giovedì 14 giugno 2012

Falliti i Ligresti: crac di Imco e Sinergia Le banche mollano la famiglia siciliana

Il tribunale non ha concesso altre due settimane di tempo per presentare il piano di ristrutturazione dei debiti, nell'ambito dell'articolo 182 bis della legge fallimentare. Le banche non concedono le garanzie ai Ligresti di WALTER GALBIATI MILANO  - Avevano già concesso 41 giorni. Questa volta hanno detto no. Ed è arrivato il fallimento. I giudici hanno negato un rinvio di 15 giorni chiesto per mettere a punto il piano di salvataggio di Imco e Sinergia, le due holding del gruppo Ligresti, cui fa capo il gruppo Fonsai. I debiti delle due società ammontano a oltre 400 milioni di euro. La Procura di Milano si era opposta al salvataggio, spiegando in sostanza che c'era incertezza riguardo agli investitori che avrebbero dovuto, secondo la bozza del piano di salvataggio, portare nuove risorse finanziarie. Nel tempo concesso sono stati raccolti solo 20 milioni. Le banche non hanno dato il loro appoggio.

I giudici Filippo Lamanna, Roberto Fontana e Filippo D'Aquino del Tribunale Fallimentare di Milano hanno accolto la richiesta di fallimento per le due holding dei Ligresti avanzata dal pm milanese Luigi Orsi, titolare anche di un'inchiesta penale sul gruppo Ligresti che vede indagato il fondatore Salvatore Ligresti per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza. "Le società non dispongono della liquidità per far fronte ai propri impegni, stimandosi, tenuto conto anche dei rischi fiscali, un deficit di cassa per la prima tra 29,8 e 32,1 milioni e per la seconda tra 52,2 e 72,6 milioni di euro", scrivono i giudici nella sentenza.

I documenti: Imco 1 - Sinergia 2

Le
banche di fatto hanno voltato le spalle ai Ligresti, nessuna ha firmato l'appoggio al gruppo se non la Cassa di Parma e Piacenza. "All'udienza del 13 giugno - scrivono i giudici - è stata depositata la dichiarazione di una sola banca, la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza che non rientra tra le otto banche che avevano sottoscritto la lettera in data 30 aprile prodotta in atti e vanta un credito minore in entità". E ancora. "Non solo l'accordo delle banche creditrici, che rappresenterebbero oltre il 90% dell'indebitamento bancario non è stato per nulla raggiunto, ma è ancora sottoposto a una serie di condizioni future e incerte". Le banche che hanno voltato le spalle alla famiglia sono Unicredit esposta per 183,3 milioni, Banco popolare (42,9 mln), Popolare di Milano (35,5 mln), General Electric (30,8 mln), Banca Sai (21 mln), Popolare di Sondrio (6,7 mln) Monte dei Paschi (6,2 mln), Cassa Lombarda (3,9 mln) Hypo (2,5 mln) e altri istituti per 1,2 milioni. Nessun istituto era disposto a un perstito ponte.

Inoltre gli investitori istituzionali che hanno mostrato interesse a partecipare al salvataggio di Imco e Sinergia attraverso il fondo Hines "hannno rappresentato la necessità di disporre di maggior tempo per proseguire le proprie analisi". Anche lo Ieo, l'istituto europeo di oncologia che dovrebbe prendere in gestione parte degli immobili delle due società e garantire quindi dei flussi di cassa non ha dato un parere sulla volontà di prendere le costruzioni in affitto. L'operazione di salvataggio appare quindi "ipotetica", scrivono i giudici. A oggi sono stati raccolti solo 20 milioni, dei 50 richiesti per avviare il piano e dei 100 del buco patrimoniale.

SINERGIA.  "Questi rilievi inducono a formulare un giudizio nettamente negativo riguardo alla richiesta di un ulteriore rinvio, potendosi osservare che se fossero esistite delle condizioni minime di ragionevole certezza la resistente (Sinergia) avrebbe avuto a disposizione, posto che la bozza dell'accordo è stata redatta, lo strumento del ricorso ex art.182 bis comma 6 L.F. con un'assunzione di previsa responsabilità". Per i giudici inoltre la sede del fallimento è Milano, perché qui operano le due società e non a Roma. il patrimonio netto è negativo per 59,7 milioni. Il giudice delegato è Roberto Fontana, mentre i curatori sono Ignazio Arcuri, Silvano Cremonesi e Cesare Franzi.

IMCO. Per i giudici, la richiesta di rinvio "non è supportata da sufficienti elementi di serietà". La richiesta di altre due settimane presentata dai legali, "non spiega come mai gli esperti sinora siano rimasti del tutto inerti, pur dopo un rinvio di sei settimane". Per di più lo stato di insolvenza è ampiamente comprovato da "una situazione di gravissimo squilibrio finanziario, dalla consumazione di atti potenzialmente revocabili, dall'emersione di sempre maggiori oneri finanziari, dal rischio di consolidamento di garanzie ipotecarie e da altri rischi". Nell'ultimo esercizio la perdita di Imco è stata di 227,4 milioni di euro. Il giudice delegato è Filippo D'Aquino, i curatori sono Carlo Bianco, Piero Canevelli e Marco Moro Visconti.

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