Ma dubbi su acquisti titoli Stato: basta solo su bond bancari
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Roma, 21 dic. (TMNews) - Quasi mezzo
trilione di euro: oltre 489 miliardi, per la precisione, è stato
l'ammontare di liquidità supplementari con cui la Banca centrale europea
ha innondato le banche commerciali dell'area euro, con la sua prima
attesissima operazione di rifinanziamenti di durata super prolungata: 3
anni pari a ben 1.134 giorni. E sulle prime questa montagna di danari a
bassissimo costo - vengono concessi al tasso fisso prestabilito dell'1
per cento, posto che le banche abbiamo dei titoli finanziari di una
gamma ormai molto ampia da dare a garanzia - sembrava aver impressionato
positivamente i mercati, innescato nette accelerazioni al rialzo delle
Borse e una impennata dell'euro. Ma è stato un fuoco di paglia, mentre
una analisi più fredda dei dati potrebbe ridimensionare le ricadute
dell'operazione, o almeno parte delle attese che l'avevano preceduta.
Soprattutto sembrano essersi raffreddate le aspettative che si erano
create su un ipotetico rafforzamento degli acquisti di titoli di Stato
dell'area euro sotto stress da parte degli istituti di credito. Nei
giorni scorsi era stato infatti pronosticato che, magari a seguito di
'incoraggiamenti' dei rispettivi paesi, le banche avrebbero potuto usare
i fondi 'easy' della Bce per comprate bond e lucrare sull'ampia
differenza di rendimenti (tra quanto devono pagare per prendere a
prestito e quanto ottengono sui titoli di Stato). Non è escluso che
possa avvenire, ma non sembra deporre bene la stima sull'ammontare netto
di liquidità che secondo alcuni osservatori è stato effettivamente
iniettato nel sistema bancario: 200 miliardi di euro o poco più se si
considerano i rifinanziamenti sempre agevolati a una settimana, tre mesi
e un anno che le banche hanno mancato di rinnovare nei giorni scorsi
proprio in vista di questa mega asta superfavorevole. E dato che solo
nel primo trimestre dell'anno le banche di Eurolandia hanno in scadenza
obbligazioni per circa 230 miliardi di euro, le liquidità ottenute oggi
basterebbero a malapena a assicurare il riscatto dei loro debiti senza
dover cercare rifinanziamenti sui mercati, le cui condizioni appaiono
proibitive. Se così fosse per acquisti di titoli di Stato non resterebbe
molto, evidentemente. E così sui bond dei paesi ritenuti più a rischio
si sono rapidamente ricreate tensioni, che hanno coinvolto anche i Btp
dell'Italia: sulla scadenza decennale i rendimenti sono risaliti fino al
6,90 per cento, da un minimo di seduta al 6,45 per cento. All'opposto i
rendimenti dei Bund della Germania, ritenuti più solidi, sono tornati a
calare come avviene nelle fasi di tensione, e in questo modo il
differenziale tra Btp e Bund, il famigerato "spread" è risalito fino a
sfiorare la soglia psicologica dei 500 punti base. Del resto secondo
Martin van Vlie, analista di Ing, sebbene l'iniezione di liquidità di
oggi "equivalga a una volta e mezzo le emissioni di titoli di Stato di
Italia e Spagna previste sul 2012, dubitiamo che questi fondi vengano
utilizzati prevalentemente per acquistare debito pubblico dei paesi
periferici". Ma non tutti la pensano come lui, raramente come in questo
caso una manovra della Bce ha avuto una tale varietà di interpretazioni
tra gli analisti. E il verdetto dei mercati in questo caso potrebbe
richiedere diverso tempo per appalesarsi. (segue) Voz
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