venerdì 22 giugno 2012

Berlusconi, "Sarò il leader dei moderati" Poi sulla crisi: "Via la Germania dall'euro"

L'ex presidente del Consiglio parla del dopo-Monti in un'intervista pubblicata in appendice al libro "L'onestà al potere" di Roberto Gelmini. Intervenendo poi a un incontro di giovani del Pdl, parla di economia: "Bce più forte o Berlino esca dall'euro". Attacca su fisco e giustizia: "Non siamo più in una situazione di libertà". Bersani: "Non c'è limite al peggio". Alfano: "E' quello che ha più voti"

  Silvio berlusconi lancia la sua sfida per il dopo Monti. Voglio "continuare a essere il leader dei moderati". Finché "gli italiani lo vorranno. E di lavorare ogni giorno, con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, affinché, terminata la fase comunque transitoria del governo Monti, un centrodestra in parte rinnovato e più ampio torni a guidare il Paese". Così l'ex presidente del Consiglio in un'intervista pubblicata in appendice al libro L'onestà al potere di Roberto Gelmini sui nove anni di governo di Milano di Gabriele Albertini. E per dare subito seguito all'annuncio, nel tardo pomeriggio fa un lunghissimo intervento a un incontro dei giovani del Pdl a Fiuggi, attaccando sui temi economici ("La Bce sia più forte o la Germania esca dall'euro") e su fisco e giustizia ("Non siamo più in una situazione di libertà").

L'intervista. L'intervista parte dalla sconfitta del centrodestra alle elezioni di Milano. Berlusconi dice: "Certo non ci ha fatto bene. Ma è stata soprattutto un sintomo di un clima politico generale che si andava deteriorando sempre più, non solo in Italia. Ricordo che, alle elezioni di medio termine, tutti i governi europei in carica hanno subito gravi sconfitte".

Poi, sulle "sinistre di governo": "La sinistra, quando vince, non scende a patti. Quando nel 2006 prevalsero per 24.000 voti alle elezioni politiche proponemmo un governo di unità nazionale per gestire il paese spaccato a metà. Non si peritarono neppure di rispondere". Poi l'analisi sulla situazione attuale: "Per venire ai nostri giorni, pur avendo la maggioranza sia alla Camera che al Senato e senza essere stati mai sfiduciati dal Parlamento non abbiamo esitato a farci da parte perchè abbiamo ritenuto che questo sarebbe stato più conveniente per il paese al fine di consentire una larga convergenza di fronte all'emergenza. Questa è la differenza tra noi e loro".

Non manca l'attacco alla magistratura. Berlusconi afferma: "Io stesso, fino ai primi momenti di Mani Pulite, conservavo, pur con crescenti perplessità, quella fiducia nei magistrati che mi aveva insegnato mio padre". Poi: "Se c'è una cosa che non perdonerò mai a certi magistrati è proprio il fatto di aver distrutto questo sentimento, che era un valore e un ideale".

L'intervista viene pubblicata il giorno dopo le rivelazioni dell'Espresso 1 sul piano di Berlusconi per appoggiare la candidatura alla premiership del sindaco di Firenze Matteo Renzi. Un piano che sarebbe stato messo a punto da Marcello Dell'Utri, Denis Verdini e l'imprenditore Volpe Pasini. Nome in codice: Operazione Rosa Tricolore. Un tentativo per far fronte alla crisi di consensi del Pdl.

Il discorso di Fiuggi. Nel tardo pomeriggio, a un incontro dei giovani del Pdl a Fiuggi, l'ex premier ipotizza l'uscita della Germania dall'euro. "La Bce deve diventare una banca di garanzia finale di tutti i debiti e deve provvedere alla necessità di stampare euro, ma la Germania si oppone. Gli altri Stati dovrebbero unirsi ed imporre alla Germania di uscire lei dal sistema dell'euro. Questa soluzione non è scritta sulle nubi. Anzi, anche tecnici bancari tedeschi stanno esaminando questa possibilità e se la Germania uscisse dall'euro darebbe la possibilità agli altri 16 Stati che la Bce diventi la vera banca dell'euro".

Su questo tema Berlusconi insiste molto nel suo discorso a Fiuggi: "L'uscita dall'euro non è una provocazione perché la Germania non ha convenienze" dal fatto che alcuni Paesi escano dalla moneta unica per cui "è un modo per influire sulla Germania per spingerla a decisioni più sagge". "Io ho lanciato l'idea di domandarsi se noi, e gli altri Stati, non si abbia la convenienza, qualora la Bce non abbia poteri più forti, di uscire noi dall'euro: apriti cielo, mi hanno accusato di tutto e invece non è poi una cosa così peregrina, certamente avremmo il vantaggio di poter svalutare la nostra moneta, all'occorrenza". Tuttavia, aggiunge, questa opzione è "un espediente".

La crisi perdurante dà modo all'ex presidente del Consiglio di tornare sull'operato del suo governo: si è dimostrato che lo spread "non era colpa mia" ma "frutto della speculazione e della debolezza della moneta" che "soprattutto non ha dietro una banca che faccia la banca, garante di ultima stanza e pronta a stampare moneta". Quanto all'esecutivo Monti, Berlusconi ripete che "c'è stata una pausa nella democrazia del nostro Paese: c'era un governo democraticamente eletto, che stava governando in modo certamente non abominevole, ma a un certo punto c'è stata la crisi dello spread e delle Borse e sono arrivati i nominati dal presidente della Repubblica ma la situazione non è cambiata, nonostante in Parlamento non solo la maggioranza ma anche l'opposizione sostenga i provvedimenti, ed il governo si avvalga di uno strumento che è il decreto legge".

Berlusconi, che ancora una volta dice di essere sceso in campo per contrastare il comunismo, non ha dubbi neppure sul futuro: "Se dovessi rispondere a chi mi chiede se oggi io abbia ancora intenzione di dedicarmi alla politica e dedicarmi al Paese, io dovrei rispondere in un solo modo: 'Sì io ci sto, ma mi dovete dare il 51 per cento'". Per quanto riguarda la legge elettorale, il Cavaliere afferma: "Con il Pd stiamo ragionando di proporzionale, come quello tedesco, in cui ciascuno va per conto proprio e chi ha più voti ha il compito di fare il governo". Per il sistema continua a sperare nel semipresidenzialismo, anche se l'accordo con la sinistra non c'è. Nella sua visione questo passaggio dovrebbe consentire quel cambiamento reale che finora non c'è stato. "Chiedo scusa agli italiani - dice - Nel '94 io ho illuso gli italiani. Mi ero impegnato a mettere in atto una rivoluzione liberale. Non ci sono riuscito. Ma devo dire che l'ho fatto in buona fede perché mi illudevo che si potesse fare. Non conoscevo ancora questo sistema. Mi sono reso conto solo dopo delle difficoltà". Tra queste difficoltà, Berlusconi annovera da sempre la persecuzione della magistratura nei suoi confronti. E anche a Fiuggi non manca di accennare all'argomento: "Io sono un perseguitato dalla giustizia. Ieri mattina si è tenuta la 2.637ma udienza contro di me".

Per l'ex presidente del Consiglio "non siamo più in una situazione di libertà": "Oggi siamo governati da persone che non abbiamo eletto. Non possiamo utilizzare tranquillamente un mezzo di comunicazione essenziale come il telefono. Non possiamo spendere riservatamente i nostri euro, perché oltre i mille euro scatta l'occhio del fisco. Abbiamo una burocrazia invadente che ci vieta ogni intervento sulla nostra casa. Se il Parlamento approva il ddl anticorruzione saremo nelle mani dei pubblici ministeri".

Nel suo intervento, Berlusconi conferma che il Pdl deve cambiare "prossimamente" nome:  "Io ho già dentro di me un'idea, dopo averne valutate tante e dopo aver fatto dei sondaggi", dice precisando che la nuova denominazione avrà dentro "i nomi della nostra religione, in cui ci siano cioè le due fondamenta dell'Italia e della libertà". E, dopo aver affermato che secondo l'ultimo sondaggio il suo partito ha il 20,6%, nega che all'interno vi siano frammentazioni: "Alfano raccoglie il consenso di tutti e sa parlare con la testa e con il cuore".

Le reazioni. Per Pierluigi Bersani, "non c'e limite al peggio". E ancora: "Vorrei che ci evitasse queste uscite. Credo che dieci anni di Berlusconi ci siano bastati. Ci ha portati dove non dovevamo essere e ora monti cerca di darci una prospettiva". Ovviamente opposta l'opinione del segretario del Pdl, Angelino Alfano: "Berlusconi è senz'altro nel campo dei moderati la persona che ha più voti".

Dopo il discorso di Fiuggi, il presidente del gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha commentato: "Da un leader politico che ha governato fino all'altro ieri e che presiede uno dei partiti che sostengono il governo Monti mi aspetterei altri toni e un atteggiamento di discontinuità rispetto al passato. Da Berlusconi, che ha governato fino a qualche mese fa contribuendo a portare il Paese nell'attuale situazione di difficoltà, non accettiamo stupidaggini travestite da lezioni di economia".
(22 giugno 2012)

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