Batman chiama in causa l'uomo di Cicchitto. Tra coloro che erano a conoscenza della tripla indennità c'è anche Pier Ernesto Irmici, vicino al capogruppo. E spuntanto 45mila euro per il tesseramento
di CARLO BONINIROMA - Avviso ai naviganti del Pdl. "I vertici del Partito - dice Carlo Taormina, avvocato di Franco Fiorito - stiano attenti perché i contributi regionali a volte tracimano: oltre ad essere utilizzati per spese regionali, vanno altrove. Anzi, vanno ovunque all'interno di un partito". Non sembra un'alzata di ingegno alla vigilia dell'interrogatorio di garanzia (oggi alle 13 a Regina Coeli) di un detenuto che radio carcere dà "sereno", "tonico", grato al direttore (cui ha scritto una lettera) per il trattamento ricevuto in una cella di isolamento in cui si è fatto portare una cassa di Fanta e Coca Cola.
Tutt'altro. Perché ora si scopre che nel suo unico interrogatorio da libero del 19 settembre scorso, Fiorito ha già abbozzato una prima e in qualche modo specifica chiamata di correo "politica" sulla "consapevolezza" e dunque responsabilità del partito nel Sistema Lazio. E lo ha fatto tirando dentro quattro consiglieri regionali, uno dei quali, Pier Ernesto Irmici, è occhio, braccio e orecchio di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera.
Non solo: in quello stesso interrogatorio conferma "l'emissione dal conto pdl alla Pisana di 44.500 euro a suo beneficio", che, dice, "furono da lui utilizzati per la campagna del tesseramento del Pdl". Un "miracolo" da 250mila tessere in Regione e 120mila a Roma che non ha mai smesso di far discutere non foss'altro perché, come disse qualcuno, un partito che non fa congressi per avere tutte quelle tessere se le deve comprare.
Chi sapeva della spartizione
L'interrogatorio del 19 settembre, dunque. Si legge a pagina 4 del verbale (depositato agli atti dell'inchiesta). "La scelta della cosiddetta "tripla quota" (i 300mila euro annui che Fiorito si autoassegnava a titolo di indennità cumulando le sue cariche di presidente del gruppo regionale, presidente della Commissione bilancio e consigliere, ndr) non è stata deliberata dal Gruppo consiliare - dice Fiorito al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Alberto Pioletti - ma risponde a una prassi. Seguita da sempre sia nel Pdl che negli altri gruppi e che ho trovato al momento del mio insediamento. Certo, non tutti i consiglieri del mio gruppo erano a conoscenza di questa prassi e delle modalità con cui mi attribuivo la 'tripla quota' ma qualcuno sì".
Chi? "Tra le persone a conoscenza della prassi c'erano i quattro membri della Commissione bilancio del mio gruppo: i consiglieri Del Balzo, Irmici, Galetto e Bernaudo. I quali intendo precisare che non hanno percepito la 'doppia quota' (200 mila euro annui ndr), avendo optato per l'erogazione di eventi da parte della Presidenza del Consiglio".
Quanto invece ai consiglieri "Abbruzzese e Rauti (la moglie del sindaco Alemanno, ndr), i loro plafond sono nella mia disponibilità perché i due, nelle rispettive qualità di Presidente del Consiglio Regionale e membro dell'ufficio di presidenza, percepiscono, e utilizzano per le loro attività, personale e indennità distinti".
L'uomo di Cicchitto e gli incontentabili
Se Fiorito dice il vero, il sistema di spartizione dei fondi regionali destinati al gruppo Pdl era dunque un segreto di Pulcinella. E certo non confinato alle mura della Pisana. Non fosse altro, appunto, che tra i consiglieri indicati a verbale appare quel Pier Ernesto Irmici che, fino al 2010 è stato portavoce di Cicchitto alla Camera.
Politicamente, infatti, Irmici è Cicchitto. Che lo volle alla Pisana infilandolo nel listino bloccato della Polverini. Un "nominato" che, alla fine di luglio, quando Fiorito viene destituito da capogruppo non a caso non appare tra i firmatari (9) della congiura. Di cui Fiorito dà questa spiegazione: "La mia destituzione nasce dalla mia intenzione di regolarizzare alcune spese che mi sembravano fuori controllo effettuate dai 5 consiglieri dell'ex gruppo Forza Italia: Battistoni, Nobili, Bernaudo, Miele, Del Balzo, Colosimo, De Romanis, Cappellaro, nonché il segretario di quest'ultima Andrea Palazzo, i quali volevano un ampliamento del plafond trimestrale".
Difficile anche pensare che di tanta rapacità nulla sapesse Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl, che, già a fine luglio, aveva messo le mani nell'immondezzaio su cui era seduta quella allegra brigata di consiglieri e che, ancora il 12 settembre, chiedeva a Fiorito conto (fotocopiandoli nel suo ufficio alla Camera) degli scartafacci di ricevute e scontrini messi da parte per ricattare i propri amici di partito (circostanza su cui verrà presto sentito dai pm di Viterbo, ieri a Roma per concordare un probabile trasferimento per competenza dell'inchiesta nella capitale).
Nessun commento:
Posta un commento