Il Fattoquotidiano.it intervista i candidati a Palazzo d'Orleans. Il primo è il giornalista e coordinatore della segreteria nazionale di Sel, 'accusato' di volere spaccare il Pd con la sua candidatura. "Miccichè, Musumeci e Crocetta rappresentano la continuità con il governo di Raffaele Lombardo"
Cita spesso Crocetta, senza parlare quasi mai degli altri candidati alla presidenza. Come mai?
Su Crocetta parlo perché me lo chiedono i giornalisti: è rarissimo che i giornalisti mi chiedano degli altri candidati, se arrivassero domande su Miccichè o Musumeci, direi quello che ho detto su Crocetta, ovvero che rappresentano la continuità con il governo di Raffaele Lombardo.
Dicono che facendo così ha spaccato la sinistra, che lei in realtà non ha voti e che si candida per spaccare la coalizione in sostegno di Crocetta.
Alcune sono falsità, ben costruite. Vero che alle ultime comunali a Catania ho preso pochi voti, ma era una candidatura di servizio in una lista che prese lo 0,7 per cento. Chi cita quell’elezione dimentica di dire che sono stato l’eurodeputato più votato degli ultimi tempi, più di Berlusconi e lo stesso Vendola. Quella della spaccatura della sinistra è una barzelletta. Io non ho spaccato la sinistra, io rappresento la sinistra. Chi mi accusa di questo è Crocetta, indicato dall’Udc, che come vede sono costretto a citare, se non altro per rispondere ad accuse del genere.
Più di ventimila dipendenti, crediti inesigibili per miliardi di euro, un serio problema nella gestione dei rifiuti, centinaia di società che operano nel campo della formazione attaccati alle mammelle di mamma Regione. Sono solo alcune delle peculiarità della Regione Sicilia, su cu si allunga prepotentemente l’ombra del default. Perché vuole fare il governatore?
Forse è proprio il mio mestiere che mi porta qui: scrivendo ho attraversato la vita degli altri, ho visto e raccontato moltissime sofferenze. Come questa terra per esempio: una terra che ha molto sofferto e in cui anche io ho molto sofferto. Questa è la terra in cui ha vissuto ed è morto mio padre. Quando ti si presenta l’occasione per aiutare una terra come questa a riscattarsi è naturale volere provare a farlo. Io credo di poter mettere alcuni punti di passione civile e politica a disposizione dei siciliani onesti. Perché sono i siciliani i padroni del loro destino, non siamo succubi di scelte altrui: questo è un concetto fondamentale da cui ripartire.
La prima cosa da fare una volta vinte le elezioni?
Una delle prime leggi che vorrei proporre è la legge per il reddito minimo garantito, un’azione che ha bisogno di essere alimentata. Per esempio recuperando le risorse spese per 800 consulenti dal governo Lombardo. Oppure rivedendo la partecipazione in alcune società per azioni, garantita finora dai politici solo per assicurare la presenza dei loro amici nei cda. Questa è una vertenza che il governo regionale dovrebbe aprire, non quella sul ponte sullo stretto di Messina.
Fava, la Sicilia è ad un passo dal default: come pensa di salvarla?
La riorganizzerò facendo in modo che ogni centesimo speso produca sviluppo sociale. Cercherò di recuperare le risorse a cui abbiamo rinunciato nell’ottica della politica clientelare. La Sicilia ha bisogno di investire sulla ricerca scientifica, sul sapere, sulla cultura, sulla messa in sicurezza del territorio. Per fare questo non ci vogliono quaranta mila iniziative legislative ma 40 progetti specifici. Quando i progetti non sono quaranta, ma quaranta mila è evidente che si tratta del prezzo pagato alla politica clientelare.
Ci sono dodici candidati governatori: chi vincerà non avrà probabilmente la maggioranza all’Assemblea regionale.
Io governerò accompagnando questo progetto di governo con la disponibilità della società civile. Se io ripresento subito la legge sull’acqua pubblica, ho poi bisogno che questa battaglia non venga affidata soltanto ai numeri d’aula. È questa la democrazia partecipata. Responsabilizzando l’elettorato. Chi vota contro lo sviluppo della Sicilia deve sapere che voterà contro i siciliani.
La mafia dei cavalieri del lavoro di Catania non c’è più. Nitto Santapaola è al 41 bis. Dov’è Cosa Nostra oggi?
Santapaola è al 41 bis, il ramo Ercolano è in parte al 41 bis e in parte nel ramo dell’autotrasporto. I cavalieri del lavoro non ci sono più, ma imprenditori che hanno “giocato” con Cosa Nostra ci sono ancora. La fanno da padroni nello smaltimento rifiuti, nel movimento terra. Il sistema di potere ha cambiato nomi e personaggi ma esiste ancora. I giornali che tacevano allora continuano a tacere oggi. Quando scopro l’endorsement di certi giornali, mi chiedo cosa sia stato loro promesso in cambio.
A cosa si riferisce?
A Mario Ciancio e l’appoggio a Crocetta: mi chiedo come sia stato ricompensato dopo la vagonata di pagine che Crocetta si è comprato sulla Sicilia. Evidentemente Ciancio vedrà in Crocetta il garante di certi interessi che possono essere mantenuti solo con un presidente vicino e non in modo diverso. Cuffaro sta scontando sette anni per favoreggiamento alla mafia. Lombardo è sotto processo per concorso esterno: è solo sfiga, o alla poltrona da governatore si accede solo in un certo modo? Tutto sta nelle scelte di vita che si fanno. Il problema è come tu vuoi costruire il tuo governo. Ma soprattutto perché e per chi vuoi governare.
Punta a prendere i voti al Pd?
Punto a prendere i voti liberi al Pd. Mi pare che ci sia insofferenza nel votare un candidato dell’Udc. La cosa bella è che l’appoggio del Pd da parte mia non sarà cercato. È una cosa bella perché quei voti saranno solo voti liberi e saranno doppiamente solidi: varranno doppio quando si tratterà di governare.
La data dell’elezione coincide casualmente con la prima udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia. Con lei governatore la Regione si costituirebbe parte civile?
La Regione Sicilia si costituirà parte civile in quel processo, in tutti i processi di mafia, in tutti i processi di corruzione e concussione e in tutti i processi legati a omofobia o a reati sessuali. È questo il diritto di cittadinanza.
Novantamila giovani l’anno lasciano la Sicilia per cercare lavoro fuori. Come se ogni anno quest’isola perdesse di punto in bianco una città come Trapani, o due provincie Enna e Caltanissetta. A uno di questi giovani con la valigia in mano cosa direbbe?
Che se parte non posso che dargli ragione. Ma se resta rende diversa la Sicilia e concreta la nostra speranza di buongoverno.Voglio proporre una ricostruzione che un domani permetta a molti di ritornare.
Questa è la prima delle interviste del Fatto Quotidiano.it ai dodici candidati che si presenteranno alle elezioni per la presidenza della Regione Sicilia
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