giovedì 12 settembre 2013

Cinquant’anni dopo, 1.910 vite da ricordare. Insieme a voi


Il  9 ottobre 1963 metà di una montagna precipitò nel lago della grande diga del Vajont, al confine tra Veneto e Friuli. Un'enorme massa d'acqua superò la diga cancellando letteralmente tutti i paesi intorno a Longarone. Un evento che ha segnato la storia d'Italia, ma ancor più la storia delle popolazioni di quelle terre. A 50 anni di distanza, insieme a tutti voi, vogliamo ricordare le 1.910 persone che persero la vita. Ciascuna persona, una per una. Aiutateci.
di Antonio Ramenghi
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PRIMA / IL PROGETTO

Vivere all’ombra dell’impero idroelettrico

Come si è arrivati alla tragica notte del 9 ottobre 1963? Gli abitanti di Longarone ricordano una vita serena, in un bel paese, che godeva di una prima industrializzazione. Per Erto e Casso, villaggi montani affacciati sul lago, quelli furono piuttosto anni di proteste contro chi rubava loro la terra per costruire la diga più alta del mondo. Perché “prima” è anche la storia di un monopolio idroelettrico, delle sue prepotenze e degli errori che non si vollero vedere.

DURANTE / LA TRAGEDIA

Quattro minuti di vento e di terrore

Erano le 22:39, il Monte Toc è improvvisamente crollato in un lago troppo pieno. Un'onda gigantesca si è abbattuta sul versante opposto investendo Erto e Casso. Un'altra ha superato la diga ed è piombata su Longarone, ingrossata di rocce, tronchi, resti di costruzioni. Per uccidere quasi duemila persone sono bastati quattro minuti. I superstiti ricordano il vento, il rumore, ma molti ancora oggi preferiscono non ricordare.

DOPO / LE CONSEGUENZE

Un deserto di fango, poi la rinascita tradita

Dopo l'onda, non c'è più nulla, la valle è completamente coperta di fango. Centinaia di soccorritori scavano in cerca di superstiti, che dovranno poi ricostruire la propria vita. E' l'inizio di un'altra tragedia: chi ha perso tutto viene di nuovo ferito. Da una ricostruzione irrispettosa, processi faticosi, scandali, anni di silenzio. Molti tuttavia restano e lottano per continuare a vivere dove son sempre vissuti. Sono loro ciò che resta del paese di un tempo.

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