Quagliarello e Gasparri sono i due alfieri del Cavaliere che garantiscono il controllo delle televisioni, pena la fine di un partito che come nato morirà.
Sul voto della Commissione di vigilanza per il Cda Rai è terremoto istituzionale. Il senatore Pdl Paolo Amato annuncia il suo voto per Flavia Nardelli. Quagliariello e Gasparri: "Fuori dal partito e dalla Commissione di vigilanza". Il presidente del Senato sostituisce Amato con Viespoli. Fini: "Inaudita gravità politica". Alfano: "Da lui non accettiamo critiche". Intanto i commissari Pdl fanno mancare il numero legale, voto rimandato a domani. Casini con Bersani: "Rai da commissariare"
ROMA - La vicenda del senatore Pdl Paolo Amato, allontanato dal partito e sostituito in Commissione di vigilanza Rai per aver reso nota la sua intenzione di voto per il Cda Rai, sta innescando un autentico terremoto istituzionale. Su richiesta di Gasparri e Quagliariello, il presidente del Senato Renato Schifani ha sostituito Amato con Viespoli in Commissione, motivandolo con un "ricalcolo" sollecitato tempo fa dallo stesso senatore di Coesione nazionale.Ma la coincidenza tra il "ricalcolo" e la vicenda del Cda Rai induce il presidente della Camera Gianfranco Fini a chiedere chiarimenti al suo omologo al Senato. "Schifani ha ravvisato l'urgenza di intervenire solo oggi perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl? Se così fosse, saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica": così Gianfranco Fini in una nota: ora Schifani "chiarisca". Il presidente del Senato: "Sono sereno e tranquillo, ho solo fatto rispettare le regole, impedendo che la Commissione di vigilanza compisse atti viziati da illegittimità".
"E' vero - premette Fini - che la questione dell'assenza dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai del Gruppo 'Coesione Nazionale' è stata posta ai presidenti delle Camere dal senatore Viespoli il 12 giugno scorso. Il 18 giugno ho risposto al senatore Viespoli e al presidente Schifani che la questione
"Mi auguro - prosegue il presidente della Camera - che Egli sentirà il dovere di chiarire perché essa sia improvvisamente maturata solo oggi, con la commissione di Vigilanza già costituitasi in seggio elettorale per eleggere i membri del Cda Rai, e dopo che, andate a vuoto le precedenti votazioni, il senatore Amato aveva pubblicamente annunciato di votare liberamente e secondo coscienza, disattendendo le indicazioni del suo Gruppo di appartenenza".
Il primo a replicare a Fini è il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "Di fronte a questa sua discesa in campo contro il presidente Schifani, non posso fare a meno di rilevare, che dal suo pulpito non possono venire lezioni di imparzialità, visto che mai come in questa legislatura la presidenza della Camera è stata in prima fila in ogni scontro politico innovando profondamente rispetto alla tradizione". A seguire, il vicecapogruppo, Gaetano Quagliariello, dopo aver difeso la correttezza del comportamento di Schifani, rileva che "il presidente Fini l'aveva annunciato e ha tenuto fede alle sue parole: è iniziata la campagna elettorale". Ed ecco il segretario del Pdl, Angelino Alfano, secondo cui Schifani ha evitato "uno squilibrio tra le forze politiche in Commissione, denunciato più volte in Aula". "Il presidente Schifani - aggiunge Alfano - dovrebbe essere preso da esempio proprio dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi lo critica" e da cui "non accettiamo alcuna critica".
I toni con cui Alfano e i suoi difendono Schifani inducono fonti vicine alla Presidenza della Camera a far notare come "le isteriche reazioni del Pdl" alle parole di Fini su quanto accaduto nella vicenda Rai, "non fanno altro che confermare come i sospetti siano fondati".
E' solo l'ultimo passaggio di una escalation iniziata in mattinata e decollata quando anche la terza votazione per eleggere i sette membri del Cda Rai di competenza della Commissione di vigilanza Rai salta per mancanza del numero legale. Si voterà domani, se necessario a oltranza perché, dichiara il presidente della Commissione, Sergio Zavoli, "la situazione è sul punto di diventare gravemente pregiudizievole per la difesa dei compiti e dei valori del Servizio pubblico, cui il Parlamento assegna un compito cruciale per la Nazione". Rinviata anche l'assemblea degli azionisti Rai, che all'ordine del giorno ha, appunto, la ratifica delle nomine.
E' stato il Pdl a far mancare il numero legale. Tutto nasce dalla presa di posizione del senatore Pdl Paolo Amato, che a poche ore dalla seduta dichiara all'Ansa: "Di fronte alla situazione di stallo creatasi ieri in commissione di Vigilanza Rai e alle giuste rimostranze della pubblica opinione, ho deciso, oggi, di dare il mio voto alla candidata Flavia Nardelli".
Parole che spiazzano i vertici del Pdl, finché Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del partito al Senato, diramano una nota congiunta per annunciare che Amato "ci ha comunicato la sua volontà di dimettersi dal gruppo del Pdl", dopo la sua "sorprendente dichiarazione a un'agenzia". "La sua sostituzione negli organismi nei quali rappresenta il Popolo della libertà, ivi compresa la Commissione vigilanza Rai, comporta dei tempi tecnici ai quali per quel che è di nostra competenza adempiremo il più rapidamente possibile, ma che ci impediscono oggi di garantire lo svolgimento della votazione per il rinnovo del Cda" conclude la nota.
Quagliariello e Gasparri chiedono la sostituzione di Amato in Commissione di vigilanza Rai, la richiesta viene inoltrata al presidente dell'organismo, Sergio Zavoli. Alle 13,30, come programmato, la seduta della Commissione viene formalmente aperta, ma si tiene in parallelo una riunione dei commissari del Pdl, che devono decidere cosa fare dopo l'uscita a sorpresa di Amato. Due le opzioni: far mancare il numero legale, facendo slittare il voto, oppure chiedere un rinvio. Prevale la prima linea, assieme ai commissari Pdl, assenti anche quelli della Lega. Per il numero legale è necessaria la presenza della metà più uno dei 40 membri della commissione. Chi ha sentito Zavoli, a margine della riunione di oggi, lo ha visto molto infastidito e amareggiato. "E' una situazione intollerabile", avrebbe detto.
Contemporaneamente, si profila un 'caso Villari' anche nel Pdl. Amato annuncia di non volersi dimettere dalla Commissione di vigilanza e di non aver mai dato le dimissioni nemmeno dal gruppo Pdl al Senato, come invece riportato in una nota di Gasparri e Quagliariello. "Quanto alla Vigilanza - afferma Amato -, non mi dimetto e continuerò ad andarci fino a quando si riunirà".
Replicano ancora Gasparri e Quagliariello, parlando di "complotto": "Il senatore Amato ci aveva annunciato le sue dimissioni dal gruppo del Pdl davanti a testimoni. Prendiamo atto che ha cambiato idea. E' un peccato che una storia di leale dissenso, ancorché manifestatasi su una vicenda di potere e non certo di principio, si sia trasformata nella partecipazione a un complotto del quale si potrebbero precisare protagonisti e circostanze, ma che un po' il caso e un po' l'imperizia degli uomini stanno provvedendo a smontare".
A questo punto irrompe sulla scena il presidente del Senato Schifani, che in Commissione sostituisce Amato con il senatore Viespoli di Coesione Nazionale, dandone comunicazione scritta a Fini e a Zavoli. Schifani agisce in base a un ricalcolo proporzionale dei 20 seggi in Commissione di vigilanza Rai spettanti ai Gruppi di Palazzo Madama, da cui risulta che il Gruppo del Pdl deve rinunciare a un componente. Così, tocca ad Amato farsi da parte, ma il senatore non contesta la procedura. "Ma tengo a precisare - dichiara più tardi - che ho semplicemente voluto esprimere il mio rispetto per la formale correttezza della decisione del Presidente del Senato. Invece non condivido nulla delle decisioni e dei comportamenti politici di cui sono stato vittima tra ieri e oggi".
Pier Luigi Bersani è durissimo. "Quel che sta accadendo attorno al rinnovo del Consiglio di amministrazione della Rai ha dell'incredibile - afferma in una nota il segretario del Pd -. Credo che a questo punto sia indispensabile e urgente che il presidente del Senato riferisca in Aula". Quanto alla Rai, "questa invereconda commedia imbastita dal Pdl sulle sorti di una delle più importanti aziende pubbliche italiane deve finire - scrive Bersani -: o domani si chiude in modo positivo questa vicenda o il governo deve finalmente prendere in mano la situazione e garantire una gestione straordinaria della Rai".
In mattinata, prima che il caso Amato esplodesse e ripensando alla fumata nera di ieri nella seconda votazione 1, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani era già stato chiaro: "Si proceda alle nomine, se c'è un impasse o la destra fa trucchi si commissaria". Quando salta la terza votazione, l'ipotesi di commissariamento trova d'accordo anche Pier Ferdinando Casini: "Se la Vigilanza Rai non assolve ai suoi doveri di nomina - scrive il leader Udc su Twitter -, è giusto procedere al commissariamento della Rai per evitare una deriva fallimentare". Ancor più deciso Italo Bocchino: "Sulla Rai non c'è più tempo da perdere - dichiara il vicepresidente di Fli -. Monti faccia il Monti e la commissari immediatamente, sottraendo il servizio pubblico a ricatti e giochi politici".
Intanto, la sostituzione di Amato pone Schifani nell'occhio del ciclone. Tuona Anna Finocchiaro: "La sostituzione è illegittima", "una imbarazzante e inaccettabile presa di posizione del presidente Schifani - prosegue il capogruppo del Pd al Senato -, piegata a favorire gli interessi di Berlusconi, piuttosto che il fisiologico funzionamento delle istituzioni". I senatori del Pd, aggiunge Finocchiaro, ritengono che non ci possa essere a questo punto nessuna sostituzione del senatore Amato e che "l'unica soluzione per risolvere la questione della Rai sia il suo commissariamento". Il capogruppo dell'Udc, Giampiero D'Alia: "La scelta di Schifani è un atto che mette in crisi la credibilità del presidente del Senato".
Prendendo la parola in Aula a Palazzo Madama, Emma Bonino parla di "pateracchio infinito" e di "conclusione che non aiuta la serietà istituzionale". E' "un precedente molto grave", sottolinea ancora Bonino, in questo modo passa il principio che "un capogruppo può revocare chiunque di voi da una commissione senza un dibattito. Stiamo attraversando un limite dal quale è difficile tornare indietro".
La vicenda Amato fa trasecolare anche Pier Ferdinando Casini. "E' una cosa veramente incredibile, non si è mai visto" dice ai giornalisti il leader Udc, "mi dispiace perché io stimo Schifani, ma è una cosa lunare. E' come se, in corso d'opera, un cittadino vota al primo turno per un sindaco e al secondo turno gli spiegano che non ha più diritto. Quello è un seggio elettorale".
Del caso Amato parla Antonio Di Pietro. "Gasparri e Quagliariello oggi pretendono di sostituire il senatore Amato perché non vota più secondo i loro interessi - dichiara il leader Idv -, sono gli stessi ai quali andava benissimo l'elezione di Villari a presidente della commissione, nonostante avesse rotto con il Pd che lo aveva designato. E' grave, secondo quanto si apprende, che il presidente del Senato, Schifani, si sia prestato a quest'ignobile e vergognosa operazione che calpesta i diritti elementari di uno Stato democratico".
Secondo quanto riferito da Giorgio Merlo del Pd, i parlamentari presenti erano 20 e a "far mancare il numero legale è stato - ancora una volta - il radicale Marco Beltrandi" eletto nelle liste del Pd. "L'atteggiamento irresponsabile del centrodestra - dichiara Merlo - blocca la Rai, ha ragione Bersani a chiedere il commissariamento". La scheda bianca stesso Beltrando, tra l'altro, ieri aveva determinato lo stallo nella seconda votazione, con il pareggio tra il candidato del Pdl Antonio Pilati e la candidata outsider Flavia Piccoli Nardelli, quattro voti ciascuno.
La posizione della Lega è scheda bianca o voto per Luisa Todini, ma a certe condizioni, come spiega Roberto Maroni: "Non siamo interessati ad avere posti in Rai, tra l'altro abbiamo presentato una proposta di privatizzazione dell'azienda. E non ci interessa partecipare per sostenere esponenti dei partiti politici". La candidatura della Todini, aggiunge Maroni, "ci è sembrata interessante" perché "arrivata dal mondo dell'imprenditoria, che può essere utile per risanare l'azienda". Quindi, se si verificheranno "le condizioni perché questo segnale forte venga dato, bene. Se ritorniamo ai giochetti non siamo interessati".
Dura nota dell'Usigrai: "Siamo oltre il ridicolo - scrive il segretario Carlo Verna -. Il pretesto trovato dai signori del conflitto di interesse per far saltare ancora una volta il voto in Commissione parlamentare di Vigilanza è indecente". "Quel che fa l'Usigrai di fronte all'ulteriore fumata nera sulla nomina del nuovo Cda della Rai è chiaro da giorni: sciopera come da mandato unanime dell'Assemblea dei Comitati di Redazione. Il punto è un altro cosa fa Monti? Può accettare senza batter ciglio la rovina dell'azienda di Servizio Pubblico e la propria delegittimazione? Crediamo ci siano ormai le condizioni per modificare la Gasparri con un provvedimento d'urgenza: questione di fiducia su un testo o anche un decreto legge".
A Monti rivolgono un appello i dirigenti Rai dopo "l'ennesimo sconfortante risultato delle votazioni". In una nota, l'Adrai "ribadisce l'urgenza di assicurare il futuro al servizio pubblico radiotelevisivo, oggi senza certezze economiche e soprattutto progetti editoriali. Di fronte all'incapacità delle forze politiche di dare risposte immediate, i dirigenti della Rai fanno appello al governo, e in particolare al presidente sen. Monti, affinché individui la più rapida soluzione tecnica per fare uscire l'azienda dalla fase di stallo, avviandone il necessario rilancio".
Aut-aut dal segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), Franco Siddi: "O il Parlamento risolve subito, con trasparenza, lo scandalo della mancata elezione del nuovo Cda della Rai, bloccato dal partito degli espedienti e dal conflitto degli interessi, o il governo rompa ogni indugio e assicuri già entro domani una gestione straordinaria per l'azienda del servizio pubblico rispettosa della sua missione e del pluralismo culturale del Paese".
Per Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, "non c'è più solo una questione Rai, ma una vera e propria questione democratica e istituzionale. Modi, forme e tempi della sostituzione del senatore Amato, decisa dal presidente Schifani, rappresentano una ferita grave all'ordinamento democratico". "Inutile usare tanti giro di parole: per l'ennesima volta - sottolinea Giulietti - il partito del conflitto di interessi vuole imporre la sua legge e condizionare in ogni modo il voto". Anche per Giulietti, "la strada del commissariamento sarebbe stata e ancora sarebbe, in questo contesto melmoso, la migliore possibile".
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