Il sindaco di Firenz: "Noi siamo gli unici a proporre una riforma globale anche dei temi sul campo". Ancora polemiche con D'Alema: "Smettiamo di usare Berlusconi come alibi". La replica di Bersani: "Stia attento a non dar per nuove ricette che abbiamo già sentito negli anni '80 e '90, sia nei meccanismi di comunicazione nei contenuti"
“Credo – ha continuato il primo cittadino di Firenze – che il programma che abbiamo pubblicato” sia un programma “che suscita interesse. Qualcuno lo contesterà ma vivaddio. In giro per l’italia ho visto molta gente interessata. Che ci sia un blocco sostanziale al di là degli aspetti tecnici è evidente. Quando si parla di riforme si dice “vai avanti tu che mi scappa da ridere”. Si va avanti da trent’anni con le stesse idee. Noi siamo stati gli unici a dire anche nel nostro partito che il “re era nudo”. Viviamo un momento in cui la burocrazia soffoca tutto. Ci sono persone come i sindaci che nel corso di questi anni hanno tagliato, che sono libere e possono cambiare le cose”.
Renzi ha poi parlato dell’intervento di ieri dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi, approfittandone per tornare sulla lunga polemica con Massimo D’Alema: “Noi stiamo cercando di parlare del futuro dell’Italia partendo da una situazione in cui per 20 anni c’è stato Berlusconi e l’antiberlusconismo. Perché se siamo a questo punto la colpa non è solo di Berlusconi. Non si può avere sempre l’alibi di Berlusconi. Non ho mai visto le primarie del Pd invase dal centrodestra – ha aggiunto Renzi – le primarie sono una grande occasione di partecipazione. Rassicurerei D’Alema, se c’è una invasione alle primarie e non si vota un candidato che lui preferisce non significa allora che sia una spia del nemico: possono votare anche quello che lui non preferisce ed essere genuini”.
Quanto alla polemica sulle Cayman – per la cena con il finanziere Davide Serra di dieci giorni fa – il sindaco di Firenze ha puntato il dito contro la cattiva fede dei suoi avversari interni: “La vicenda delle Cayman è stata usata per denigrazione ed è molto triste, perché vuol dire che c’è una incapacità a parlare di fronte. Io – ha aggiunto – ho un mutuo per una casa a Pontassieve, non ho conti cifrati nei paradisi fiscali. La finanza è fondamentale, bisogna interloquire con la finanza ma bisogna dare delle regole, mentre quelli di prima sono stati subalterni alla finanza”. Renzi poi ha lanciato una stilettata ai compagni di partito: “Vogliamo parlare di Mps o della scalata, ma io la chiamerei ‘sfilata’, Telecom finanziata dalla politica? E’ una vicenda che è sotto gli occhi di tutti e allora D’Alema era presidente del Consiglio e Bersani ministro dell’Industria”.
Non si è fatta attendere la risposta di Pier Luigi Bersani, che da Domenica In ha commentato l’appeal di Renzi sull’elettorato di centrodestra. “La destra è in crisi, tanti elettori interpretano novità e hanno avuto intenzione di giocare a casa nostra non avendo le primarie. Ora mi fa piacere che le primarie si terranno anche nel centrodestra” ha detto il segretario del Pd, secondo cui anche Beppe Grillo dovrebbe cimentarsi nelle elezioni dal basso perché “nessuno può stare in un tabernacolo”. Dopo la parentesi dedicata al Movimento 5 Stelle, Bersani a ‘dedicarsi’ al rottamatore. Prima paragonandolo a Berlusconi (che preoccupa di più il leader democratico “perché di populismo ne abbiamo avuto già un bel pò e il centrodestra su queste posizioni non farebbe bene al Paese”, poi con un attacco diretto. “Renzi stia attento a non dar per nuove ricette che abbiamo già sentito negli anni Ottanta e Novanta, sia nei meccanismi di comunicazione nei contenuti”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani, parlando a ‘Domenica in’. “La gente si e’ stancata di meccanismi anche di comunicazione che hanno fatto il loro tempo” ha detto Bersani, secondo cui “il Pd avrà anche tanti difetti ma è l’unica carta che si ha, vogliamogli bene. A volte sento dei toni troppo aggressivi, che sembra non vengano dagli avversari – ha concluso – Renzi dovrà dare una mano alla nostra crescita”.
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