Emergenza suicidi in Veneto dove il lavoro è "il" valore
Cgia: 50 imprenditori morti. La crisi flagella il Nordest. Ichino: il mercato del lavoro è opaco e arretrato
Padova, 12 gen. (TMNews) - Morire di lavoro
o morire per assenza di lavoro. Questo è il dilemma che affligge il
Nordest, il Veneto, quello della "locomotiva d'Italia" che sul lavoro ha
costruito una "weltanschaung", una filosofia di vita da esportare nel
resto d'Italia e, per un certo periodo, anche nel mondo. Nel momento in
cui la crisi mondiale ha aggredito anche la regione con il più basso
tasso di disoccupazione su scala nazionale, il castello di carte è
crollato e la depressione ha preso il posto della tanto celebrata
"laboriosità" del territorio. Due suicidi a distanza di un giorno:
quello del 47enne benzinaio di Montebelluna nel Trevigiano, che si è
impiccato nel deposito della sua pompa di benzina tra le taniche d'olio e
il liquido antigelo. E quello di oggi, dell'operaio metalmeccanico
45enne di Zané, in provincia diVicenzache
si è sparato un colpo alla testa. Disoccupato da settembre per una
ristrutturazione aziendale, il lavoratore non ha retto all'angoscia di
un futuro che ormai era diventato un lungo e buio tunnel senza via
d'uscita. Prima delle festività natalizie c'era stato il suicidio
dell'imprenditore edile diVigonzaimpiccatosi
nella sua azienda perché non voleva licenziare altro personale,
soffocato non dai debiti ma dai crediti non riscossi. Il 28 dicembre un
imprenditore artigiano di 54 anni si è impiccato nella sua abitazione.
L'uomo viveva e lavorava a Campodarsego a Padova, dove era titolare di
una ditta individuale di pitture edili. I motivi sono sempre gli stessi:
le difficoltà economiche e la depressione. Ma se si andasse indietro di
settimane e non di mesi, ci si imbatterebbe ancora nella "contabilità
drammatica dei suicidi" tra imprenditori e lavoratori, quella che il
presidente del Veneto, Luca Zaia, ha denunciato al ministro
dell'Interno, Annamaria Cancellieri, in visita aVeneziaQuella
contabilità che sta diventando il macabro ritornello di "cronache di
morti annunciate". A squarciare il velo di un bilancio che, per tendenza
emulativa, potrebbe andare avanti ancora, è stato il segretario della
Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Secondo le stime del Centro studi
degli artigiani, gli imprenditori suicidi nel Nordest a causa della
mancata riscossione dei crediti congelati dal patto di stabilità, sono
stati finora una cinquantina. Bortolussi invoca la necessità di far
ripartire il credito, "i piccoli imprenditori sono stati lasciati soli,
sono i più precari tra i precari". Cgil e Cisl del Veneto si interrogano
sul loro ruolo sulle iniziative da mettere in campo," serve un sostegno
esistenziale a queste persone", commenta Emilio Viafora, segretario
veneto della Cgil, "i lavoratori devono poter condividere un progetto di
ricostruzione dell'economia dove ci siano posti di lavoro accessibili a
tutti", fa eco Franca Porto segretario veneto della Cisl. Per tutti
servono misure "urgenti" per arginare una deriva pericolosa anche per la
coesione sociale. La sintesi è quella del giuslavorista e senatore del
Pd, Pietro Ichino, autore della proposta di riforma nota come
Flexsecurity ispirata al modello danese: "Il problema è che il mercato
del lavoro è opaco, il lavoro si trova soltanto sulla base di relazioni
amicali o parentali. E' urgente uscire da questa situazione di
gravissima arretratezza. Occorre poi anche aprire il nostro sistema agli
investimenti stranieri - conclude - che sono la risorsa principale a
cui possiamo attingere per aumentare sensibilmente la domanda di lavoro
nel breve o medio termine". Int6
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