La metafora calza a pennello, perchè è esattamente questo lo scenario a cui stiamo assistendo.
E a rimetterci saranno sempre quelli dei ponti inferiori, ovvero quelli delle classi sociali meno abbienti, proprio come succedeva e succede da sempre nella vita reale. Non si riesce proprio ad uscire da questa regola, nemmeno se i venti di rivolta soffiano anche nella penisola.
Nella nave Italia, però, mentre lo squarcio continua a imbarcare acqua s'impongono rimedi "palliativi" sui quali sorgono seri dubbi sulla loro efficacia. La liberalizzazione è uno di quelle ricette che serviranno a ben poco, almeno in questo frangente di instabilità socio economica.
Secondo il governo di capitani, che ha partorito il decreto legge, composto da 44 articoli, alla fine la libera concorrenza darebbe maggiore respiro ai consumatori, calmierando i prezzi. Ma a che serve cercare una ripartenza dell'economia se l'Italia aumenta continuamente le fila dei disoccupati, dei cassaintegrati. Insomma, chi compra cosa se i soldi non ci sono?
Se il precedente presidente del Consiglio pensava più al bunga-bunga che ai problemi dell'Italia, quest'ultimo pensa di risolverli stravolgendo un sistema già di per sè caotico e spesso senza regole e senza chi ne controlli l'effettivo rispetto.
Altro che ipotetico rilancio. Non servono più nemmeno gli autorevoli sondaggi che di dati drammatici in questi ultimi tempi ne hanno forniti, e pure tanti. E non parliamo della possibile liberalizzazione dei servizi pubblici, come l'acqua, rimessi in discussione in barba a un referendum in cui 27 milioni di italiani avevano già espresso il loro parere.
Di solito quando una famiglia ha dei grossi problemi economici cosa fa? Tutti i suoi membri si mettono alla ricerca di una fonte di guadagno attraverso il lavoro, mentre si cerca di tagliare le spese superflue o quelle meno necessarie per garantire un minimo di sopravvivenza dignitosa. Sembra abbastanza logico. Quando le cose non te le puoi permettere bisogna ricominciare da zero, riorganizzare le forze, sacrificare il sacrificabile, ma non il necessario.
Il fatto è che la benedetta Fase 2 del governo Monti, che avrebbe dovuto puntare l'attenzione sull'occupazione, non ha sortito nessun effetto, perchè si è preferito sorvolare sulla scottante questione puntando sull'ipotetica credibilità che l'Italia dovrebbe continuare a trasmettere all'estero. E l'ultima tragedia all'isola del Giglio calza a pennello con l'ennesima rappresentazione tipicamente italiana, dove guarda caso spunta sempre una bionda di turno.
Nel frattempo la povertà nel paese dilaga, l'esasperazione è incontenibile, i giovani sono a casa senza lavoro, i vecchi sulla soglia della povertà a tirare avanti con una pesnione da "fame".
In questo desolante scenario non si riesce proprio a capire la ricetta del banchiere Monti, che del mondo liberista che lui da sempre rappresenta non vuole disfarsene. Non ci sono patrimoniali in vista, non c'è quello che si ventilava tempo addietro, ovvero una sorta di ridistribuzione del reddito o manovra "equa", come l'aveva chiamata il professore della Bocconi e non ci sono neppure i tagli per miliardi di euro a degli aerei da guerra che sarebbero un'alternativa validissima. Non ci sono neppure i tagli a quelle grandi opere che costeranno parecchi miliardi di euro e contribuiranno alla distruzione del nostro ambiente naturale. Senza contare che il Dl contiene il via libera alla trivellazione del territorio e del mare sottocosta per la ricerca e l'estrazione di petrolio e gas sempre all0insegna delle grandi lobby.
Insomma Monti ci ha fregato. Voleva cambiare l'Italia ripulendo la sua immagine e invece ci sta facendo ripiombare in un periodo davvero buio, in cui questa volta sarà difficile non scatenare una sollevazione popolare.
E a rimetterci saranno sempre quelli dei ponti inferiori, ovvero quelli delle classi sociali meno abbienti, proprio come succedeva e succede da sempre nella vita reale. Non si riesce proprio ad uscire da questa regola, nemmeno se i venti di rivolta soffiano anche nella penisola.
Nella nave Italia, però, mentre lo squarcio continua a imbarcare acqua s'impongono rimedi "palliativi" sui quali sorgono seri dubbi sulla loro efficacia. La liberalizzazione è uno di quelle ricette che serviranno a ben poco, almeno in questo frangente di instabilità socio economica.
Secondo il governo di capitani, che ha partorito il decreto legge, composto da 44 articoli, alla fine la libera concorrenza darebbe maggiore respiro ai consumatori, calmierando i prezzi. Ma a che serve cercare una ripartenza dell'economia se l'Italia aumenta continuamente le fila dei disoccupati, dei cassaintegrati. Insomma, chi compra cosa se i soldi non ci sono?
Se il precedente presidente del Consiglio pensava più al bunga-bunga che ai problemi dell'Italia, quest'ultimo pensa di risolverli stravolgendo un sistema già di per sè caotico e spesso senza regole e senza chi ne controlli l'effettivo rispetto.
Altro che ipotetico rilancio. Non servono più nemmeno gli autorevoli sondaggi che di dati drammatici in questi ultimi tempi ne hanno forniti, e pure tanti. E non parliamo della possibile liberalizzazione dei servizi pubblici, come l'acqua, rimessi in discussione in barba a un referendum in cui 27 milioni di italiani avevano già espresso il loro parere.
Di solito quando una famiglia ha dei grossi problemi economici cosa fa? Tutti i suoi membri si mettono alla ricerca di una fonte di guadagno attraverso il lavoro, mentre si cerca di tagliare le spese superflue o quelle meno necessarie per garantire un minimo di sopravvivenza dignitosa. Sembra abbastanza logico. Quando le cose non te le puoi permettere bisogna ricominciare da zero, riorganizzare le forze, sacrificare il sacrificabile, ma non il necessario.
Il fatto è che la benedetta Fase 2 del governo Monti, che avrebbe dovuto puntare l'attenzione sull'occupazione, non ha sortito nessun effetto, perchè si è preferito sorvolare sulla scottante questione puntando sull'ipotetica credibilità che l'Italia dovrebbe continuare a trasmettere all'estero. E l'ultima tragedia all'isola del Giglio calza a pennello con l'ennesima rappresentazione tipicamente italiana, dove guarda caso spunta sempre una bionda di turno.
Nel frattempo la povertà nel paese dilaga, l'esasperazione è incontenibile, i giovani sono a casa senza lavoro, i vecchi sulla soglia della povertà a tirare avanti con una pesnione da "fame".
In questo desolante scenario non si riesce proprio a capire la ricetta del banchiere Monti, che del mondo liberista che lui da sempre rappresenta non vuole disfarsene. Non ci sono patrimoniali in vista, non c'è quello che si ventilava tempo addietro, ovvero una sorta di ridistribuzione del reddito o manovra "equa", come l'aveva chiamata il professore della Bocconi e non ci sono neppure i tagli per miliardi di euro a degli aerei da guerra che sarebbero un'alternativa validissima. Non ci sono neppure i tagli a quelle grandi opere che costeranno parecchi miliardi di euro e contribuiranno alla distruzione del nostro ambiente naturale. Senza contare che il Dl contiene il via libera alla trivellazione del territorio e del mare sottocosta per la ricerca e l'estrazione di petrolio e gas sempre all0insegna delle grandi lobby.
Insomma Monti ci ha fregato. Voleva cambiare l'Italia ripulendo la sua immagine e invece ci sta facendo ripiombare in un periodo davvero buio, in cui questa volta sarà difficile non scatenare una sollevazione popolare.