Senza la Patrimoniale il Paese, è chiamato a lacrime e sangue. Lacrime e sangue da far versare sempre agli stessi, lavoratori e pensionati, insomma sempre alla classe più povera che oggi rappresenta la maggior parte degli italiani. Una manovra che non tocca i capitali forti della Casta privilegiata che detiene la maggior parte della ricchezza italiana.
Il sorriso Monti interviene
e prosegue a spiegare:
«Correggimi, Elsa. Commuoviti pure ma se devi correggimi»
FLAVIA AMABILE
Roma
Sta per pronunciare la parola sacrifici ma tutte le
lettere dopo le prime due le muoiono in gola e Elsa Fornero scoppia in
lacrime. E’ un momento incredibile, un salto improvviso in un altro
mondo, quello delle emozioni e dei portafogli vuoti. Fino a quel momento
si stava parlando di pensioni, finestre, contributi. Per lei, Elsa
Fornero, ministro del Welfare - una delle più grandi esperte in materia
previdenziale sono le parole di una vita.
Quante volte le avrà pronunciate tra lezioni in aula, convegni e interviste? Stavolta è diverso, però, non è teoria ma la dura e fredda realtà delle vite di tanti italiani. Le è costato davvero imporre il congelamento delle pensioni più basse, chiedere a centinaia di migliaia di anziani di non aspettarsi che i loro assegni seguiranno l’aumento dei prezzi per i prossimi due anni. Tiene l’argomento da parte per la fine del suo intervento, come se sapesse che quello è lo scoglio più alto e di non essere sicura di essere in grado di tuffarsi.
Il suo tono cambia già quando inizia a parlare di questo prezzo da pagare chiesto agli italiani, il più alto. Non sembra il ministro che ha incontrato poche ore prima i rappresentanti dei giovani e li ha rimproverati per la delegazione composta da soli maschi. La sua abituale espressione capace di intimidire fior di docenti ed esperti di mezzo mondo, sta lentamente lasciando il posto ad altro. Aumentano le pause tra una parola e l’altra, il sorriso si fa tirato. «...E allora abbiamo dovuto - spiega il ministro Fornero - e questo sì che ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr...». Sembra una battuta di un film scritta un po’ male, un’esagerazione, e invece è tutto vero. La sala si gela nel seguire il tentativo del ministro Fornero di recuperare la forza di parlare. Sono due secondi ma sembrano eterni. Monti aspetta, poi interviene: «Credo stesse per dire sacrificio, come avete capito». Il ministro tenta di sorridere ma le lacrime le scendono lungo le guance, fuori da ogni controllo. E poi si lascia sfuggire una frase, un bisbiglio rivolto a qualcuno in sala. Non è chiaro se sia riferito a questa misura che colpisce i più deboli ma la sua esclamazione di stizza suona come: «Non mi va bene». E anche il gesto della mano lascia intuire una lotta interna tra qualcosa che ha dovuto fare senza essere del tutto d’accordo. Monti accanto a lei, sorride, e poi chiede: «Posso?» Il ministro Fornero risponde subito un «sì» che sembra una liberazione. Monti procede: «...interpretare il sacrificio così efficacemente trasmesso dal ministro Fornero riguarda la deindicizzazione delle pensioni». E prosegue nell’illustrazione delle misure. Lo fa con grande disinvoltura finché con la sua ironia molto britannica si rivolge al ministro chiedendole: «Correggimi, però. Commuoviti ma correggimi». Lei sorride, dopo un po’ riprenderà la parola per andare avanti nel racconto della manovra.
Quante volte le avrà pronunciate tra lezioni in aula, convegni e interviste? Stavolta è diverso, però, non è teoria ma la dura e fredda realtà delle vite di tanti italiani. Le è costato davvero imporre il congelamento delle pensioni più basse, chiedere a centinaia di migliaia di anziani di non aspettarsi che i loro assegni seguiranno l’aumento dei prezzi per i prossimi due anni. Tiene l’argomento da parte per la fine del suo intervento, come se sapesse che quello è lo scoglio più alto e di non essere sicura di essere in grado di tuffarsi.
Il suo tono cambia già quando inizia a parlare di questo prezzo da pagare chiesto agli italiani, il più alto. Non sembra il ministro che ha incontrato poche ore prima i rappresentanti dei giovani e li ha rimproverati per la delegazione composta da soli maschi. La sua abituale espressione capace di intimidire fior di docenti ed esperti di mezzo mondo, sta lentamente lasciando il posto ad altro. Aumentano le pause tra una parola e l’altra, il sorriso si fa tirato. «...E allora abbiamo dovuto - spiega il ministro Fornero - e questo sì che ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr...». Sembra una battuta di un film scritta un po’ male, un’esagerazione, e invece è tutto vero. La sala si gela nel seguire il tentativo del ministro Fornero di recuperare la forza di parlare. Sono due secondi ma sembrano eterni. Monti aspetta, poi interviene: «Credo stesse per dire sacrificio, come avete capito». Il ministro tenta di sorridere ma le lacrime le scendono lungo le guance, fuori da ogni controllo. E poi si lascia sfuggire una frase, un bisbiglio rivolto a qualcuno in sala. Non è chiaro se sia riferito a questa misura che colpisce i più deboli ma la sua esclamazione di stizza suona come: «Non mi va bene». E anche il gesto della mano lascia intuire una lotta interna tra qualcosa che ha dovuto fare senza essere del tutto d’accordo. Monti accanto a lei, sorride, e poi chiede: «Posso?» Il ministro Fornero risponde subito un «sì» che sembra una liberazione. Monti procede: «...interpretare il sacrificio così efficacemente trasmesso dal ministro Fornero riguarda la deindicizzazione delle pensioni». E prosegue nell’illustrazione delle misure. Lo fa con grande disinvoltura finché con la sua ironia molto britannica si rivolge al ministro chiedendole: «Correggimi, però. Commuoviti ma correggimi». Lei sorride, dopo un po’ riprenderà la parola per andare avanti nel racconto della manovra.
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