mercoledì 3 ottobre 2012

Fondi Pdl, Franco Fiorito in cella da solo prima notte a Regina Coeli: "E' sereno"

L'ex capogruppo del Popolo delle libertà arrestato per peculato non ha fatto richieste particolari all'educatore. Si è svegliato con caffè e fette biscottate. E' nel reparto riservato ai nuovi detenuti, in cui c'è anche Alexandro Vitalone, figlio dell'ex senatore Dc in carcere per stupro. Taormina: "Faremo ricorso al Riesame. E' pronto a rispondere alle domande del gip. I vertici del partito stiano attenti: i contribuiti regionali a volte vanno altrove". Gli inquirenti a caccia di complici. La procura di Viterbo riascolterà "Er Batman"
 

Prima notte tranquilla in cella e poi colazione con caffè, latte e fette biscottate per Franco Fiorito, l'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio da ieri a Regina Coeli dopo l'arresto per peculato nell'inchiesta sui fondi del partito. "Sta una meraviglia. E' tranquillissimo e pronto per l'interrogatorio di domani", ha detto il suo legale Carlo Taormina dopo averlo incontrato in carcere.
 'Batman' è ''su di tono psicologicamente'' e non ha fatto richieste particolari all'educatore, la figura che in questi casi fa le veci del direttore con i nuovi arrivati. Fiorito ha trovato la cella ''di suo gradimento'' e ringraziato il personale. Intanto fuori dal penitenziario romano, il suo avvocato, Carlo Taormina, ha annunciato che ricorrerà al tribunale del Riesame per impugnare l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del suo assistito.

Avrebbe potuto avere una cella con altri detenuti, ma ha preferito rimanere da solo. Fiorito si trova nel reparto riservato ai nuovi detenuti, in cui c'è tra gli altri Alexandro Vitalone, figlio dell'ex senatore Dc Claudio Vitalone, arrestato con l'accusa di stupro. Lo stato di salute di Fiorito è ''abbastanza buono'', si sottolinea, considerando
il peso eccessivo che gli provoca alcuni disturbi lievi. Ha guardato la tv in cella ma quando ha visto i servizi sul suo caso si è innervosito e ha spento: è stato l'unico momento in cui ha perso il buonumore. Avrebbe comprato allo spaccio interno una cassa di bevande gassate, tra cui Coca Cola e aranciata. Come altri detenuti comuni, infatti, può acquistare allo spaccio del carcere prodotti per integrare il vitto.

La difesa di Fiorito. "Immagino Fiorito come uomo sereno e tranquillo. E' forte, abituato alle battaglie e proviene dai ranghi dell'Msi dove si confrontava con grandi problemi", ha detto, a Tgcom24, Carlo Taormina. Prima di andarlo a trovare nel carcere di Regina Coeli, in vista dell'interrogatorio di garanzia che si terrà domani in tarda mattinata, l'avvocato ha precisato che il Collegio di difesa, con lui c'è il collega Enrico Pavia, sta ''mettendo a punto'' tutte le strategie. "Risponderemo a tutte le domande che saranno fatte dal gip Stefano Aprile e dopo l'interrogatorio di garanzia presenteremo un'istanza di scarcerazione al Tribunale del riesame'', ha proseguito il penalista ribadendo che nel ricorso ai giudici competenti sulla legittimità delle misure restrittive contesterà l'insussistenza del reato di peculato ritenendo ''che eventualmente deve essere preso in esame l'appropriazione indebita in quanto i partiti sono delle associazioni private. Cambia tutto e Fiorito deve uscire dal carcere''. L'incontro con il suo assistito a Regina Coeli è durato circa tre ore: "Abbiamo approfondito con Fiorito tutte le questioni e preparato l'atto istruttorio di domani. In questi giorni Fiorito ha sempre parlato - ha detto il penalista - e certamente lo farà anche davanti al gip".

"Le battute che ha fatto prima di andare in carcere sono state significative - ha aggiunto Taormina - al di là della fondatezza o meno delle affermazioni, ha detto di sentirsi tranquillo protestando anche la sua innocenza. Una protesta che ha valore dal punto di vista del sistema politico in cui Fiorito era inserito. C'è una convinzione che quel che si fa lo si faccia perché può essere fatto e quindi questo fa gridare innocenza a chi è coinvolto in vicende come le sue. Questo che noi identifichiamo come sistema, visto come momento di degrado della politica per la speculazione economica è qualcosa che è espressamente previsto, per quanto riguarda le Regioni, dalla legge - ha continuato Taormina - C'è un primo profilo che riguarda il contributo tra elettore ed eletto e lì basta l'autocertificazione per avere il rimborso. Poi c'è il finanziamento dei gruppi consiliari che viene fatto con i soldi pubblici che diventano privati quando entrano nelle casse dei partiti. In questo caso mancano degli indirizzi specifici sulla spesa, ama soprattutto manca la possibilità di svolgere controlli: se mi compro la casa è appropriazione indebita, ma tutto quello che concerne le ostriche e le cene è qualcosa si tratta di una magia che il legislatore è riuscito a fare e impunemente si può rubare. I politici ritengono che la legge li autorizzi a tenersi quei soldi". Sull'accusa di peculato, Taormina ha aggiunto: "Non è una tesi difensiva, ma la giurisprudenza italiana dichiara che i gruppi politici sono espressione del partito politico. Si ricordi la vicenda della Lega Nord. Lì furono accusati di appropriazione indebita e non di peculato. Per i gruppi parlamentari è esattamente la stessa cosa, solo che il peculato comporta l'arresto e l'appropriazione indebita no". Ai microfoni di Agora', su Raitre, Taormina ha lasciato intendere che il caso Fiorito potrebbe coinvolgere fino ai vertici del suo partito:  "Stiano attenti - ha detto - perché i contributi regionali a volte tracimano: oltre a essere utilizzati per spese regionali, vanno altrove, anzi ovunque all'interno di un partito".

'Caccia' a eventuali complici. Il giorno dopo l'arresto di Franco Fiorito in Procura prosegue l'attività di indagine degli inquirenti. L'attenzione di chi indaga si sposta ora su eventuali complici dell'ex tesoriere nell'attività predatoria dei fondi del Pdl. Al momento nel registro degli indagati oltre a Fiorito sono iscritti i suoi ex capo segreteria Bruno Galassi e Pierluigi Boschi. Nei loro confronti non sono stati presi provvedimenti in quanto al momento non sono stati accertati ''arricchimenti personali'' come nel caso di Fiorito. Oggi, intanto, nuovo vertice tra il procuratore aggiunto Alberto Caperna, il sostituto Alberto Pioletti e gli uomini della Guardia di finanza. Oggetto dell'incontro, in base a quanto filtra, le ulteriori verifiche sui bonifici effettuati da Fiorito e gli accertamenti sugli altri 4 milioni e 600 mila euro movimentati negli ultimi anni dall'ex capogruppo. Continuano, infine, i contatti tra i magistrati di Roma e quelli di Viterbo, titolari di un'altra inchiesta su presunte fatture false che vede tra gli indagati lo stesso Fiorito.

L'inchiesta a Viterbo. Proseguono, infatti, le indagini sull'inchiesta sulla falsificazione delle fatture relative alle iniziative politiche di Francesco Battistoni e pagate con i fondi del gruppo consiliare. Il coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso potrebbe essere ascoltato nei prossimi giorni dal pm Massimiliano Siddi. A comunicare al magistrato la disponibilità di Piso a essere ascoltato è stato il suo legale, l'avvocato Luciano Moneta. Piso è stato tirato in ballo da Franco Fiorito il giorno prima di essere arrestato, durante il secondo interrogatorio cui è stato sottoposto a Viterbo. In particolare, ha dichiarato che il 12 settembre scorso ha incontrato alcuni componenti del coordinamento regionale del partito, tra i quali Piso, ai quali ha consegnato il dossier con le fatture delle spese del gruppo, poi distribuite ad alcuni giornali. Fiorito ha aggiunto che le copie del dossier sarebbero state fatte proprio nella sede del Pdl. E sempre lì sarebbe stato deciso di diffonderle. Una circostanza che Piso ha già categoricamente smentito.

Entro pochi giorni i pm della procura di Viterbo torneranno a interrogare Fiorito in relazione all'attività di dossieraggio contro l'esponente del Pdl Francesco Battistoni. Al termine dell’incontro con i pm romani, il pm di Viterbo Massimiliano Siddi ha detto che l'interrogatorio di Fiorito ''non è da escludere'' e che sull'ipotesi dell'iscrizione sul registro degli indagati del coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso "vale la smentita fatta dal diretto interessato".

L'equivoco su Facebook. Centinaia di telefonate con insulti e invettive al numero di casa. Ma anche sul suo profilo Facebook non sono mancate le offese. Unica colpa, quella di chiamarsi Franco Fiorito, un'omonimia che è diventata una "condanna", per un 42enne romano commesso nella capitale. L'uomo sta vivendo un "incubo", con minacce telefoniche che arrivano anche nel cuore della notte. "Ma da quando c'è l'inchiesta su questo consigliere regionale, la mia vita si è trasformata in incubo. Mi dicono che merito la pena di morte e che devo restituire i soldi. Spero che questo linciaggio possa finire al più presto, sto provando sulla mia pelle il livello di rabbia che c'è in giro".

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