giovedì 12 gennaio 2012

Emergenza suicidi in Veneto dove il lavoro è "il" valore




Cgia: 50 imprenditori morti. La crisi flagella il Nordest. Ichino: il mercato del lavoro è opaco e arretrato

Padova, 12 gen. (TMNews) - Morire di lavoro o morire per assenza di lavoro. Questo è il dilemma che affligge il Nordest, il Veneto, quello della "locomotiva d'Italia" che sul lavoro ha costruito una "weltanschaung", una filosofia di vita da esportare nel resto d'Italia e, per un certo periodo, anche nel mondo. Nel momento in cui la crisi mondiale ha aggredito anche la regione con il più basso tasso di disoccupazione su scala nazionale, il castello di carte è crollato e la depressione ha preso il posto della tanto celebrata "laboriosità" del territorio. Due suicidi a distanza di un giorno: quello del 47enne benzinaio di Montebelluna nel Trevigiano, che si è impiccato nel deposito della sua pompa di benzina tra le taniche d'olio e il liquido antigelo. E quello di oggi, dell'operaio metalmeccanico 45enne di Zané, in provincia diVicenzache si è sparato un colpo alla testa. Disoccupato da settembre per una ristrutturazione aziendale, il lavoratore non ha retto all'angoscia di un futuro che ormai era diventato un lungo e buio tunnel senza via d'uscita. Prima delle festività natalizie c'era stato il suicidio dell'imprenditore edile diVigonzaimpiccatosi nella sua azienda perché non voleva licenziare altro personale, soffocato non dai debiti ma dai crediti non riscossi. Il 28 dicembre un imprenditore artigiano di 54 anni si è impiccato nella sua abitazione. L'uomo viveva e lavorava a Campodarsego a Padova, dove era titolare di una ditta individuale di pitture edili. I motivi sono sempre gli stessi: le difficoltà economiche e la depressione. Ma se si andasse indietro di settimane e non di mesi, ci si imbatterebbe ancora nella "contabilità drammatica dei suicidi" tra imprenditori e lavoratori, quella che il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha denunciato al ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, in visita aVeneziaQuella contabilità che sta diventando il macabro ritornello di "cronache di morti annunciate". A squarciare il velo di un bilancio che, per tendenza emulativa, potrebbe andare avanti ancora, è stato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Secondo le stime del Centro studi degli artigiani, gli imprenditori suicidi nel Nordest a causa della mancata riscossione dei crediti congelati dal patto di stabilità, sono stati finora una cinquantina. Bortolussi invoca la necessità di far ripartire il credito, "i piccoli imprenditori sono stati lasciati soli, sono i più precari tra i precari". Cgil e Cisl del Veneto si interrogano sul loro ruolo sulle iniziative da mettere in campo," serve un sostegno esistenziale a queste persone", commenta Emilio Viafora, segretario veneto della Cgil, "i lavoratori devono poter condividere un progetto di ricostruzione dell'economia dove ci siano posti di lavoro accessibili a tutti", fa eco Franca Porto segretario veneto della Cisl. Per tutti servono misure "urgenti" per arginare una deriva pericolosa anche per la coesione sociale. La sintesi è quella del giuslavorista e senatore del Pd, Pietro Ichino, autore della proposta di riforma nota come Flexsecurity ispirata al modello danese: "Il problema è che il mercato del lavoro è opaco, il lavoro si trova soltanto sulla base di relazioni amicali o parentali. E' urgente uscire da questa situazione di gravissima arretratezza. Occorre poi anche aprire il nostro sistema agli investimenti stranieri - conclude - che sono la risorsa principale a cui possiamo attingere per aumentare sensibilmente la domanda di lavoro nel breve o medio termine". Int6

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