Viaggi, cene e lussi di Pietro Vittorelli indagato, insieme al fratello accusato di riciclaggio, per appropriazione indebita del denaro del monastero

La storia è iniziata circa un anno fa a seguito di una segnalazione dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia: qualcosa non tornava nei conti della diocesi. È partita così un’indagine che ha permesso ai finanzieri di ricostruire le ruberie dal 2008 al 2013, quando Vittorelli ha lasciato l'incarico per problemi di salute. Gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero di Roma, Francesco Marinaro, hanno ricostruito decine di prelievi e versamenti: 141mila sottratti dal conto Ior dell’Abbazia e giustificato anche dall’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria vaticana, come denaro prelevato per fini caritatevoli, 200mila euro sempre dallo stesso conto; e poi 202.000, 44.500 e 164.900. Denaro che l’abate girava al fratello, promotore finanziario, che lo nascondeva, lo ripuliva e poi lo faceva riapparire su qualche conto cointestato a sé e al fratello religioso o alla moglie.
Ma che l’abate di Montecassino fosse un personaggio controverso con una vita da nababbo non lo si scopre oggi. C’è chi racconta di cene romane e londinesi a base di ostriche a champagne da 700 euro e la sua carta di credito registra spese da 34mila euro mensili. E, ancora, viaggi in mezzo mondo e alberghi a cinque stelle: solo a Londra avrebbe speso di hotel 7mila euro, da sommare ai 2mila dilapidati nella boutique di Ralph Lauren. Mentre una minivacanza a Milano al Principe di Savoia gli è costata 2mila euro. E tra i beni sequestrati ieri dalla Guardia di Finanza (per la maggior parte conti correnti) sono spuntate anche due case a Roma intestate al fratello Massimo.
Suonai ma non mi fu aperto, era la casa della Carità di Cassino. |
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