sabato 18 giugno 2011

Sant'Eligio Protettore degli Orafi. Da Giovanni Paolo II nel 1999 ha designato il Santo protettore dei Creativi e degli Artisti


I lavoratori visibili sono Dante Alighieri, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi

Da ieri il quadro di S. Eligio verso Torino alla mostra internazionale dedicata all’unificazione d’Italia


MUSSOMELI – “La bottega di Sant’Eligio” da ieri ha lasciato l’altare della chiesa di Sant’Antonio dove era collocata da più di un secolo, per essere trasferita a Torino, dove arricchirà una mostra internazionale dedicata all’unificazione d’Italia. Nel primo pomeriggio, una ditta romana, la Gondrad, ha tolto la pala, e dopo averla impacchettata e caricata su un camion, è partita alla volta del Piemonte. Il dipinto è stato scelto tra le 350 opere che meglio

 

rappresentano l’arte italiana prima dell’unificazione d’Italia, ma -come nel caso di questo quadro- anche durante gli anni in cui l’Italia divenne finalmente unita. La data in cui l’opera fu commissionata è il 1860. La storia dice che l’idea di abbellire la chiesa di Sant’Antonio con un quadro che raffigurasse Sant’Eligio, protettore degli orafi ma anche dei cavalli, fu del canonico Antonio Cinquemani. La consegna, da parte dell’artista palermitano Giuseppe Di Giovanni, avvenne però 4 anni dopo, nel 1863. Ebbene, per lo staff del direttore della mostra, Antonio Paolucci, la “Bottega di Sant’Eligio” fa parte dell’elenco dei gioielli che meglio rappresentano l’arte palermitana, tanto da aver conquistato un posto importante nella rassegna che sarà aperta dal 17 marzo all’11 settembre all’interno delle scuderie di Juvara della Reggia di Venaria e dal titolo: “La Reggia d’Italia. La bella Italia. Arte e identità delle città capitali. I grandi maestri dell’arte italiana dall’antichità all’Unità d’Italia”. A supervisionare le operazioni di “trasloco”, il dirigente responsabile per i beni storici, artistici e iconografici della Soprintendenza ai Beni culturali di Caltanissetta Cris Nucera, inviato per controllare le operazioni dal

    

soprintendente Matteo Scognamiglio. Nucera, con la collaborazione del geometra Michele Nicosia, è l’uomo che ha risolto il problema tecnico che avrebbe impedito al dipinto di essere rimosso. “Purtroppo c’era un gradino sull’altare che non permetteva di potere staccare il quadro dalla posizione in cui era collocato. Ho chiamato un muratore, Paolo Messina, e con il suo intervento ne abbiamo permesso il trasferimento. E’ un’opera importante, non solo per il valore artistico, ma anche perché raffigura il risveglio dell’arte proprio nel periodo dell’unificazione d’Italia”. Il parroco del Carmelo, don Calogero Mantione, sottolinea l’importanza dell’evento per Mussomeli. “Dobbiamo essere contenti perché proprio un quadro di una chiesa di Mussomeli rappresenta la diocesi nissena se non proprio l’arte siciliana”.C’è da dire che 

 

sotto il punto di vista dell’arte l’unificazione d’Italia è stato un momento storico che ha cambiato le sorti di un popolo, una grande rivoluzione non solo politica ma soprattutto culturale, compiutasi dopo secoli in cui l’identità italiana cominciava a rafforzarsi anche e soprattutto nell’arte. Cosa c’è stato prima di quel 1861? Quali sono stati i movimenti artistici che hanno composto l’humus su cui è attecchita una nazione intera? Una risposta tenterà di darla una mostra, una raccolta di 350 opere dei più grandi artisti italiani. E tra i dipinti che arricchiranno la Citroniera e la Scuderia grande di Filippo Juvarra all’interno della Reggia di Venaria, a Torino, uno arriverà direttamente da una chiesa di Mussomeli. Un quadro a tema religioso, forse fin troppo anonimo per i mussomelesi, ma che rappresenterà l’arte siciliana del periodo di pre-unificazione. Si tratta della “Bottega di San’Eligio”, conservato in un altare laterale della chiesa di Sant’Antonio. Commissionata e realizzata nel 1860 dal palermitano Giuseppe Di Giovanni, è stato scelto per riempire gli straordinari scenari delle Scuderie Juvariane nella mostra che sarà aperta dal 17 marzo all’11 settembre. Titolo della rassegna: “La Reggia d’Italia. La bella Italia. Arte e identità delle città capitali. I grandi maestri dell’arte italiana dall’antichità all’Unità d’Italia”. E quando si parla di maestri si parla di personaggi del calibro di Giotto, Beato Angelico, Donatello, Botticelli, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Correggio, Bronzino, Tiziano, Veronese, Rubens, Tiepolo, Canova, Hayez, Parmigianino, Velazquez, Bernini e tanti altri. Ad organizzarla uno dei massimi esponenti della cultura e della critica internazionale: l’ex ministro e attuale direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci. “La raccolta- spiegano gli organizzatori- propone l’immagine delle diverse città -culture, tradizioni e ricchezze storico- artistiche viste da grandi artisti che hanno fatto la storia. Dal percorso emerge e si afferma il profilo di uno stile italiano”. E “La Bottega di Sant’Eligio” viene considerato tra i dipinti che meglio hanno incarnato la bellezza dell’arte italiana.



Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog