mercoledì 25 luglio 2012

Dell'Utri, no a deposizione Berlusconi "Non è indispensabile né decisiva"

L'ex premier era stato citato dal procuratore generale come "persona offesa" nel processo d'appello per concorso esterno a carico del senatore del Pdl. Ma la corte non ha ritenuto utile la testimonianza. Il Pg: "Rischio prescrizione"

PALERMO - Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi non sono ''ne' indispensabili ne' decisive'' ai fini della sentenza nei confronti del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa dopo il rinvio della Cassazione che aveva annullato la precedente condanna a 7 anni, e per questo la Corte di Appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha rigettato nell'udienza di questa mattina la richiesta del procuratore generale Luii Patronaggio di convocare l'ex premier come testimone.

I giudici hanno respinto quasi in blocco le richieste dell'accusa, e hanno ammesso come teste soltanto il bancario Giovanni Scilabra, il quale ha riferito nel 1986 Marcello Dell'Utri e l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, andarono a trovarlo nel suo ufficio per discutere di prestiti. Scilabra sara' sentito nella prossima udienza, fissata per il tre ottobre.

L'episodio riferito da Scilabra e' del 1986. Dell'Utri, che oggi non era presente in aula, lo ha sempre negato e ha sporto querela contro il bancario. Il processo e' attualmente pendente davanti al Tribunale civile di Roma. La Corte, nel rigettare le richieste del Pg, ha spiegato che il processo, come disposto dalla Cassazione nel rinvio degli atti dopo l'annullamento della condanna di Dell'Utri, deve soffermarsi soltanto sul periodo compreso tra il il 1978 e il 1982.

Il procuratore Patronaggio aveva ricordato che Berlusconi era stato citato gia' nel primo processo ma essendo all'epoca indagato di reato connesso aveva potuto avvalersi della facolta' di non rispondere, e aveva argomentato che se nuovamente convocato, come testimone, non avrebbe potuto sottrarsi alle domande. Per i giudici, pero', dall'ex primo ministro non potrebbero in ogni caso venire elementi di rilievo e pertanto e' inutile citarlo.

Tra le richieste respinte dalla Corte, anche quella di convocare il pentito Giovanni Brusca perche' parlasse della trattativa Stato-mafia. I giudici, che hanno sottolineato come su questo punto le dichiarazioni del collaboratore siano apparse contraddittorie, hanno disposto di acquisire i verbali di Brusca limitatamente alle parti relative alle estorsioni ai danni di Berlusconi. No anche alla citazione dei boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, e del pentito Stefano Lo Verso.

''L'ordinanza della Corte si e' molto attenuta ai criteri della Cassazione e ha delimitato moltissimo l'oggetto della prova. Incombe il pericolo della prescrizione specie se risultera' l'interruzione della condotta ascritta a Dell'Utri'' ha detto il procuratore generale Patronaggio, commentando la decisione della Corte di appello. ''L'ordinanza della Corte d'Appello e' equilibrata e mirata a chiarire i problemi sollevati dalla Corte di Cassazione'', dice l'avvocato Giuseppe Di Peri, difensore del senatore Dell'Utri.

Trattativa, la Procura chiede il rinvio a giudizio "Processo per Riina, Provenzano e Mancino"

Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia ha firmato questa mattina la richiesta di un processo per i dodici imputati dell'inchiesta sulla trattativa mafia-stato. Il provvedimento è stato vistato anche dal procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, che nelle scorse settimane si era astenuto dall'avviso di chiusura dell'indagine

di SALVO PALAZZOLO
Secondo la ricostruzione dei pm di Palermo, fu l'ex ministro Dc Calogero Mannino ad avviare la trattativa con i vertici di Cosa nostra, all'inizio del '92, perché temeva di essere ucciso. Poi, sarebbero stati i carabinieri del Ros a proseguire il dialogo segreto fra Stato e mafia, tramite l'ex sindaco Vito Ciancimino. Dopo il '93, invece, i boss avrebbero avuto un altro referente nei palazzi delle istituzioni: l'attuale senatore Marcello Dell'Utri. Così la Procura di Palermo riscrive una delle pagine più buie della storia recente del Paese: dopo quattro anni di indagini, un atto d'accusa di nove pagine, la sintesi di 120 faldoni, vengono chiamate in causa dodici persone, per i magistrati sono loro i protagonisti di un patto scellerato che Paolo Borsellino avrebbe scoperto nella sua fase iniziale.

Quella trattativa ebbe il suo culmine nel 1994, ne sono convinti il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene: fu allora che i capimafia Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca "prospettarono al capo del governo in carica Silvio Berlusconi,
per il tramite di Vittorio Mangano e Dell'Utri, una serie di richieste finalizzate ad ottenere benefici di varia natura". Così è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio.

Gli indagati
In cima alla lista della richiesta di rinvio a giudizio ci sono i nomi dei capimafia: Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca e Antonino Cinà. Seguono i nomi di rappresentanti delle istituzioni e di politici: Antonio Subranni, Mario e Giuseppe Donno, all'epoca l'anima del Ros dei carabinieri; Mannino era ministro; Dell'Utri, il braccio destro di Berlusconi. "Hanno agito per turbare la regolare attività dei corpi politici dello Stato", recita l'atto d'accusa della Procura fondato sulle indagini della Dia di Palermo, diretta dal colonnello Giuseppe D'Agata. "Hanno agito in concorso con l'allora capo della polizia Parisi e il vice direttore del Dap Di Maggio, deceduti": loro avrebbero ammorbidito la linea dello Stato contro la mafia, cedendo su centinaia di 41 bis, il carcere duro varato dopo le stragi.

L'atto d'accusa della Procura prosegue con il nome dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza: "Deponendo al processo Mori - scrivono i pm - anche al fine di assicurare ad altri esponenti delle istituzioni l'impunità ha affermato il falso e comunque taciuto in tutto o in parte ciò che sapeva". I magistrati ritengono che anche l'ex ministro della Giustizia Giovanni Conso e l'allora capo del Dap Adalberto Capriotti abbiano mentito: sono indagati per false dichiarazioni ai pm, ma per questo tipo di reato la loro posizione è sospesa, così ordina il codice penale, in attesa della definizione del processo principale.

C'è pure Massimo Ciancimino nella richiesta di rinvio a giudizio: è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma anche di calunnia nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Si profila un processo senza precedenti: insieme, i vertici della mafia e dello Stato.

lunedì 23 luglio 2012

raggiunti oggi 50000 (CINQUANTAMILA) visite. Il blogspot è stato annunciato il 26 marzo 2011




Ieri 21 Luglio dopo soli 16 mesi ha raggiunto 50 mila visite.
Il pubblico che ha visitato il blog in ordine di visite sono stati i seguenti:
Italia: ..................................................................................38.311
Stati Uniti:.............................................................................5.501
Germania:.............................................................................3.367
Federazione Russa:..................................................................785
Francia:....................................................................................523
Svizzera:.................................................................................. 288
Regno Unito:............................................................................257
Lettonia:...................................................................................210
Paesi Bassi:..............................................................................182
Singapore:............................................................................... 179

Nell'ultimo mese di giugno sono state superate le 7.000 visite.
Grafico dei Paesi con il maggior numero di persone che visualizzano i blog


   Italia
5595
   Stati Uniti
 662
   Germania
150
   Federazione Russa                                                              
92
   Francia
90
   Regno Unito
41
   Svizzera
37
   Ucraina
34
   Spagna
17
   Cina
16


 

 


L'annunciazione di Leonardo da Vinci
Il blogspot UNFILOPERLITALIA è stato annunciato il 26 marzo 2011 con il primo Post:  
Il logo UNFILOPERLITALIA
http://unfiloperlitalia.blogspot.it/2011/04/e-partito-da-marsala-il-giro-ditalia.html

Questo post darà il là al mio cammino: 

Risvegliamo le coscenze per unire gli italiani in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia: http://unfiloperlitalia.blogspot.it/2011/03/risvegliamo-le-coscenze-per-unire-gli.html 

Come una nota musicale, il LA darà il via ai miei primi passi verso l'Italia

 il Forrest Gump e il pellegrino della Patria, per urlare la propria voce e il proprio urlo di angoscia verso un paese condannato alla deriva, alla sua fine. Un baratro è la prospettiva che rimane all'orizzonte di oltre 60 milioni di italiani. 

  L'urlo di Munch con lo spettro di un'apocalisse che attende  la   fine di una Nazione.  

 

giovedì 19 luglio 2012

Dell’Utri: “Trattativa giusta se fatta per evitare guai peggiori”

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Invitato a La Zanzara di Radio 24 nel ventesimo anniversario della strage di via D'Amelio, il senatore spara a zero contro la commemorazione: "Una stronzata". E il pm Ingroia è "come Khomeini, mi ha rovinato la vita"

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“La trattativa? Se si è trattato per evitare guai peggiori è stata la cosa giusta“. Lo afferma, nel giorno del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio, Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl, intervenuto a La Zanzara su Radio 24. “Anche se con la mafia non bisognerebbe mai trattare” aggiunge Dell’Utri. “Napolitano ha fatto benissimo a scontrarsi per le intercettazioni, è inaudito quello che è successo. E’ il minimo che si sia ribellato”.
E alla richiesta del perché non fosse andato alle commemorazioni per l’assassinio, Dell’Utri ha risposto: “Andare alla commemorazione di Via D’Amelio mi sembra una stronzata, io sono contro la mafia, non sono mafioso, non c’è bisogno di andare lì. E’ ovvio che sono per Falcone e Borsellino e contro i loro nemici. Tutto questo teatrino che ruota intorno a queste cose è fatto da approfittatori inutili che si fanno grandi davanti a queste cose. E poi mi attaccherebbero appena mi faccio vedere”.
Il senatore, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, attacca violentemente il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che lo ha messo nuovamente sotto inchiesta per una presunta estorsione a Silvio Berlusconi, sempre nell’ambito dell’indagine sulla trattativa.  ”Ingroia? Un fanatico, un ayatollah. Ma lo vedete come è fatto fisicamente? Con quella barba, si mette un caffettano ed è perfetto. Come Khomeini, un persecutore, sarebbe capace di fare le peggio cose. A me ha provato a fare di tutto, ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia. Il danno che fanno persone come lui è enorme, e passa quasi senza attenzione. E’ il Khomeini della magistratura”.
Secondo il braccio destro di Berlusconi, il pm siciliano “non può essere normale, non può esserlo – continua Dell’Utri – è come quelli che continuano a raffinare, raffinare e alla fine arrivano all’eroina, al massimo dell’effetto. Per questo ho detto che è pazzo”. Quanto all’accusa di estorsione, “non c’è logica, non c’è niente, solo persecuzione politica, è un processo politico che mira anche a Berlusconi perché vuole tornare in campo. I magistrati dicono: ‘non deve dire che torna in campo, come si permette?’”.
Ma Ingroia scenderà in politica? Alla domanda dei conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, Dell’Utri risponde: “Non c’è dubbio che cosa vuole che faccia? Inaugura giornali della sinistra, libri della sinistra, senza vergogna. E’ scontatissimo che finisca così”.

Ingroia: "Io, pazzo come Borsellino la stanza della verità è ancora buia"

Il procuratore aggiunto di Palermo replica a Dell'Utri e insiste nella denuncia: "Nessuno vuole illuminare quella stanza"
 

"Un imputato, il senatore Marcello Dell'Utri, mi ha definito pazzo e devo dire che a volte mi ci sento. Mi piace essere un po' pazzo come Paolo Borsellino, perché continuo a credere nella possibilità che, nonostante tutto, si possa raggiungere la verità sui grandi misteri del nostro paese". Replica a distanza del procuratore aggiunto di Palermo Antonio ingroia al senatore Marcello Dell'Utri che ieri, dopo avere appreso di essere indagato per estorsione ai danni di Silvio Berlusconi, ha definito appunto i pm di Palermo  "pazzi e morbosi". "Mi sento pazzo - ha proseguito Ingroia - di fronte all'imbarazzo per la verità e alla paura che spesso si denota dentro le istituzioni anche più insospettabili. Sono pazzo perché credo in un'Italia che abbia il coraggio della verità, conquistata a qualsiasi prezzo e senza paura".

Ingroia è intervenuto ieri sera alle commemorazioni organizzate per il ventesimo anniversario della strage di via D'Amelio, in un dibattito organizzato dal giornale Antimafia duemila.  Sulle stragi mafiose del '92 "abbiamo finalmente varcato l'anticamera della verità - ha detto fra l'altro -, ora siamo entrati nella stanza della verità. Pensavamo, però, di trovare una stanza illuminata, invece era buia. Qualcuno aveva sbarrato le finestre e qualcuno aveva fulminato le lampadine. Siamo da soli e con le candele".

"Leggendo in questi giorni i giornali - ha proseguito Ingroia - con commenti illustri di giuristi, giornalisti
e politici, ho notato che nessuno purtroppo vuole illuminare quella stanza buia della verità". Sempre durante il suo intervento, più volte interrotto dagli applausi, Ingroia ha ribadito: "C'è il perpetuarsi dell'allergia alla verità. Da parte della politica non è mai stato fatto un passo avanti per l'accertamento della verità". E ancora: "Vogliamo che nessuno dica alla magistratura di fare passi indietro su questo".

"Per accertare la verità sulla strage di Borsellino - è la tesi di Ingroia - prima ancora che domandarci chi uccise Paolo dobbiamo interrogarci sul perché Paolo è stato ucciso. Era questa la stessa domanda che Borsellino si poneva a pochi giorni dalla morte dell'amico e collega Giovanni Falcone. In tutti noi che al tempo eravamo lì in via d'Amelio c'era la consapevolezza che c'era qualcosa di anomalo in quella strage, di quasi unico che non si spiega solo con il fatto che Paolo era un nemico giurato di Cosa Nostra". Poi il procuratore aggiunto di Palermo ha continuato: "Vent'anni sono tanti e troppi perché si accerti la verità su un fatto del genere". "E' scandaloso - ha concluso Ingroia - che non si sia
mai istituita alcuna commissione che indaghi sulle stragi del '92 e del '93 e sulla trattativa Stato-mafia".

mercoledì 18 luglio 2012

Dell'Utri indagato, estorsione all'ex premier convocata come teste Marina Berlusconi

L'indagine è partita dopo un passaggio di denaro tra il senatore e l'ex premier giustificato con la vendita di una villa. Il senatore: "Eccoci di nuovo qui, portatore sano di cancro giudiziario. "Contro di me processo politico e pm morbosi". "Mai ricattato nessuno, e tanto meno Silvio. La villa valeva più di quanto l'ha pagata". Alfano: riparte la guerra giudiziaria, è paccottiglia
 

Incassa il colpo mostrando un certo aplomb. Ma il distacco che, a suo dire, da anni lo preserva dallo stress da guai giudiziari dura poco. Marcello Dell'Utri alle provocazioni proprio non resiste, neppure se il suo legale gli sconsiglia di rilasciare dichiarazioni proprio il giorno in cui torna a vestire i panni dell'imputato di concorso in associazione mafiosa davanti alla corte d'appello di Palermo.

Un'accusa che va avanti dal '96 e a cui ormai ha fatto l'abitudine. Ma oggi c'è dell'altro. E il senatore del Pdl apprende le novità dai giornalisti. I pm l'hanno iscritto nel registro degli indagati per estorsione a Silvio Berlusconi.
"Che devo commentare? - dice tentando di sorridere - Ogni giorno ce ne è una. Questi (il riferimento è ai magistrati di Palermo) sono malati, morbosi".
LEGGI: Berlusconi: riparte il circoLEGGI: Il senatore "Se c'è un pazzo in questa storia è Ingroia"

Il dato da cui la
Procura è partita è che dell'Utri, per circa dieci anni, ha ricevuto somme di denaro dall'ex premier.
Perché? I magistrati stanno cercando di scoprirlo. Berlusconi avrebbe manifestato a colpi di milioni la sua riconoscenza all'uomo che, secondo i pm, ha sempre taciuto sui suoi legami con le cosche? O, come in passato, Dell'Utri è solo il tramite tra le pretese estorsive delle cosche e il fondatore di Forza Italia? Dubbi e interrogativi che i magistrati avrebbero voluto porre a Berlusconi e alla figlia Marina visto che alcune somme sarebbero state destinate a Dell'Utri dai conti correnti della figlia dell'ex premier. Avrebbero, perché entrambi, convocati per lunedì scorso, hanno detto di non essere disponibili per impegni già presi a farsi sentire come persone informate sui fatti.

La primogenita di Berlusconi è stata riconvocata per il 25 luglio. Per il padre non sarebbe stata ancora scelta un'altra data. Ma di fronte a eventuali altri no la Procura, che già nel 2002 si scontrò contro la decisione dell'ex presidente di non rispondere, non si arrenderà. Anche a costo di chiedere alla Camera l'autorizzazione a disporre l'accompagnamento coattivo.

Per il momento sono in corso contatti tra la procura e i legali dell'ex premier per definire una nuova data. "Berlusconi non ha rifiutato di sottoporsi all'esame testimoniale - ha spiegato Ingroia - ma ha fatto presente i propri impegni per il giorno fissato". Ingroia ha anche confermato la convocazione di Marina Berlusconi in qualità di persona informata sui fatti. "Sì - ha detto - la signora Marina Berlusconi è stata convocata".
LEGGI:  Napolitano, scontro tra Pd e Idv / video


A differenza della volta scorsa, quando doveva essere ascoltato nel processo a Dell'Utri come persona indagata di reato connesso e quindi poteva avvalersi della facoltà di restare in silenzio, Berlusconi, testimone e presunta persona offesa dell'estorsione dovrà rispondere alle domande della procura che gli chiederà conto dei "prestiti" frequenti e ingenti fatti all'amico di una vita: si va da centinaia di migliaia di euro ai 7 milioni dell'11 marzo 2011. Per finire al clamoroso acquisto da parte dell'ex premier della mega villa sul lago di Como del senatore stipulato alla vigilia della sentenza della Cassazione che avrebbe dovuto rendere definitiva la condanna di Dell'Utri a 7 anni e che invece portò al nuovo processo d'appello.

Per i magistrati, che hanno ricevuto la notizia della vendita come quella degli altri esborsi di denaro, dai pm di Roma che indagano sulla P3, la casa varrebbe 9 milioni e mezzo, ma Berlusconi la pagò 20 milioni. "Tutte balle - replica Dell'Utri - I 9 milioni sono quelli indicati nella perizia fatta per accedere al mutuo che precede la ristrutturazione. E' una stima per difetto". Secondo la difesa quelli ricevuti dal senatore sono prestiti fatti in nome dell'amicizia di una vita, rimasta salda nonostante i guai giudiziari dell'ex manager di Publitalia. Resta però la stravagante coincidenza dell'acquisto perfezionato la sera prima della sentenza della Cassazione che il senatore, secondo indiscrezioni, avrebbe atteso in un Paese sudamericano che non ha mai siglato accordi di estradizione con l'Italia.

E se i 20 milioni avessero dovuto assicurare al vecchio amico una latitanza dorata? Anche questo i pm chiederanno a Berlusconi, il quale potrebbe essere chiamato ad una seconda trasferta "giudiziaria"a Palermo: nel processo d'appello-bis al senatore Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, infatti, il pg Luigi Patronaggio ha chiesto alla Corte la citazione dell'ex premier.

"In questo processo - ha detto in aula il pg - non è mai stata sentita la persona offesa dal reato: Silvio Berlusconi, che nel 2002, essendo indagato di reato connesso, si è avvalso della facoltà di non rispondere". La giurisprudenza è poi cambiata - ha detto Patronaggio - perché gli indagati di reato connesso la cui posizione è stata archiviata non possono più avvalersi della facoltà di non rispondere e tutt'al più possono essere sentiti nella forma del "testimone assistito". I legali di Dell'Utri si sono opposti alla convocazione del Cavaliere. La questione sarà risolta dalla Corte d'appello il prossimo 25 luglio.
(18 luglio 2012)

lunedì 16 luglio 2012

Stato-mafia, Napolitano contro Procura Palermo "Intercettazioni lesive prerogative Costituzione"

Il Quirinale solleva il conflitto di attribuzione in merito alla decisione dei pm siciliani di ascoltare le conversazioni telefoniche del presidente. Riunione tra Messineo, Ingroia e gli aggiunti. Il capo della Procura: "Rispettate tutte le norme"

ROMA -  Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affidato oggi all'avvocato generale dello Stato l'incarico di rappresentare la presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni che questa ha assunto su intercettazioni di conversazioni telefoniche del capo dello Stato. Lo ha riferito un comunicato stampa. Subito dopo il comunicato del Colle, in Procura a Palermo è iniziata una riunione a cui partecipano il capo della Procura Franceso Messineo, il pm Antonio Ingroia e i sostituti Lia Sava, Nino Di Matteo, e Palermo Guido.

DOSSIER - Trattativa Stato-mafia 1

La decisione del Colle. L'intervento di Napolitano, spiega la nota, è dovuto al fatto che il capo dello Stato ha ritenuto le decisioni della Procura siciliana, anche se riferite a intercettazioni indirette, lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione. Alla determinazione di sollevare il confitto, il presidente Napolitano è pervenuto ritenendo "dovere del presidente della Repubblica", secondo l'insegnamento di Luigi Einaudi, "evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la costituzione gli attribuisce". Nel decreto si legge 2che le prerogative del capo dello Stato sono state già state lese dai pm di Palermo con la valutazione dell'irrilevanza delle intercettazioni e la loro permanenza agli atti dell'inchiesta; sarebbero ulteriormente lese da una camera di consiglio per deciderne in contraddittorio la distruzione.

Magistrati: "Regole rispettate"
. Al termine dell'incontro Messineo, che si è detto 'sereno' in merito all'iniziativa di Napolitano, ha dichiarato che su Mancino ci sono state "intercettazioni occasionali e imprevedibili" e ha agginto: "L'operato della Procura di Palermo nell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mefia risponde ai principi del diritto penale e della Costituzione e nelle intercettazioni non sono state violate le prerogative costituzionali del capo dello Stato'', mentre Ingroia ha sottolineato che ''non ci sono intercettazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità'', né dunque nei confronti del presidente della Repubblica né dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Il rilievo di Ingroia si riferisce alla norma secondo cui le autorizzazioni devono essere richieste dai magistrati solo quando le intercettazioni siano considerate rilevanti. ''Se l'intercettazione non è rilevante per la persona che è sottoposta a immunità e lo è per un indagato qualsiasi, può essere utilizzata'', ha precisato Ingroia.

Il divieto. Le intercettazioni cui partecipa il presidente della Repubblica, anche se indirette, ''non possono essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte'': è quanto si legge nel decreto con cui il Capo dello Stato  ha promosso il conflitto di attribuzione, citando l'art. 90 della Costiturzione e la legge 5 giugno 1989, n. 219. Nel decreto è scritto che "a norma dell'articolo 90 della Costituzione e dell'articolo 7 della legge 5 giugno 1989, n. 219 salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione e secondo il regime previsto dalle norme che disciplinano il procedimento di accusa - le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorchè indirette od occasionali, sono da considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione".

Severino: "Il mezzo più corretto". Il guardasigilli Paola Severino, a Mosca per una visita ufficiale, ha difeso la decisione del Quirinale di sollevare un conflitto di attribuzioni sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Palermo: ''Il capo dello Stato ha utilizzato il mezzo più corretto''. Il ministro ha osservato che anche nella citazione di Einaudi da parte di Napolitano si legge "chiaramente lo scopo dell'attivazione di questa procedura, non certo quello di sollevare conflitti politici o polveroni". "Il capo dello Stato ha utilizzato il mezzo più corretto tra quelli previsti dal nostro ordinamento per risolvere i problemi interpretativi della legge sulle intercettazioni quando queste abbiano ad oggetto conversazioni telefoniche che hanno come interlocutore anche il capo dello Stato", ha spiegato il guardasigilli.

Anm non prende posizione. Nessuna posizione netta, da parte dell'associazione magistrati: "Troppe parole fanno male alle indagini e ai processi - ha detto il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli - l'Anm non vuole interferire in alcun modo. Ha il massimo rispetto delle vicende giudiziarie e non interviene mai nel merito''.

Le reazioni. Si schiera al fianco dei magistrati siciliani il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro:  "Ha ragione il Presidente della Repubblica quando sostiene che non devono esserci interferenze tra i vari organi costituzionali dello Stato e, proprio per questa ragione, ci auguriamo che nessuno, qualunque carica rivesta, interferisca con l'Autorità Giudiziaria nell'accertamento della verità - ha affermato l'ex magistrato in una nota -. Ciò premesso - prosegue il leader Idv - l'Italia dei Valori si schiera, senza se e senza ma, al fianco di quei magistrati palermitani che stanno facendo ogni sforzo possibile per accertare la verità in ordine alla pagina buia rappresentata dalla trattativa tra Stato e mafia, che ha umiliato le istituzioni ed ha visto magistrati del calibro di Falcone e Borsellino perdere la vita, mentre altri trattavano per farla franca". "Più che opportuna l'iniziativa del Quirinale. Porterà chiarezza ed eviterà in futuro contraddizioni e pericolosi conflitti tra poteri dello Stato", ha scritto su twitter Enrico Letta, vice segretario del Pd.

È convinto che il presidente Napolitano abbia agito bene il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "Bene ha fatto il capo dello Stato a sollevare conflitto d'attribuzione nei confronti della Procura di Palermo per il gravissimo comportamento del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che continua a violare anche le più semplici regole del vivere civile, per non parlare dei suoi violenti strappi alla carta Costituzionale in materia di riservatezza della comunicazioni, ancor più tutelate quando si tratti di conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica". "L'iniziativa del presidente della Repubblica di chiarire le prerogative dell'istituzione che rappresenta è un atto di responsabilità che solo gli analfabeti possono fraintendere", afferma, poi, il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. Di ''doverosa e ineccepibile iniziativa del capo dello Stato, volta a restituire il giusto ordine dei poteri costituzionali della Repubblica'', parla il segretario nazionale Pri, Francesco Nucara. ''È sempre troppo tardi - conclude - per affrontare radicalmente il problema dell'uso perverso delle intercettazioni''.

sabato 14 luglio 2012

Con il ritorno di Silvio si proclama la fine del Pdl. Non rientra in campo per salvare l'Italia ma per salvare il suo partito.

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Torna Berlusconi, se ne va Stracquadanio: “E’ al tramonto, lascio il Pdl”

L'ex fedelissimo annuncia il passaggio al gruppo misto della Camera: "La sua ricandidatura è la conferma che il partito non esiste". Il Cavaliere al Qn: "Torno per non buttare 18 anni di lavoro". Galan: "Via Tremonti e La Russa" 

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Silvio Berlusconi torna in campo ma il Pdl perde uno dei suoi volti più noti: Giorgio Stracquadanio, per tanti anni fedele custode dell’ortodossia arcoriana, annuncia che passerà al gruppo misto della Camera. “Ho perso la mia battaglia, non mi resta che trarne le conseguenze. Lascio il Pdl”, afferma Stacquadanio in un’intervista al Corriere della Sera. “Berlusconi è al tramonto e la sua ricandidatura è la conferma che il Pdl non esiste”, continua. Il deputato dà sfogo a un malcontento covato per diversi mesi: “Mi sarei aspettato che il Cavaliere usasse la sua forza per dar vita a un progetto liberale, invece tutto resta in continuità con gli errori del passato”. Per questo, spiega il parlamentare, “ho scritto a Berlusconi e al capogruppo Cicchitto e ho detto loro che me ne vado”.
Il passaggio al gruppo misto è fissato per lunedì: “Mi metto a disposizione di un progetto liberista e libertario, che difenda il blocco sociale rimasto deluso dal Pdl”. Berlusconi e Tremonti, aggiunge Stracquadanio, “sono entrambi corresponsabili della mancata rivoluzione liberale”, mentre il segretario Alfano “è un bravo ragazzo, ma come avrebbe detto il Berlusconi di un tempo è uno che vive di politica, non per la politica. La sua biografia era il prodromo della sconfitta”.
Berlusconi era atteso ieri a un congresso dei Cristiano-riformisti a Roma, con tanto di gruppi di ignari anziani convogliati in sala, per la sua prima apparizione pubblica dopo l’annuncio del “ritorno in campo”. Un’intervista al Cavaliere compare però oggi sul Quotidiano nazionale: “Torno in pista per salvare il Pdl”, afferma. “Alle elezioni politiche del 2008 abbiamo preso il 38%. Se alle prossime dovessimo scendere per assurdo all’8%, che senso avrebbero avuto 18 anni di impegno politico?”. Un sondaggio Ipr marketing-Repubblica.it reso noto ieri, però, indicava che l’”effetto Berlusconi” sulle sorti elettorali di un’ipotetica coalizione di centrodestra sarebbe pari a zero.
Berlusconi spiega che avrebbe voluto dare l’annuncio della propria candidatura “più in là, magari all’inizio dell’autunno. Ma qui non si riesce a tenere niente di riservato”. All’intervista, realizzata per il nuovo libro di Bruno Vespa, era presente anche Angelino Alfano, che in merito alla ridiscesa in campo del Cavaliere ha ribadito: “Il candidato è lui. Io resto solo il segretario del partito”.
Sul nuovo corso del Pdl il dibattito è aperto: “Berlusconi ha fatto bene a chiedere le dimissioni a Nicole Minetti, ma dovrebbe chiederle a molte più persone”, afferma su Libero l’ex ministro ed ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. “Anzi, non dovrebbe chiederle, dovrebbe dimetterle direttamente”. L’allontanamento dovrebbe riguardare, specifica Galan, “quelli che in questi anni non hanno mai pronunciato la parola ‘liberale‘ e sono i colpevoli della non-attuazione di molti punti del nostro programma di governo”, come “Ignazio La Russa e Giulio Tremonti”.
Intanto, nel corso di un’assemblea del Pd a Roma, il segretario Pier Luigi Bersani ha definito “agghiacciante” la ricomparsa di Berlusconi come possibile candidato premier: “Quale risparmiatore dovrebbe aver fiducia nell’Italia”, si chiede Bersani, “davanti a liste di fantasia, partiti per procura, leadership invisibili e senza controllo o agghiaccianti ritorni?”.

venerdì 13 luglio 2012

Il sondaggio: “L’effetto Berlusconi sull’elettorato di centrodestra è zero”

MA DOVE VUOLE ANDARE? ... LA SUA STRADA E' ORMAI IN DISCESA GIA' DA TEMPO, ED è UNA DISCESA SENZA PIù FRENI. ASSISTETE AGLI EVENTI. SI STA' SCAVANDO LA FOSSA, BEN PER NOI.

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La ricerca di Ipr Marketing per Repubblica.it dà un'ipotetica coalizione Pdl-Lega-La destra al 30%, sia con il Cavaliere sia con Alfano come candidati premier. Boom del Movimento 5 Stelle, al 20%. Il centrosinistra al 41% con Bersani

L’effetto Berlusconi sull’elettorato del Pdl è pari a zero. E’ quanto emerge da un sondaggio effettuato dall’Istituto Ipr Marketing, diretto da Antonio Noto, per conto di Repubblica.it, che indica anche un boom del Movimento 5 Stelle, dato al 20%. Un’ipotetica coalizione di centrodestra Pdl, Lega nord e La destra conquisterebbe il 30% dei consensi (alle politiche del 2008 era il 46,5%) tanto sotto la guida del Cavaliere – che ha annunciato il suo “ritorno in campo” proprio per portare maggiori consensi al partito – quanto sotto quella dell’attuale segretario Angelino Alfano. D’altra parte, il cattivo giudizio sul governo Berlusconi è netto, visto che il 64% degli italiani ne ha un ricordo negativo, contro il 34% che si esprime positivamente. Ipr marketing quota con un sostanzioso 20% il Movimento Cinque Stelle.
Ecco il risultato delle intenzioni di voto per i diversi schieramenti in campo nelle due ipotesi.
1) Berlusconi candidato del Pdl
PD-UDC+Altri centrosinistra con Bersani candidato premier 42%.
PDL-LEGA+Altri centrodestra con Berlusconi candidato premier 30%.
Movimento 5 Stelle con Grillo candidato premier 20%.
Altre coalizioni con altri candidati premier 8%.
2) Alfano candidato del Pdl 
PD-UDC+Altri centrosinistra con Bersani candidato premier 41%.
PDL-LEGA+Altri centrodestra con Alfano candidato premier 30%.
Movimento 5 Stelle con Grillo candidato premier 21%.
Altre coalizioni con altri candidati premier 8%.
Il sondaggio è stato realizzato intervistando, con il sistema Tempo Reale, un campione di 1.000 italiani.

Parla Berlusconi, in platea ANZIANI PORTATI ALLA CONVENTION A LORO INSAPUTA, IL PASSO SUCCESSIVO MAGARI IN UN GHETTO, MI VIENE DA PENSARE PER POI..., LA STORIA NON DEVE RIPETERSI

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Il Cavaliere apre così la sua campagna elettorale. I frequentatori del centro sociale anziani Don Giorgio Talkner sono arrivati all'incontro dei Cristiano riformisti con tre pullman. Tanti di loro non sapevano dove sarebbero stati accompagnati

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Decine di anziani arrivati al comizio dei Cristiano riformisti per ascoltare Berlusconi, ma a loro insaputa. I frequentatori del centro sociale anziani Don Giorgio Talkner, provenienti da alcune località dei dintorni di Roma, tra cui Fiumicino, Aranova, Testa di Lepre e Bracciano sono arrivati all’hotel Ergife, nella Capitale, con tre pullman. Come riporta l’Agi, sono stati subito accompagnati nelle sale al piano di sotto riservate per la convention del movimento guidati da Antonio Mazzocchi.
Di fatto si tratta del primo comizio dell’ex premier dopo la decisione di tornare a scendere in campo, sebbene non abbia ufficializzato la sua sesta candidatura alla corsa per palazzo Chigi. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, però, ha già confermato che Berlusconi sarà candidato premier del Pdl e che, a differenza di quanto annunciato nei giorni scorsi, non si faranno le primarie nel centrodestra.
Gli anziani sono accaldati, sventolano il ventaglio e chiedono di alzare l’aria condizionata, ma non si negano ai giornalisti. Spiegano di essere pronti ad ascoltare gli interventi, anche se molti di loro confessano di non essere qui per fede politica. Alcuni, addirittura, non erano nemmeno a conoscenza della destinazione della gita. Prima di Berlusconi parlerà il segretario Angelino Alfano, davanti a una platea di circa 350 persone. In sala sono presenti i capigruppo di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini.

"Non sarò io la donna del ticket ma il tempo delle Minetti è finito"

La Santanché all'attacco: "L'idea l'ho avuta io prima di Alfano. La Russa e Cicchitto fuori da questa scelta"

di FRANCESCO BEI
ROMA - "Io faccio una battaglia perché Berlusconi si candidi in ticket con una donna. Ma quella donna non sarò io". Daniela Santanché è tornata. Appena ha sentito l'odore del sangue si è ributtata nella mischia.

Mi scusi, ma questa idea del ticket femminile non l'ha già proposta Alfano?
"Alfano arriva tardi, io l'ho detto tre giorni prima di lui".

Tutti pensano: eccola, Santanché sgomita per fare la vice del Cavaliere...
"Sbagliato. Io voglio vincere questa battaglia di principio, ma non sono in corsa, si tranquillizzino tutti. Non sarò io".

Sicura?
"Sicura. Ma voglio fare la differenza con le donne del centrosinistra, che hanno sempre subìto le scelte dei capi. Io questa battaglia me la voglio intestare".

Se non sarà lei, chi deve essere?
"Non lo so. So però chi non deve essere".

È un indovinello?
"Non deve essere una professionista della politica. Vorrei una donna che sia una lavoratrice e una madre, con la passione della politica come libertà".

Se l'immagina una donna scelta dal Cavaliere? C'è bisogno davvero che le faccio io l'identikit?
"No, perché la fermo subito: il tempo delle Minetti è fi-ni-to".

Ma scusi, come fa Berlusconi, dopo
lo scandalo del bunga-bunga, a presentarsi in ticket con una donna?

"Questa immagine di Berlusconi è falsa, chi lo conosce lo sa bene. Se solo avessi il dubbio che Berlusconi è quella roba lì, quella che avete raccontato voi, sarei io la sua peggior nemica, la sua fustigatrice".

Veramente è stata proprio lei a dire che Berlusconi le donne le apprezzava solo "in orizzontale"...
"Perché allora non lo frequentavo! Venivo da un altro mondo ed ero condizionata dai racconti altrui. Io ora ho la certezza che Berlusconi non è così".

Nel Pdl non è che hanno fatto proprio i salti di gioia al ritorno del Cavaliere...
"A me interessa poco come è stato accolto nei palazzi o dalle nomenclature di partito. Io so soltanto che quando vado in giro tutti mi chiedono: ma Silvio quando torna? Qualcuno nel Pdl può avere il mal di pancia, qualcuno può aver sbagliato i conti, ma io me ne fotto. A me interessa cosa pensa il nostro popolo".

E le donne come la prenderanno questa ricandidatura dopo tutto quello che è successo?
"A forza di infangare Berlusconi con le foto, le feste, il bunga-bunga, le donne le abbiamo un po' perse per strada, ovvio. È per questo che al suo fianco oggi deve avere una donna. Ma stavolta non è che la scelgono i vari La Russa e Cicchitto, sia chiaro. È finito il tempo dell'ubbidienza: stavolta la donna la scelgono le donne".

Berlusconi terrorizza la Ue "Il suo ritorno è un pericolo"

Le Cancellerie europee lanciano l'allarme a Palazzo Chigi. "Rovinerà tutto quello che ha fatto Monti"

UN PO' increduli e molto preoccupati, gli europei hanno accolto il ritorno di Berlusconi sul proscenio della politica italiana come fosse quello di un fantasma che si sperava definitivamente esorcizzato. Un fantasma che li riguarda da vicino, perché l'Italia è, fin dagli inizi della crisi, il campo di battaglia su cui si giocano le sorti dell'euro e dell'Europa. E l'allontanamento di Berlusconi, propiziato dal cordone sanitario in cui lo avevano isolato le cancellerie europee, era stato un passo considerato decisivo per salvare il Paese e, con esso, la moneta unica. Da quando i giornali hanno riportato le dichiarazioni di Alfano che aprono la strada a una rinnovata leadership berlusconiana della destra italiana, i centralini di Palazzo Chigi e quelli del Quirinale hanno passato ai piani alti dei due palazzi molte telefonate provenienti dalle altre capitali europee con richieste di chiarimenti e segnali di inquietudine. E il "percorso di guerra" di Monti a Bruxelles si è fatto, se possibile, ancora più difficile.
(L'articolo integrale su Repubblica in edicola e su Repubblica+)
(13 luglio 2012)

mercoledì 4 luglio 2012

I trafficanti di Amnesia, la nuova droga il neomeolodico Marciano e lo spaccio

"Neanche se faccio un concerto vengono tutte queste telecamere" il commento di Tony, il neomelodico che incise l'hit "Io sono meridionale", ai carabinieri che lo arrestano. In uno degli ultimi dischi, intitolato 'Nun ciamm arrennere', attaccava i i pentiti. Per lui l'accusa è di traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso


Quando ha visto arrivare i carabinieri, e anche i giornalisti, Tony Marciano, cantante neomelodico arrestato oggi nel corso di un'operazione dei carabinieri - 22 arresti tra affiliati del clan Gionta per traffico di droga - ha esordito così: "Neanche se faccio un concerto vengono tutte queste telecamere".

ASCOLTA "Nun ciamm arrennere", la sua canzone contro i pentiti di camorra

L'accusa, per Marciano, è di traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso e, secondo le indagini, sembra fosse tra i finanziatori e gli organizzatori del giro di spaccio.

I momenti dell'arresto

Spaccio che puntava anche sull'Amnesia: tipo di droga molto diffusa tra i giovani; un mix di marijuana di pessima qualità e altre sostanze psicotrope dagli effetti ritenuti molto pericolosi e che determina, per l'appunto, l'amnesia. Stamani il blitz dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata che ha permesso di scoprire il traffico di stupefacenti dall'Olanda all'Italia.

Il caso/La camorra a Milano, sigilli al Gran caffè Sforza
Marciano esplose come cantante negli anni Ottanta, quando incise un disco intitolato 'Io Sono Meridionale', brano hit che fece vendere 150mila copie. Nella sua carriera, anche un duetto con Maria Nazionale nel brano 'Io e te'.

CANZONE CONTRO I PENTITI - In una delle sue ultime canzoni 'Nun ciamm arrennere' (Non ci dobbiamo arrendere, ndr), Tony Marciano, il cantante neomelodico arrestato nel corso di un'operazione dei carabinieri per traffico di droga, se la prendeva con i pentiti. Quegli stessi pentiti anche grazie ai quali è scattato il suo arresto. Nel brano Tony Marciano sottolinea che i pentiti "hanno perso l'omertà" e che "hanno fatto cadere un impero". Ma, dicendo che è latitante da un anno, aggiunge anche: "Non mi faranno perdere la dignità".

L'ORDINE: RECLUTIAMO MINORENNI PER LO SPACCIO - Ad inchiodare il cantante neomelodico sono i contenuti delle conversazioni intercettate all'interno della Toyota rav 4 e nelle quali si ascolta Marciano parlare con la coindagata Carmela Nasto. "Ah, dobbiamo trovare a qualcuno? e noi dobbiamo trovare e mettiamo i minorenni a spacciare...", propone il cantante parlando della necessità di rafforzare e migliorare la rete di spacciatori di una piazza di spaccio.

IL NEOMELODICO VOLEVA TRASPORTARE DROGA - Tra le diverse intercettazioni a suo carico, inoltre, ce n'è una in cui prova a ovviare alla mancanza di un corriere per trasportare la droga dall'estero offrendosi personalmente di fare il viaggio nascondendo 300/400 pacchi di hashish nel doppiofondo di un'auto. "Il rischio dov'è? che la macchina con il sistema e che scendono trecento/quattrocento pacchi di 'fumò da là sopra...Li metti sotto la macchina...No dici, dove sta...Fammi sentire...".

IL CLAN GIONTA IMPONEVA I CANTANTI - Sono numerosi i collaboratori di giustizia che ricostruiscono il ruolo di Tony Marciano nell' ambito del clan camorristico Gionta; i loro verbali sono contenuti nell'ordinanza di custodia cautelare notificata oggi al cantante neomelodico. Racconta per esempio Vincenzo Saurro: "Tony Marciano si esibiva assai spesso anche nei concerti in piazza, in occasione della festa patronale della Madonna della Neve. Si tratta di una festa in cui il clan Gionta entra pesantemente, in quanto la cosca impone il pizzo sia alle imprese che installano le luminarie sia ai gestori delle bancarelle in cui si vendono panini, dolciumi, cibarie e giocattoli. E' sempre il clan Gionta a decidere quali cantanti devono essere invitati e quali no, e questo perchè la festa della Madonna della Neve si celebra proprio nella zona dell'Annunziata, ossia nel quartiere che costituisce la storica roccaforte dei 'Valentini' (così, dal nome di battesimo del capoclan, sono soprannominati gli affiliati al clan Gionta, ndr). E' sempre il clan Gionta a provvedere al pagamento dei cantanti. Spesso accade che questi ultimi vengono ricompensati, oltre che con somme di denaro, anche con quantitativi di cocaina".

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