Alla kermesse sul giornalismo il conduttore di "Servizio
pubblico" conferma la sua candidatura a Dg (con Freccero presidente) e
disegna la sua idea di tv. Ed Enrico Deaglio rilancia il caso Rostagno di LEONARDO MALA'
PERUGIA - Fazio e Saviano in prima serata
su Raiuno e in seconda battuta la politica affidata a Floris, senza
poltrone bianche e campanelli. Celentano che la smette con le prediche e
fa il talent-scout e nuove fiction su Falcone e Borsellino. E' la Rai
di Santoro e Freccero nel giorno della loro candidatura ufficiale alla
direzione generale e alla presidenza della tv di Stato. La richiesta,
con tanto di curricula, viene spedita a Mario Monti a pochi giorni dal
pronunciamento della Commissione di Vigilanza sui futuri vertici Rai. Un
acuto lanciato nell'ultimo giorno del ,
anticipato da una conferenza stampa davanti a una platea molto più
giovane dei due aspiranti dirigenti (e forse non del tutto entusiasta
nel sentire nomi noti da tempo).
Santoro gioca con le battute, a
dispetto delle sue origini televisive infila titoli e sommari come nelle
giostre medioevali, sogna Bruno Vespa che si sperimenta in un programma
innovativo su Raitre ("quello che ha sempre detto di volere"), sostiene
che Raiuno è come Villa Serena, prigioniera di se stessa, ma prova a
entrare anche nella struttura produttiva e non solo autoriale della Rai,
un colosso dai piedi di sabbia, forse il più macroscopico centro di
spreco di risorse umane ed economiche del Paese. "La Rai deve avere una
struttura orizzontale, non più verticistica. Tutti debbono essere messi
nelle condizioni di lavorare e avere un obiettivo ragionevole da
conseguire e solo alla luce
dei risultati, attraverso una lettura intelligente dei dati auditel, operare dei tagli".
Tagli,
una parola scomoda nelle fauci di Santoro, e tuttavia pronunciata.
Presa per buona la candidatura, il punto debole del duo nato in casa Rai
ai tempi del "Raggio Verde", potrebbe essere proprio questo.
Considerati i tempi e la nuova sensibilità del pubblico, insofferente
agli sperperi, davvero i due riuscirebbero a tagliare le infinità di
sprechi presenti in Rai? Quanto costerebbe in termini di popolarità?
Se
la destra parla di Telecorea, la vera obiezione dall'entourage montiano
potrebbe essere questa. Certo, il percorso scelto da Santoro, che
chiede candidature trasparenti e scelte alla luce del sole, costringe il
governo a un'operazione di profondo rinnovamento nel decidere le
cariche. Di certo la Rai non può continuare a perdere punti e ad essere
il principale terreno di propaganda politica. "E' il segreto di
Pulcinella - dice Santoro - che in Rai esistano cassetti pieni di
fiction da girare, tutte con fini di propaganda politica. Noi dobbiamo
ricreare un linguaggio Rai, un po' come fa la Bbc".
Un paragone
che illumina Freccero, il quale vede nel colosso britannico l'esempio da
seguire. "La mia Rai 4 attinge a piene mani dal carnet Bbc, che sta
vincendo una partita di enorme importanza contro le grandi produzioni
statunitensi".
E se l'offerta dei due non andasse a segno?
Mentana, sempre qui a Perugia, aveva ammesso davanti a Vespa che la
trattativa con La 7 c'era, Santoro prima lo smentisce, poi fa capire che
per lui le porte con La 7 ma anche con Sky restano aperte e che lui ha
comunque un gruppo di persone sulle proprie spalle. Giulia Innocenzi,
giovane tessuto connettivo seduta tra i due, incita tutti a sostenere la
candidatura ma la forma del sostegno non è così chiara. La guerra è
ancora tutta da giocare, sarà una settimana da non cambiare canale.
Le notizie che nessuno vuole.
Prima del botto di Santoro, il Festival aveva riempito le valigie con
le sue ultime storie. Nella spasmodica caccia allo scoop attraverso i
pertugi più innovativi, basta grattare la superficie per trovare notizie
che nessuno vuole, come la vicenda della morte di Mauro Rostagno, un
mistero rispolverato da Enrico Deaglio, simile a tante storie insabbiate
nell'incuria del nostro giornalismo. La cronaca italiana è piena di
"retroscoop", indagini a scoppio ritardato che svelano scenari inediti a
trent'anni di distanza.
E dal web spunta Belen. Una
citazione la merita anche Future 12, la grande proposta del Festival
che ha chiesto a tutti di illustrare la propria idea rivoluzionaria in
meno di un quarto d'ora. Molti dei progetti, più che essere giornali o
siti web, sono piattaforme che si rivolgono direttamente all'utente,
strumenti di supporto. Dai ragazzi praghesi di Sourcefabric che in un
battibaleno riportano in vita (ovviamente in rete) giornali sabotati e
censurati da governi poco democratici ai finlandesi di Scoopinion, un
sistema che monitora i movimenti in rete dell'utente, gli scroll, il
tempo di lettura, e gli configura un sito fatto su misura. Idea
fantastica che potrebbe rivelarsi umiliante alla scoperta che il tuo
personal web-site è composto da una foto di Belen nuda che gioca a
pallone. E che è così per buona parte dei tuoi amici maschi.