Il professore in un'intervista pubblicata sul sito del Wall Street Journal: "Con il precedente esecutivo il differenziale sarebbe alle stelle". Immediata la rappresaglia dei pidiellini: votano contro il governo in un ordine del giorno sulla Spending Review e fanno mancare il numero legale al Senato. Poi la telefonata al Cavaliere: "Sono dispiaciuto"
ROMA - L'intervista 1 è del mese scorso. Ma il Wall Street Journal la pubblica oggi. Tema: Mario Monti e la politica economica dell'Italia e dell'eurozona. Le parole del premier pesano: "Se il precedente governo fosse ancora in carica, ora lo spread italiano sarebbe a 1200 o qualcosa di simile". Immediata la precisazione da Palazzo Chigi: "Non c'è alcuna intenzione polemica nei confronti del passato esecutivo". Si tratta solo di una stima. Quella cifra - 1200 - viene "da una proiezione degli effetti della speculazione sul nostro paese se non si fossero dati segni di discontinuità con il passato". Ancora: "è noto che lo spread in sei mesi era salito dai 150 punti base di maggio ai 550 di novembre". Ma nonostante la precisazione, l'ira nel Pdl è forte. E si traduce in un voto contro sulla Spending Review. Mentre fioccano le dichiarazioni indignate dei vertici del partito. Questo fino alla chiamata del premier al suo predecessore.Pdl all'attacco. Fabrizio Cicchitto, capogruppo dei pidiellini a Montecitorio, è il primo a esternare. "Dal premier una provocazione inutile e stupida". Poi un richiamo alla sobrietà: "Abbiamo l'impressione che il presidente Monti dovrebbe avere una maggiore sobrietà nelle sue interviste a giornali esteri. Capiamo che gli può risultare sgradito il fatto che il saliscendi degli spread sta avvenendo anche durante il suo governo, ma questo non giustifica una provocazione tanto inutile quanto stupida". Angelino Alfano rincara la dose. "Le parole del presidente del Consiglio sono politicamente insensate e scientificamente inspiegabili per un economista come lui. Se ci riesce, provi al più presto a spiegarsi"
La rappresaglia in aula. E la polemica si abbatte sulle votazioni, sia alla Camera che al Senato. E si traduce in un voto contro. I deputati del Pdl fanno andare sotto il governo su un ordine del giorno del decreto per la spending review che riguarda la sicurezza. Il tesoriere Pietro Laffranco: "Lo abbiamo fatto apposta per protesta contro le parole di Monti su Berlusconi. Ha detto una sacrosanta sciocchezza e noi abbiamo voluto lanciare un segnale". E dal Pdl chiedono al premier di "scusarsi con Berlusconi". Poi al Senato il Pdl fa mancare il numero legale per ben quattro volte, causando così la sospensione della seduta.
La telefonata con Berlusconi. Alla fine Mario chiama Silvio. Una telefonata per chiarire. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. "Mario Monti, come ha chiarito in un colloquio telefonico con il presidente Silvio Berlusconi, è dispiaciuto che una banale e astratta estrapolazione di tendenza di valori dello spread, che era contenuta in un colloquio di ampio respiro con il Wsj, sia stata colta come una considerazione di carattere politico, il che non rientrava per nulla nelle sue intenzioni".
Vertice a Palazzo Grazioli. Intanto, però, le fibrillazioni nella maggioranza restano forti. In serata è in programma un vertice a palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Con il Cavaliere che ha deciso di rientrare a Roma. Una riunione per discutere delle prossime mosse del partito e del rapporto con il governo alla luce delle recenti polemiche, anche in vista dell'incontro che domani il segretario, Angelino Alfano, avrà con il premier (alle 17, mentre alle 12, Monti vedrà il leader dell'Udc Pierferdinando Casini). Le inquietudini, nel partito del Cavaliere, comunque crescono: nel pomeriggio alla Camera c'è stato un faccia a faccia tra i leader di Fli e Udc, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini e il senatore del Pdl, Giuseppe Pisanu, da tempo in contrasto con la linea del partito di Berlusconi.
Sindacati irritati. Nell'intervista non manca un passaggio sulla concertazione. "Ho sempre pensato - dice Monti - che la pratica della concertazione sia stata seguita in modo troppo estensivo nel passato. Invece è come il dentifricio, se non metti il tappo fuoriesce". Monti confonde "l'inciucismo dei partiti della seconda Repubblica con la concertazione", replica il leader Cisl, Raffaele Bonanni. E ancora: "E' davvero sconfortante che il premier non capisca che in momenti come questi, di gran lunga peggiori di quelli già vissuti, solo un moto collettivo generato anche dalle rappresentanze sociali, fortunatamente molto forti in Italia, possa toglierci da questa condizione mortificante".
L'endorsement del Wall Street Journal. Turbolenze fortissime, dunque, nella politica italiana. Ma almeno Monti incassa il sostegno del quotidiano americano. Il "professore rappresenta un'anomalia in Europa: un leader non eletto chiamato a realizzare impopolari cambiamenti nei cui confronti i politici del paese erano riluttanti". Ancora: "La sua natura disciplinata è più tedesca che italiana", prosegue il Wsj, mentre il suo senso dell'umorismo "è decisamente più britannico".
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