giovedì 23 maggio 2013

Camera, la lobby politica che appoggia le slot machine

Soldi di Sisal e Lottomatica alla fondazione di Letta. Il premier smentisce. Ma tutti i governi hanno sempre favorito il settore.

di Giovanni Florio
Il premier italiano Enrico Letta.

Le concessionarie del gioco d’azzardo devono circa 98 miliardi di euro allo Stato italiano per tasse inevase. La Corte dei Conti, però, le ha condannate a rimborsacene solo 2,5: in pratica uno sconto del 97,4%.
Chissà se Equitalia è disposta a concederlo anche a un privato cittadino, quando riceve la sua bella cartellina esattoriale.
PARLAMENTO COMPLICE. Dovranno avere qualche santo in paradiso, queste società che gestiscono le sale slot machine e il gioco d’azzardo in Italia, viene da pensare. E in effetti non pensiamo male, ce ne hanno parecchi di santi, non in paradiso ma in parlamento, a cui offrono molti doni (in euro, migliaia e migliaia).
Un report, portato in audizione al Senato da Matteo Iori, presidente di Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo) ha messo insieme nomi e cognomi di politici finanziati, direttamente o indirettamente, attraverso fondazioni o associazioni da loro presiedute, dai colossi del gioco d’azzardo.
AZZARDO E POLITICA. In particolare, ha ricostruito Iori, citato da un intervento in aula del Movimento 5 stelle, «sette ministri, compreso il premier Enrico Letta, fanno parte di una fondazione, che si chiama «VeDrò», finanziata anche da due multinazionali del gioco di azzardo, Lottomatica e Sisal. Letta ricevette 15 mila euro di contributi riferibili al titolare di Hbg, una delle più grandi aziende del gioco d'azzardo. Il nuovo ministro Massimo Bray è anche direttore della rivista Italianieuropei, già sostenuta da importanti contratti pubblicitari con le industrie del gioco d'azzardo. Nel nuovo governo a chi andrà la delega dei giochi d'azzardo? Sarà forse casualmente scelto il nuovo sottosegretario Alberto Giorgetti? Non sarebbe nuovo alla delega ai giochi, perché la tenne per anni sotto il governo Berlusconi con grande piacere dell'industria del gioco».
Lo staff del premier Letta ha risposto così alle accuse: «A parte gli sponsor per VeDrò, Letta non riceve finanziamenti personali o veicolati al partito, men che meno dalle lobby, delle quali da sempre auspica una regolamentazione all'insegna della trasparenza».

Tutti i partiti e governi hanno promosso leggi-regalo al mondo del gioco d’azzardo

Ma c'è anche la Snai, concessionaria delle scommesse sportive in Italia, che ha finanziato le campagne elettorali del sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma anche la Margherita, i Democratici di sinistra, l’Udc, il Movimento per le autonomie, il Partito democratico.
DA FANTOZZI A SCOTTI. Molti politici o figli di politici sono finiti, guarda un po’ il caso, in società che gestiscono il gioco d’azzardo. Come l’ex ministro e onorevole dell’Ulivo, Augusto Fantozzi, ora presidente della Sisal. E poi, ricorda il senatore M5s Giovanni Endrizzi, c’è Vincenzo Scotti che lanciò Formula Bingo insieme a Luciano Consoli (uomo di fiducia di Massimo D'Alema), Francesco Tolotti dell'Ulivo che, con Rolando Nannicini, Massimo Vannucci, Salerno e Gioacchino Alfano, nel 2007 riuscì a modificare il testo unico che regola le slot machine. Ma anche l'onorevole Amedeo Laboccetta; Massimo Ponzellini; Antonio Cannalire, proprietario della Jackpot Game, che a Milano gestiva sale da gioco d'azzardo insieme alla Finanziaria Cinema.
Di chi è quest’ultima? Di un certo Marco Jacopo Dell’Utri, primogenito del senatore Marcello Dell’Utri. Senza dimenticare i legami strettissimi tra Alleanza nazionale e poi Futuro e libertà con il colosso delle slot Atlantis, attivissimo in Italia col nuovo nome di BPlus (il 30% del mercato nazionale è loro).
Rappresentante legale in Italia di Atlantis è stato il deputato Popolo della libertà (Pdl) Laboccetta, mentre vicino ad Atlantis, oltre allo stesso Gianfranco Fini (affare Montecarlo) c’era anche Francesco Cosimo Proietti, detto «Checchino», strettissimo collaboratore di Fini e poi capogruppo di Fli in commissione Finanze alla Camera.
PROVVEDIMENTI AD HOC. Sarà un caso, ma tutti i partiti e governi hanno fatto leggi-regalo al mondo del gioco d’azzardo. A partire dal 1997, col governo Prodi che introdusse la doppia giocata di lotto e Superenalotto e le sale scommesse, poi nel 1999 il governo D’Alema fece nascere le sale Bingo, nel 2003 col governo Berlusconi arrivarono le slot machine, nel 2005 sempre con il Cav vennero introdotte la terza giocata del Lotto e le scommesse Big Match, mentre nel 2006 lo stesso governo introdusse i nuovi corner e punti gioco per le scommesse.
Tra il 2007 e il 2008 col ritorno di Romano Prodi vennero promossi i giochi che ‘raggiungono l’utente’ (sms, telefonici, digitale terrestre) e venne reso legale il gioco d’azzardo online (seppure solo in forma di torneo).
NEL 2012 85 MLD IN SCOMMESSE. Quindi, di nuovo con Berlusconi, via libera a gratta e vinci, videoLottery, Bingo a distanza, 1.000 nuove sale da gioco per tornei di poker dal vivo, SuperEnalotto. E gli italiani con la crisi puntano (e buttano) sempre più soldi, nella speranza di fare il colpo. Se nel 2000 la spesa in Italia per il gioco d’azzardo era di 14,3 miliardi di euro, nel 2012 è arrivata alla cifra monstre di 85 miliardi. Sempre più poveri, con le società d'azzardo che devono ancora allo Stato più di 90 miliardi. Ma sanno pregare molto bene i loro santi in Parlamento, evidentemente. A suon di finanziamenti alla lobby che li protegge.
Giovedì, 23 Maggio 2013

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