La polizia ha sgominato una rete di gang di sudamericani accusati di traffico internazionale di stupefacenti. Ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni a Milano, Roma e in numerose altre provincie italiane
MILANO - Un'operazione della polizia di Stato contro gang di sudamericani coinvolte nel traffico internazionale di droga e altri reati ha portato all'esecuzione di 75 ordinanze di custodia cautelare con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la persona, il patrimonio, traffico di droga e detenzione d'armi. Perquisizioni a Milano e provincia, nelle province di Bergamo, Brescia, Lodi, Pavia, Piacenza, Novara, Varese, e a Roma. Le persone coinvolte sono 57 maggiorenni e 18 minorenni, nella quasi totalità cittadini dell'America Latina, tutti gravemente indiziati. Uno dei membri della gang, localizzato in Spagna, a carico del quale è stato emesso mandato di arresto europeo, è ricercato sul territorio di Barcellona.Nello stesso contesto sono state denuciate in stato di libertà altre 112 persone, rispettivamente 98 maggiorenni e 14 minori. L'indagine, condotta dal commissariato di polizia Mecenate, vede coinvolti numerosi gruppi di giovani di origine sudamericana riconducibili al fenomeno delle cosidette 'pandillas', ed è la prosecuzione di una prima indagine conclusa con l'emissione di 30 ordinanze di custodia cautelare eseguite il 7 febbraio 2012, a carico di altrettante persone ritenute gravemente indiziate di tentati omicidi, rapine ed estorsioni. Le indagini successive svolte dagli investigatori del commissariato Mecenate, con intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha permesso di accertare che alcune delle 'pandillas' attive sul territorio milanese sonoorganizzate come vere e proprie associazioni per delinquere, gerarchicamente orientate, finalizzate a commettere di un numero indeterminato di reati e alle quali si accede dopo una iniziazione sul modello di quelle di Cosa nostra.
Uno dei particolari più impressionanti dell'indagine è che le gang utilizzavano cani di grossa taglia come vettori della droga che importavano, imbottendoli di cocaina prima della partenza e poi uccidendoli per recuperarla. E' stato accertato come gli animali venissero sottoposti a operazioni chirurgiche prima di partire, riempiendo di ovuli il loro intestino. Poi, una volta recuperati, venivano uccisi e squartati. La droga prima di essere collocata nel ventre dei cani veniva avvolta in un cellophane, poi nella carta carbone per essere impenetrabile ai raggi X dopodiché ancora nel cellophane e in uno scotch di vinile nero, ancor più resistente ai raggi X. L'involucro era così pronto per essere inserito nei cani di grossa taglia tipo San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador. Almeno una cinquantina i casi stimati dalle intercettazioni: si sarebbe salvato solo un cane.
(19 marzo 2013)
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