Il premio Nobel ha accettato la soluzione proposta dal Comune di Milano dopo il dietrofront
sulla concessione dell'onorificenza per le pressioni cinesi. L'appuntamento fissato per le 11
La seduta consiliare alla presenza del Dalai Lama si farà, ma le polemiche non si placano. Con le richieste di dimissioni al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e soprattutto con gli attacchi di Beppe Grillo, secondo il quale "i neomaoisti meneghini hanno bocciato l'onorificenza in nome dei danè". L'ok della massima guida spirituale tibetana alla 'via d'uscita alternativa' per districare il pasticcio della cittadinanza onoraria, prima annunciata e poi rinviata sine die, è arrivato via mail: il leader tibetano parlerà durante un consiglio comunale straordinario alle 11 del 26 giugno prossimo, subito dopo aver incontrato il sindaco.
Formigoni attacca Pisapia Expo e business, i motivi del no La retromarcia di Palazzo Marino
"Il Dalai Lama è molto felice di visitare Milano e di incontrare il sindaco - ha confermato Pisapia - e accoglie con gioia l'invito in consiglio comunale per un suo discorso che sarà sicuramente di altissimo livello civile e religioso". Il sindaco, incalzato dalle proteste dei suoi stessi sostenitori, ha cercato di differenziare il ruolo avuto nella vicenda dalla giunta e dal consiglio comunale. Per il primo cittadino "la posizione della giunta è stata lineare. Noi lo abbiamo invitato e lui verrà a Palazzo Marino". Il consiglio comunale, invece, "ha la sua autonomia che io difendo e rispetto": omaggiare il Dalai Lama con la cittadinanza onoraria "senza unanimità - ha chiarito il primo cittadino - sarebbe stato un messaggio negativo". Dunque, nessuna retromarcia da parte di Milano sulla lotta per i diritti civili. Anzi, ha rimarcato Pisapia, "sicuramente abbiamo fatto grandi passi avanti: il Dalai Lama farà un discorso che tutti potranno ascoltare e su cui tutti potranno riflettere, per un futuro di rispetto delle minoranze in tutto il mondo".
Le spiegazioni non convincono gli oppositori. "La Cina, oltre ad aver occupato il Tibet, ha occupato anche Palazzo Marino", scrive Beppe Grillo sul suo blog. "Il Comune di Milano, una volta capitale morale, in seguito Milano da bere e oggi senza neppure una qualunque identità, ha rifiutato la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Per ragioni di bottega gli è stata negata con il solito teatrino all'italiana e la nuova maschera lombarda a far la figura di merda: il facondo Pisapippa, una via di mezzo tra Balanzone e Arlecchino, il 'vorrei ma non posso' di piazza della Scala, il dimissionario dall'Expo, ma anche no. La nuova bandiera comunale dovrebbe essere un paio di mutande rosse". Al sindaco di Milano è giunto anche un invito a dimettersi. "L'umiliazione arrecata alla nostra città con il rifiuto di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama - secondo Mario Mauro e Carlo Fidanza, europarlamentari milanesi del Pdl - può trovare una pur parziale compensazione soltanto con le dimissioni di Pisapia".
Una bandiera tibetana è stata esposta sui banchi nell'aula di Palazzo Marino dei consiglieri comunali milanesi della Lega Nord, mentre la stoccata finale è arrivata dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. "Bisogna saper far politica, altrimenti si rischiano degli scivoloni", ha detto il governatore ricordando di aver "ricevuto due volte il Dalai Lama al trentesimo piano del grattacielo Pirelli" e di aver istituito "rapporti di collaborazione e di scambio con la Cina".
(22 giugno 2012)
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