Dareste la vostra fiducia ad una faccia così ambigua e corretta?
La Procura formalizza l'atto di accusa contro l'ex assessore leghista della giunta Formigoni
I pm chiedono l'incidente probatorio: un faccia a faccia con gli accusatori Ugliola e Leuci
di EMILIO RANDACIO
Sono stati proprio questi ultimi due a svelare, dall’estate dello scorso anno, il sistema orchestrato da Boni e dal suo staff quando nella precedente giunta era responsabile del Territorio, per concedere autorizzazioni edilizie (le pratiche per ottenere la Valutazione di impatto ambientale). I magistrati vogliono ora che le accuse svelate durante le indagini preliminari da Ugliola e Leuci (difesi dagli avvocati Salvatore Stivala e Gianluca Maris), vengano cristallizzate in quello che si chiama un «incidente probatorio». Boni, che ha sempre respinto ogni addebito, avrà la possibilità di trovarsi davanti a un giudice per cercare di smontare le parole, molto circostanziate, dei suoi accusatori. Al termine dell’incidente probatorio, l’inchiesta sarebbe praticamente chiusa.
Sono sei, in tutto, gli episodi contestati a Boni. Il primo risale al settembre di quattro anni fa e si riferisce alla «realizzazione di
Lo stesso schema, per i magistrati, si sarebbe ripetuto in fotocopia per altre pratiche. Come per le tre aree di proprietà dell’immobiliarista Luigi Zunino (indagato): per la Falck di Sesto San Giovanni, l’ex Sisas di Pioltello e Santa Giulia di Rogoredo. Zunino avrebbe promesso al politico un compenso globale di un milione e 800 mila euro. Nelle mani di Boni, in realtà, secondo i racconti di Ugliola e Leuci sarebbero arrivati 100mila euro in tutto.
Ben più sostanziosa, invece, la mazzetta che sarebbe stata incassata per sbloccare la pratica dell’area «Marconi 2000» di Varedo. In questo caso, l’imprenditore Gabriele Sabatini avrebbe seguito alla lettera le indicazioni ricevute da Boni e Ghezzi «al ristorante “A Riccione”», versando 800mila euro a seguito del via libera della licenza.
L’ultimo episodio risale al luglio 2009 ed è legato all’autorizzazione «integrata ambientale» per una discarica di amianto da realizzarsi a Lonate Pozzolo da parte della Krisalide Srl. Per questo «ok», l’imprenditrice Cinzia Cavenati avrebbe scucito altri 100mila euro. La metà poi girata all’allora assessore leghista da Ugliola, ovviamente brevi manu e in contanti.
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