziendale, o per il crollo di ascolti a vantaggio
del Tg5 e financo del Tg3: due motivi che nulla hanno a che vedere
con la qualità del prodotto.
Intendiamoci, se il presidente Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei non vedono il Tg1 non si può certo biasimarli: quello che un tempo era un telegiornale, anzi "il" telegiornale, s'è ridotto a un vaudeville all'italiana, a una tragicomica farsetta da Strapaese, condotta da sedicenti giornalisti come Attilio Romita che alterna il "servizio pubblico" a servizietti privati, cioè a serate-marchetta per sponsorizzare pannoloni e fiere del gelato. Ma, se il Tg1 non lo vedono nemmeno i dirigenti Rai, perché mai dovrebbero vederlo gli italiani (che infatti se ne guardano bene)? Negli ultimi mesi le polemiche su Minzo hanno riguardato i suoi editoriali troppo "schierati". Come se si potesse impedire a un direttore di fare editoriali. Il contenuto, poi, è in linea col personaggio: se non si voleva un trombettiere di Berlusconi, bisognava pensarci prima, nell'estate del 2009, al momento di nominare Minzolini. Che la trombetta di Arcore la suonava già prima. Eppure Garimberti votò a favore e la Lei, all'epoca vicedirettore generale sotto Mauro Masi, nulla obiettò.
Dunque non sono le idee di Minzolini, ammesso che ne abbia, un motivo sufficiente per licenziarlo. E nemmeno il crollo di ascolti: altrimenti dovrebbero andare a casa tutti i direttori di rete e di tg, a parte quelli di RaiTre (l'unica che non perde ascolti, ma li aumenta). Il vero dramma è la qualità del prodotto che il "direttorissimo" manda in onda ogni giorno. Ma qualità e prodotto sono oggetti misteriosi, in casa Rai.
Un buon notiziario non si misura in share, ma in notizie. E il Tg1 non solo non fa uno scoop dalla notte dei tempi (gli ultimi risalgono alla breve direzione di Gad Lerner, nel lontano 2000). Ma riesce a bucare persino le notizie di dominio pubblico. Per non parlare di quelle che manipola. Leggendario il caso di David Mills, colpevole e prescritto in Cassazione, ma spacciato per assolto dai Minzoboys.
Strepitoso il sevizio che gabellava la condanna per mafia di Dell'Utri a 6 anni in appello per un trionfo dell'imputato e una débâcle della Procura. E poi gli auto-buchi sugli arresti di Cosentino (negato dalla Camera) e di Papa (autorizzato); sulle proteste dei terremotati dell'Aquila contro il governo che li aveva abbandonati. E il guasto tecnico a orologeria che spegneva l'audio proprio mentre Elio Germano, vincitore del festival di Cannes, accusava i politici italiani. Nei primi tre mesi del 2011 tutti i tg del mondo parlavano dell'Italia a proposito del "bunga bunga": parola proibita al Tg1, che nello stesso periodo aveva come termine più ricorrente "Sara Scazzi", vittima dell'ennesimo delitto trasformato in show.
Il blog www.minzoparade di Ernesto Salvi, ricercatore a Vancouver, colleziona i servizi-riempitivo con cui il Tg1 leva spazio alle notizie vere: "Avetrana, Michele Misseri ha potato l'albero nel giardino", "Inventate a Napoli le mutande antiscippo", "Arriva la tri-posata che taglia, infilza e raccoglie", "Mosca: corsi di camminata su tacco 15", "Washington: tartaruga paralitica torna a camminare grazie a una rotella inserita nel guscio", "Città del Capo: muore lo scimpanzè fumatore che non riusciva a smettere di fumare", "La sagra del maiale espone un cotechino da record", "Tutti i segreti del peperoncino". E poi i tipici consigli da servizio pubblico: "Come difendersi dal caldo" (fenomeno davvero inedito, d'estate), "dal freddo" (che di recente «ha colto di sorpresa gli italiani»), "dalle zanzare" e "dai topi di appartamento" (i quali - udite udite - «entrano in casa dalla porta»), "L'abbronzatura artificiale può dare dipendenza?", "Come viaggiare in Ferrari decappottabile senza rovinarsi la messa in piega" e soprattutto "Come evitare le puzzette dei bebè". Per evitare le puzzette di Minzo, invece, bisogna attendere che qualcuno, in viale Mazzini, accenda il televisore alle 20 su RaiUno.
Intendiamoci, se il presidente Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei non vedono il Tg1 non si può certo biasimarli: quello che un tempo era un telegiornale, anzi "il" telegiornale, s'è ridotto a un vaudeville all'italiana, a una tragicomica farsetta da Strapaese, condotta da sedicenti giornalisti come Attilio Romita che alterna il "servizio pubblico" a servizietti privati, cioè a serate-marchetta per sponsorizzare pannoloni e fiere del gelato. Ma, se il Tg1 non lo vedono nemmeno i dirigenti Rai, perché mai dovrebbero vederlo gli italiani (che infatti se ne guardano bene)? Negli ultimi mesi le polemiche su Minzo hanno riguardato i suoi editoriali troppo "schierati". Come se si potesse impedire a un direttore di fare editoriali. Il contenuto, poi, è in linea col personaggio: se non si voleva un trombettiere di Berlusconi, bisognava pensarci prima, nell'estate del 2009, al momento di nominare Minzolini. Che la trombetta di Arcore la suonava già prima. Eppure Garimberti votò a favore e la Lei, all'epoca vicedirettore generale sotto Mauro Masi, nulla obiettò.
Dunque non sono le idee di Minzolini, ammesso che ne abbia, un motivo sufficiente per licenziarlo. E nemmeno il crollo di ascolti: altrimenti dovrebbero andare a casa tutti i direttori di rete e di tg, a parte quelli di RaiTre (l'unica che non perde ascolti, ma li aumenta). Il vero dramma è la qualità del prodotto che il "direttorissimo" manda in onda ogni giorno. Ma qualità e prodotto sono oggetti misteriosi, in casa Rai.
Un buon notiziario non si misura in share, ma in notizie. E il Tg1 non solo non fa uno scoop dalla notte dei tempi (gli ultimi risalgono alla breve direzione di Gad Lerner, nel lontano 2000). Ma riesce a bucare persino le notizie di dominio pubblico. Per non parlare di quelle che manipola. Leggendario il caso di David Mills, colpevole e prescritto in Cassazione, ma spacciato per assolto dai Minzoboys.
Strepitoso il sevizio che gabellava la condanna per mafia di Dell'Utri a 6 anni in appello per un trionfo dell'imputato e una débâcle della Procura. E poi gli auto-buchi sugli arresti di Cosentino (negato dalla Camera) e di Papa (autorizzato); sulle proteste dei terremotati dell'Aquila contro il governo che li aveva abbandonati. E il guasto tecnico a orologeria che spegneva l'audio proprio mentre Elio Germano, vincitore del festival di Cannes, accusava i politici italiani. Nei primi tre mesi del 2011 tutti i tg del mondo parlavano dell'Italia a proposito del "bunga bunga": parola proibita al Tg1, che nello stesso periodo aveva come termine più ricorrente "Sara Scazzi", vittima dell'ennesimo delitto trasformato in show.
Il blog www.minzoparade di Ernesto Salvi, ricercatore a Vancouver, colleziona i servizi-riempitivo con cui il Tg1 leva spazio alle notizie vere: "Avetrana, Michele Misseri ha potato l'albero nel giardino", "Inventate a Napoli le mutande antiscippo", "Arriva la tri-posata che taglia, infilza e raccoglie", "Mosca: corsi di camminata su tacco 15", "Washington: tartaruga paralitica torna a camminare grazie a una rotella inserita nel guscio", "Città del Capo: muore lo scimpanzè fumatore che non riusciva a smettere di fumare", "La sagra del maiale espone un cotechino da record", "Tutti i segreti del peperoncino". E poi i tipici consigli da servizio pubblico: "Come difendersi dal caldo" (fenomeno davvero inedito, d'estate), "dal freddo" (che di recente «ha colto di sorpresa gli italiani»), "dalle zanzare" e "dai topi di appartamento" (i quali - udite udite - «entrano in casa dalla porta»), "L'abbronzatura artificiale può dare dipendenza?", "Come viaggiare in Ferrari decappottabile senza rovinarsi la messa in piega" e soprattutto "Come evitare le puzzette dei bebè". Per evitare le puzzette di Minzo, invece, bisogna attendere che qualcuno, in viale Mazzini, accenda il televisore alle 20 su RaiUno.
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