L'annuncio del decesso dal cardinale Scola. Il neurologo Gianni Pezzoli aveva in cura da anni l'arcivescovo emerito di Milano: "E' rimasto lucido fino alle ultime ore". Funerali in Duomo lunedì
Carlo Maria Martini è morto all'Aloisianum, l'istituto filosofico dei gesuiti di Gallarate che era diventato la casa dell'arcivescovo emerito di Milano dal 2008, quando era rientrato dalla Terra Santa per curare il Parkinson.
Il cardinale, nato a Torino nel 1927 e che proprio quest'anno aveva festeggiato i sessant'anni di sacerdozio, non ha mai nascosto i tormenti della malattia che aveva colpito lui come aveva fatto con Giovanni Paolo II, ma l'ha sempre affrontata con coraggio sino alla fine. Un coraggio, un "animo sereno" e un "fiducioso abbandono alla volontà del Signore" riconosciuti da papa Benedetto XVI nel messaggio di cordoglio rivolto all'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ai familiari e a tutta la Diocesi per la perdita di un uomo, anzi "un caro fratello che ha servito generosamente il Vangelo e la Chiesa".
L'ultimo saluto in Duomo. Milano darà l'ultimo saluto al cardinale nella camera ardente che sarà allestita sabato dalle 12 nel Duomo, dove il feretro sarà accolto da tutti i vescovi della Lombardia, mentre i funerali saranno concelebrati dall'arcivescovo Scola in cattedrale lunedì pomeriggio: ci sarà anche il premier Mario Monti. Sempre per lunedì il Comune ha deciso di proclamare il lutto cittadino e ha invitato i milanesi a osservare un minuto di silenzio alle 16, quando inizierà la funzione. "Carlo Maria Martini - ha spiegato il sindaco Giuliano Pisapia - ha illuminato il cammino della città tutta, non solo di una parte.
La camera ardente aperta anche di notte. La salma arriverà in Duomo attraversando la piazza e, dopo una breve sosta sul sagrato, verrà deposta nella navata centrale del Duomo davanti all'altare maggiore. Per i fedeli sarà possibile rendere un ultimo omaggio alla salma dalle 12 di sabato per tutto il pomeriggio, la sera e la notte; la giornata di domenica e lunedì fino alle 11.30. Il Duomo resterà aperto, per l'occasione, anche la notte di sabato in una prolungata e guidata veglia di preghiera e canti. Durante le messe di sabato alle 17; domenica alle 7, 8, 9.30, 11, 12.30, 17.30 e durante i vespri delle 16 e il rosario delle 17 sarà possibile entrare in cattedrale solo per la celebrazione.
La sorella Maris al capezzale. Nella giornata di giovedì le condizioni di Martini si erano talmente aggravate che il cardinale Scola aveva invitato tutti i fedeli a pregare per lui. Al capezzale di Martini erano accorsi la sorella Maris; i nipoti Giulia e Giovanni; don Pietro Colzani; il superiore dell'Aloisianum, Cesare Bosatra; l'arcivescovo di Camerino, Francesco Giovanni Brugnaro. Dopo un'ultima crisi, cominciata a metà agosto, il cardinale Martini non era più stato in grado di deglutire né cibi solidi né liquidi. Ma è rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico", aveva spiegato poche ore prima del decesso il neurologo Gianni Pezzoli, che da anni aveva in cura l'arcivescovo emerito di Milano. Il cardinale, che era stato arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, era da anni malato di Parkinson, una malattia che lo aveva costretto a ridurre sempre di più le sue uscite pubbliche.
"Nessun accanimento terapeutico". "Il cardinale Martini ha sempre dichiarato la sua malattia", ricorda Pezzoli, responsabile del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento degli Istituti clinici di perfezionamento (Icp) di Milano. Il neurologo, cofondatore e presidente dell'Associazione italiana parkinsoniani (Aip), ha seguito l'arcivescovo emerito "negli ultimi dieci anni" e l'ha visto "anche questa mattina". Nel 2002 il cardinale Martini aveva scelto di vivere a Gerusalemme ed è tornato in Italia nel 2008 "per complicanze non necessariamente legate alla sua patologia. Va infatti considerata anche l'età anagrafica", precisa Pezzoli. "Fino al rientro in Italia le sue condizioni sono rimaste discrete, ma il cardinale ha cercato di vivere una vita normale fino all'ultimo, praticamente fino all'ultima crisi". "Il cardinale non è più stato in grado di deglutire nulla - continua il neurologo - ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la peg, il tubicino per l'alimentazione artificiale che viene inserito nell'addome, né il sondino naso-gastrico. E' rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico".
La 'casa' di Gallarate. La struttura che ha ospitato il cardinal Martini negli ultimi anni di vita è l'Aloisianum, un importante Istituto di studi filosofici gestito dai Gesuiti in cui il sacerdote in anni passati aveva studiato. L'ultimo piano del complesso è attrezzato per ospitare gesuiti anziani lungodegenti o con necessità di cure. Il nome della struttura deriva da Aloisius (Luigi in latino) ed è dedicata a san Luigi Gonzaga. L'istituto è nato nel 1839 per ospitare un seminario degli aspiranti gesuiti, grazie a una generosa donazione della contessa Rosa Piantanida Bassetti Ottolini. Sorge alla periferia di Gallarate, nel rione Ronchi, un tempo proprietà dei Bassetti. Il nucleo centrale dell'Aloisianum è costituito dal complesso universitario, fronteggiato da cedri del Libano e affiancato da biblioteca, sala convegni e refettorio. A occidente del complesso ci sono un un orto e un frutteto. Una fattoria è collegata al complesso e serve l'intera zona con prodotti ortofrutticoli e di allevamento.
(31 agosto 2012)
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