ROMA - Da un lato c'è l'assetto di governo, che oggi è talmente precario da congelare l'annunciato 'patto di coalizione' per il 2014. Dall'altro ci sono le riforme da fare alla svelta, legge elettorale in primis: gestita direttamente dal segretario democratico Matteo Renzi, la revisione del Porcellum ora assomiglia tanto a una bomba che, dopo lo scontro di ieri tra Pd e Forza Italia, rischia di far esplodere l'Esecutivo guidato da Enrico Letta. Ecco perché la trattativa sull'Italicum tra lo stesso Renzi e Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, oggi riparte con l'obiettivo di dipanare i punti su cui si sta consumando lo scontro: innalzamento dal 35 al 38% della soglia fissata per accedere al premio di maggioranza, delega sui collegi e preferenze.

La novità di stamani è che il Pd ha ritirato la maggior parte dei propri emendamenti, confermando solo i tre relativi all'innalzamento della soglia di sbarramento per accedere al premio di maggioranza, alle primarie facoltative e alla delega al governo per la ridisegnazione dei collegi. Forza Italia, invece, contrariamente a quanto appreso in precedenza, ha mantenuto tutti gli emendamenti depositati. La conferma arriva dal presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto (Fi): "Allo stato - riferisce Sisto - sono stati ritirati solo gli emendamenti del Pd. In tutto, quelli ammessi, sono circa 250-260". Sul tavolo rimane pertanto anche il cosiddetto emendamento 'salva Lega' che prevede il ripescaggio dei partiti fortemente radicati in un determinato territorio qualora questi superino l'8% dei voti in 7 circoscrizioni: una sorta di ciambella di salvataggio lanciata dall'ex premier agli ex alleati del Carroccio che si riproporrebbe anche nella versione fotocopia presentata dalla Lega stessa.

Indicativa di una disponibilità a discutere fino in fondo con quello che viene riconosciuto come il principale alleato di governo era stata, già ieri sera, la decisione presa dai membri Pd della commissione Affari costituzionali della Camera, di ritirare quasi tutte le proposte di modifica al modello di legge elettorale sul tavolo. Alle 13 di ieri era scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti ed erano state 318 le proposte arrivate. Ma in serata Renzi aveva convinto i deputati Pd ad un 'ritiro tecnico' delle proposte di modifica non concordate con Fi e Nuovo centrodestra proprio per permettere la prosecuzione della trattativa con Forza Italia e in vista soprattutto di un possibile incontro (o comunque contatto) oggi con Berlusconi. Vero è che un'intesa tra i due rischia di non avere vita facile in aula, dove peraltro a seguito della frenata di ieri il testo potrebbe arrivare con un giorno di ritardo rispetto alla data già fissata del 29 gennaio. Ciò tuttavia non smuoverebbe l'ostacolo che la nuova legge elettorale si troverebbe davanti, e cioè l'esiguità delle truppe renziane all'interno dei gruppi dem di Camera e Senato. Un fatto questo che potrebbe creare non poche difficoltà al progetto del segretario. Da qui il tentativo di Renzi di allargare il più possibile il fronte favorevole alla nuova legge, cercando di rendere il più omogeneo possibile lo schieramento. Ecco allora la necessità di avere dalla propria parte, oltre che Forza Italia, anche Ncd di Angelino Alfano, che servirebbe a mitigare le forti insofferenze della minoranza Pd.

Sul tavolo della commissione, dunque, erano rimasti la delega al governo per la definizione dei nuovi collegi elettorali, l'innalzamento della soglia per il premio dal 35 al 38% e la previsione di primarie previste per legge ma non obbligatorie. Ieri sera ad un certo punto sul premio di maggioranza era sembrato che Renzi e Denis Verdini, plenipotenziario di Fi, potessero raggiungere una sorta di intesa. Sul tardi, però, ci ha pensato Renato Brunetta, capogruppo di Fi a Montecitorio, a stoppare la questione: "Non c'è nessun accordo sull'innalzamento della soglia dal 35 al 38 per cento. Forza italia smentisce nella maniera più assoluta che ci sia un accordo. Per noi i patti vanno mantenuti. Noi li manterremo e speriamo che li mantenga anche il Pd". A commentare la retromarcia ci pensa, alcune ore più tardi, Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria Pd: "Le modifiche al 35 per cento? Verdini sa bene che sono fondamentali".

A quel punto, l'aut aut di Renzi al partito - "o ritirate gli emendamenti o annuncio che il gruppo non mi segue" - raggiunge lo scopo nel momento in cui incassa l'ok di Gianni Cuperlo, principale esponente della minoranza democratica. Di sicuro c'è che il tempo per chiudere un accordo sulla legge è ormai al limite. I nodi aperti sono ancora molti e domani il testo dovrebbe approdare in aula.

Oggi, intanto, dal Movimento 5 Stelle via alle consultazioni on line sui colleggi: "Oggi - si legge in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, leader del M5S - gli iscritti ceritificati votano per il secondo punto della legge elettorale del M5S dopo la scelta tra proporzionale e maggioritario, che ha visto prevalere il proporzionale. Il punto di oggi riguarda i collegi. E' possibile scegliere tra: collegio uninominale, collegio unico nazionale o collegio intermedio". Il sistema di votazione sarà attivo oggi dalle 10 alle 19.