martedì 17 aprile 2012

Lavitola, nuove rivelazioni "Aveva una talpa in Tribunale"

I verbali dell'inchiesta sul faccendiere arrestato e sul senatore del Pdl De Gregorio

di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO

Società usate come "schermo giuridico" per far sparire i fondi pubblici dell'editoria. Oltre 23 milioni di euro che, in dodici anni, in gran parte sono finiti sui conti esteri di Valter Lavitola e Sergio De Gregorio. Eccola, la potente coppia napoletana al centro dell'ennesima inchiesta su affari sporchi e corruzione. Da ieri, Lavitola è a Poggioreale, dopo un volo di tredici ore con cui si è lasciato alle spalle la latitanza in Argentina. Per De Gregorio, senatore Pdl, la richiesta di arresti domiciliari è già a Palazzo Madama.

I due filoni del blitz.
A Napoli i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock contestano a Lavitola due filoni: l'associazione per delinquere e truffa con De Gregorio riferita ai contributi per l'editoria erogati alla società International press editrice dell'Avanti!; e la corruzione internazionale riguardante tangenti per ottenere dal governo di Panama la commessa, dell'ammontare complessivo di 176 milioni di dollari, di 4 carceri modulari nello stato centroamericano dove Lavitola aveva strettissimi rapporti con il presidente Ricardo Martinelli.

I 12 indagati e i provvedimenti.
Il gip Dario Gallo ha disposto la custodia in carcere per Lavitola, Vincenzo Ghionni, Angelo Capriotti, Paolo Passalacqua, Claudio Fagiano e Enzo Valori. Arresti domiciliari, oltre che per De Gregorio, per la sua segretaria particolare Patrizia Gazzulli, Roberto Cristiano e Santo Antonio Bifano. Nei confronti di due indagati, Giovanni Filippo Marzocco e Antonio Lauro, il giudice ha applicato la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia. Ghionni, Gazzulli, Cristiano e Bifano sono coinvolti, con De Gregorio e Lavitola, nel filone sui contributi all'Avanti e così anche Marzocco e Lino, le cui posizioni sono più defilate. Capriotti, Passalacqua, Fagiano e Valori entrano nel versante della corruzione internazionale. Lavitola sarà interrogato domani alla presenza dell'avvocato Gaetano Balice.

I giornalisti.
Cinque indagati iscritti all'Ordine dei giornalisti: oltre a Lavitola, sospeso in Lazio, l'Ordine di Napoli ha sospeso Ghionni (pubblicista), Gazzulli e Cristiano (professionisti). Per De Gregorio, è stato avviato il procedimento disciplinare.

I soldi all'estero.
Secondo l'accusa, Lavitola "quale dominus e coamministratore di fatto della International Press", Sergio De Gregorio "quale socio effettivo dal 1997 e coamministratore occulto" della stessa società ed altri dieci indagati hanno fatto risultare che la International Press, editrice dell'Avanti!, possedesse i requisiti di legge per ottenere i contributi: in tutto 23 milioni e 200mila euro ricevuti dal 1997 al 2009. Il "sodalizio" tra i due si chiude nel 2007. "La frode  -  per il gip  -  è consistita nel far figurare attraverso vendite in blocco o strillonaggi nella realtà mai effettuati una diffusione della testata che consentiva l'accesso al contributo pubblico". Per il gip è "evidente come tutte le società del sodalizio Lavitola-De Gregorio fossero meri schermi giuridici attraverso cui far scomparire il denaro".

"Mio fratello Valter e le talpe negli uffici di Napoli".
Due lunghi racconti, prima il 14, poi il 17 febbraio scorso. Maria Lavitola, sorella di Valter, è una donna scossa, che non c'entra coi traffici del fratello. Dice ai pm: "Prima, ero nervosa e preoccupata e non ho ricordato alcuni fatti relativi a mio fratello. Io ne ho paura. Mio fratello è manesco, alcune volte mi ha anche picchiato". Inoltre  -  aggiunge Maria  -  "mio fratello mi ha detto che in Tribunale (non so se intendesse Procura o Tribunale, ma lui dice Tribunale) ha qualcuno che lo aiuta e lo informa. Ad esempio lui stesso, giorni prima che io subissi la perquisizione, mi disse per telefono che sarebbero venuti a prendermi e che se mi arrestavano buttavano le chiavi. Ricordo poi che quando il pm Piscitelli dispose l'apertura di alcune sue cassette di sicurezza in una banca a Roma, lui lo seppe in anticipo, così avvisò la moglie e la stessa le svuotò prima che fossero aperte". Maria Lavitola dice di avere appreso questa circostanza dalla cognata.

Il commercialista-testimone.
Andrea Vetromile, commercialista  -  come rivelato da "Repubblica" lo scorso febbraio, quando l'uomo finì al centro di una misteriosa aggressione, con furto di documenti  -  è la gola profonda, un teste chiave. Vetromile racconta, ad esempio, che il senatore De Gregorio "è stato lautamente remunerato per il suo passaggio al centrodestra": un verbale zeppo di omissis, su cui evidentemente sono in corso ulteriori approfondimenti. Vetromile, infatti, per 16 anni è stato depositario delle scritture contabili delle società del gruppo del senatore De Gregorio, ha collaborato con lui anche nell'attività politica, prima come consulente della commissione parlamentare Difesa e poi della commissione bilaterale Nato. Vetromile parla di "fatture pezzotto", di società "imputtanate" a causa di prestazioni inesistenti. "Ho capito che i movimenti intercorsi tra le società di De Gregorio e le sue società-associazioni (Italiani nel mondo channel, Italiani nel mondo, Italiani nel mondo reti televisive, Italiani nel mondo radio tv, Associazione internazionale Italiani nel mondo, Movimento politico Italiani nel mondo e altre) sono tutti rapporti non effettivi posti in essere al solo scopo di giustificare i movimenti finanziari di De Gregorio".

"Le estorsioni agli imprenditori campani".
Vetromile rivela l'esistenza di "fatture gonfiate o false", e aggiunge che questo si realizzava "come già ho detto, tramite bonifico o assegni, per la costituzione di fondi neri, che servivano a Lavitola per trasferire capitali in Brasile, Uruguay, Panama ed al De Gregorio che invece, attraverso i suoi contatti con il mondo arabo, trasferiva i capitali in Kurdistan, Karzakistan, Panama, ed Emirati Arabi Uniti. Utilizzando i suoi privilegi di parlamentare ha trasferito all'estero ingenti capitali provenienti da fondi neri la cui provvista era costituita sia dal contribuito statale per l'Editoria, che da quei soggetti che avevano acquistato quote delle società del gruppo De Gregorio". Agli imprenditori cui veniva chiesto di aderire a "Italiani nel mondo", secondo Vetromile, "venivano estorte, con la promessa di un ritorno in termini di immagine commerciale, somme da un minimo di 50mila euro che aumentavano in base alle potenzialità economiche del soggetto".
(17 aprile 2012)

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