lunedì 10 settembre 2012

Peggiora il Pil nel secondo trimestre Crolla la spesa delle famiglie: -10%

Italia fanalino di coda delle grandi economie del pianeta. L'area euro ha registrato un arretramento dello 0,5% su base annua. In contrazione anche gli investimenti. Male l'industria. Camusso: su reddito e lavoro mobilitazione a ottobre e pronti allo sciopero generale

di GIULIANO BALESTRERI

 
MILANO - La crisi peggiora. E l'economia italiana rallenta. Lo certifica l'Istat che ha rivisto al ribasso il dato sul Pil nel secondo trimestre dell'anno: il calo è stato dello 0,8% rispetto a gennaio-marzo e del 2,6% nei confronti dello stesso periodo dello scorso anno. Rispetto alla stima preliminare, diffusa ad agosto, che indicava un calo congiunturale dello 0,7% e su base annua del 2,5%. La variazione acquisita per il 2012 e pari a -2,1 per cento. Nel dettaglio il calo del Pil è il dato peggiore dal quarto trimestre 2009, quando era stato del 3,5%.

Il confronto. Numeri che mettono l'Italia alle spalle delle grandi economie del pianeta. Nel secondo trimestre, in termini congiunturali, il Pil è aumentato dello 0,4% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Germania e in Giappone, è rimasto stazionario in Francia, mentre è diminuito dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si sono registrati incrementi del 3,6% in Giappone, del 2,3% negli Stati Uniti, dell'1,0% in Germania e dello 0,3% in Francia, mentre nel Regno Unito il Pil è diminuito dello 0,5%. Nel complesso, l'area Euro ha registrato un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in confronto allo stesso trimestre del 2011.

I consumi. A pesare sull'economia è il crollo della spesa delle famiglie che nel periodo aprile-giugno registra una discesa del 3,5%, dovuta a diminuzioni del 10,1% degli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per quelli non durevoli oltre a un -1,1%

per gli acquisiti di servizi. Male anche il risultato in termini congiunturali (-1%); meglio quello della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Sociali Private (+0,2%). Le importazioni di beni e servizi sono diminuite dello 0,4% e il totale delle risorse (Pil e importazioni di beni e servizi) dello 0,7%. Dal lato della domanda, le esportazioni sono aumentate dello 0,2%, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del 2,3% e i consumi finali nazionali sono scesi dello 0,7%.

Gli investimenti. E così, rispetto al trimestre precedente, la contrazione degli investimenti è stata determinata da una flessione di tutte le componenti. In particolare, la spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti è diminuita del 3,1%, la spesa per mezzi di trasporto del 3,8% e gli investimenti in costruzioni dell'1,5%. In termini tendenziali, gli investimenti fissi lordi hanno segnato nel complesso una diminuzione del 9,5%. In particolare, si registrano flessioni tendenziali del 10,4% della spesa in macchinari e altri prodotti, del 22,4% degli investimenti in mezzi di trasporto e del 6,3% degli investimenti in costruzioni.

I comparti. Nel dettaglio, nel secondo trimestre del 2012 tutti i grandi comparti di attività economica hanno registrato una diminuzione congiunturale del valore aggiunto: -1,9% per l'agricoltura, -1,6% per l'industria e -0,5% per i servizi. L'Istat aggiunge anche che in termini tendenziali il valore aggiunto è aumentato dello 0,9% nell'agricoltura, mentre è diminuito del 6% nell'industria in senso stretto, del 6,5% nelle costruzioni e dell'1,1% nel complesso dei servizi.

Le reazioni. I dati sul "confermano che l'Italia è in recessione, ma la possibilità di invertire questa tendenza è ancora alla nostra portata" dice il presidete dell'Istat, Enrico Giovannini. Duro, invece, il commento di Federconsumatori e Adusbef secondo cui i numeri "sono drammatici". Di più: "I dati dovrebbero far aprire gli occhi a chi ci governa: non è possibile - dicono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti - continuare a sistemare i conti ed i bilanci senza occuparsi delle conseguenze che le operazioni avviate hanno poi sulle tasche delle famiglie e sull'intera economia". Intanto la Cgil annuncia un'ondata di proteste. Su redditi e lavoro serve "subito una piattaforma di obiettivi raggiungibili", dice la leader della Cgil, Susanna Camusso, che annuncia una "grande" iniziativa di mobilitazione da tenersi ad ottobre e mette in campo lo sciopero generale "se nella legge di stabilità non ci saranno risposte positive su redditi e lavoro".

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