martedì 20 marzo 2012

La rivelazione attraverso le visioni al mio risveglio del Tau.


Rivelazione del Tau

Questa mattina al mio risveglio ho visto col terzo occhio una lampada da cui usciva una luce che si trasformava in Tau, guardai attentamente mentre cresceva, era l'Italia che usciva dalla Sicilia, e precisamente da Messina. L'isola stava generando luce che risplendeva nella croce, al mio passaggio avevo sfregato quel suolo sacro risvegliando la sua luce nascosta nei secoli. Poi pensai all'Apocalisse, ovvero alla rivelazione, e mi venne in visione il Pomo di Apple come il morso di Adamo, e il suo fondatore Steve Jobs; morto nel corpo ma resuscitato nel Web per vivere in eterno mi dissi. L'Apocalisse, la rivelazione, la finestra sul mondo:" Il Web! Come illuminato mi apparve ogni cosa più chiara, niente è a caso, tutto è collegato come un filo che unisce la nostra esistenza al nostro Creatore, non più tenebre ma luce infinita. Mi vennero in mente tantissime immagini, sovrapposte una all'altra, avevo trovato quel misterioso filo di arianna. Ricordavo la mia chiamata nell'Isola di Alcudi, la più piccola delle sette sorelle, proveniente dalla Città di San Giovanni e riflessa dalla Madonna della Lettera di Messina sua Patrona. Ho ricordato quella mattina all'alba nell'isola di Lerìn seduto su uno scoglio che all'improvviso si è innalzato al punto che mi sono trovato in bilico su una montagna senza fine e fui poi rapito in Spirito. Poi, mi venne in mente il primo mattino, nell'isola di Alicudi, mentre i miei compagni di cubo di Firenze erano in sonno. La finestra che si offriva a oriente, a 300 gradini dal porticciolo, erano le ore 6.00, e da oriente, giunse quella chiamata: "Franco...Franco... Franco...", una voce delicata e soave di donna mi chiamava. Uscii e contemplai l'alba. Il giorno dopo, dopo una giornata di mare e di meditazione e una notte serena, la stessa voce, le stesse parole, alla stessa ora, le ore 6: "Franco... Franco... Franco...", i miei due compagni di cubo ancora immersi nei loro sogni, ed io tornai sul terrazzino da dove giungeva quella voce, l'alba e un panorama meraviglioso, si poteva vedere la Sicilia da Cefalù a Messina e poi lo stretto, San Giovanni e a salire tutta la costa Calabra, e davanti le sei delle sette sorelle, le Isole Eolie, Filicudi subito davanti, dietro Salina, Lipari, Vulcano verso lo stretto, salendo verso nord Panarea e Stromboli con il suo pennacchio. Uno spettacolo stupefacente, i primi raggi di sole si immergevano dentro una nuvola sopra Filicudi e si irradiavano sull'Isola illuminandola a raggiera con fasci di luce che partivano da un punto a formarne un triangolo. Mentre contemplavo quella grazia di Dio, tre fulmini a ciel sereno, prima uno, poi il secondo e poi il terzo, tutti mi penetrarono dall'alto verso il basso da sinistra verso destra, ma l'ultimo fu così forte e prorompente che mi mandò in estasi, tremavo tutto, fu come essere esploso internamente e rimasi lì pietrificato. Mentre ciò accadeva si stavano spegnendo le sette stelle del Grande Carro sopra di me. Tornando a casa, in Via Francesco Petrarca al civico 100, a Savonera, una strada che da sud porta alla Reggia della Venaria Reale, la sera mentre mi coricavo, ai piedi del letto, la stessa voce mi chiamava: "Franco...Franco...Franco..." come se volesse avvertirmi che lei non era nell'isola ma era con me, non a caso.     

Postato sul mio blog "Apocalisse 2012"  il 5 novembre 2011

 

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