Le conclusioni degli esami sugli oggetti appartenuti al leader palestinese deceduto in Francia nel 2004. L'Olp chiede un'inchiesta. Israele: una telenovela

"Non avevo alcun dubbio sul fatto che fosse stato avvelenato - ha detto Nabil Shaat dell'Olp, commentando la notizia - .Prima era stato accennato ora ne abbiamo le conferme". Shaat ha poi invocato un'inchiesta per stabilire "come e chi lo abbia avvelenato": "E' stato ucciso - ha aggiunto - da chi lo voleva morto".
Il governo israeliano ha definito una "telenovela" l'inchiesta. "Non ha niente a che vedere con Israele, nè ha la minima credibilità. Quest'altro episodio dell'interminabile telenovela tra Suha Arafat e l'Autorità nazionale palestinese", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Igal Palmor.
Arafat è morto in Francia l'11 novembre del 2004, ma i dottori non furono in grado di stabilire le cause del decesso. All'epoca, su richiesta della moglie, non venne effettuata l'autopsia, ma nel novembre del 2012 i suoi resti sono stati riesumati nel sospetto che il leader palestinese sia stato ucciso dal polonio come la ex spia russa Alexander Litvinenko nel 2006.
Il mese scorso anche un rapporto di otto scienziati dell'istituto universitario specializzato di Losanna aveva confermato di aver trovato alte tracce di polonio nei vestiti usati da Arafat.
Il polonio 210 è uno dei killer più potenti in natura, e agisce già in quantità piccolissime, non rilevabili a occhio nudo. "Come per tutti i veleni un'esposizione acuta uccide in poco tempo, e una a basse quantità impiega di più - spiega Sandro Degetto, ricercatore esperto in radiochimica ambientale dell'Istituto di Chimica Inorganica e delle Superfici (Icis) del Cnr - ma in questo caso si parla di dosi tossiche estremamente piccole, per cui la distinzione ha poco senso perché ne basta veramente poco per produrre danni irreversibili".
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