Il rapporto di Avviso Pubblico sugli atti intimidatori contro sindaci, assessori e consiglieri. E lo scorso anno si sono quadruplicati i casi di aggressione fisica. Il sindaco di Reggio: "Al Sud è una guerra, governo ci aiuti"
ROMA - Gli sparano, tentano di accoltellarli, gli bruciano le macchine, li aspettano sotto casa per pestarli a sangue, gli scrivono lettere anonime o li insultano pubblicamente. Continua a crescere il numero degli amministratori locali aggrediti quotidianamente in Italia. Lo afferma nel suo rapporto annuale Avviso Pubblico, l'associazione degli enti locali che s'impegnano a promuovere legalità e democrazia sui territori che governano.
Uno studio che questa mattina sarà presentato ufficialmente a Napoli, nell'ambito del convegno "Quale Antimafia per il futuro", e che restituisce una fotografia del Paese per nulla rasserenante.
Nel 2014 gli atti intimidatori e di minaccia nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri e burocrati degli enti locali sono stati 361, praticamente uno al giorno. Con un incremento rispetto all'anno precedente del 3%. Un fenomeno in crescita costante, ma anche in evoluzione. Rispetto al 2013, ad esempio, lo scorso anno si sono quadruplicati i casi di aggressione fisica.
Complessivamente si tratta di un fenomeno che ha interessato 18 regioni, 69 province e 227 comuni. Come sempre è "ancora una volta il Sud d'Italia con il 64% dei casi l'area geografica dove gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione risultano maggiormente esposti". Un'area geografica seguita dal Nord Italia con il 14% dei casi e il Centro Italia con il 12%.
Secondo i dati di Avviso Pubblico a livello regionale, il primato spetta alla Sicilia (70 casi, pari al 20% del totale), seguita dalla Puglia (54 casi, pari al 15% del totale) e dalla Calabria e Campania (entrambe con 52 casi, pari al 15% del totale). Seguono le regioni del Centro-Nord, tra cui il Lazio (8%), la Lombardia (4%), il Veneto e la Liguria (3%). A livello provinciale, il primato degli amministratori sotto tiro spetta alla provincia di Napoli (29 casi), seguita da quella di Palermo (28 casi), Cosenza e Roma (19 casi), per concludere con quella di Foggia (15 casi).
LE MINACCE
Se fino a qualche anno fa le minacce erano spesso indirette gli ultimi dati forniscono un dato che mette di gran lunga al primo posto quelle dirette (83% dei casi). Nel mirino ci sono soprattutto i sindaci (47% dei casi), seguiti dagli assessori (25%) e dai consiglieri (19%) e in particolare, dai capigruppo di forze politiche.
Nella maggior parte dei casi, quindi, si tratta di persone che hanno un ruolo specifico e definito all'interno delle istituzioni locali, cui si accompagna la possibilità di esercitare determinati poteri di carattere decisionale. E se un tempo gli amministratori bersagliati erano quelli dei piccoli comuni, ora affiorano in maniera consistente anche quelli di comuni importanti e capoluogo.
È, ad esempio, il caso di Catania (Enzo Bianco), Livorno (Alessandro Cosimini), Lucca (Alessandro Tambellini), Monza (Roberto Scanagatti), Palermo (Leoluca Orlando). A Firenze, è stato colpito l'allora vice Sindaco e attuale primo cittadino Dario Nardella; a Venezia il vice Sindaco, Sandro Simionato. Un atto intimidatorio è stato compiuto anche nei confronti del Presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone e di quello della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Spina.
Il 13% dei casi riguarda poi i dirigenti, funzionari e impiegati. Si tratta, in particolare, di comandanti e agenti di Polizia municipale; di responsabili degli uffici tecnici, del personale, dei servizi di fornitura dell'acqua e della raccolta e trattamento rifiuti; di assistenti sociali; di commissari prefettizi che amministrano comuni sciolti per mafia; di commissari straordinari e presidenti di enti; e persino dei responsabili degli uffici stampa.
INCENDI
Tra le forme di intimidazione ci sono sempre gli incendi (31% dei casi) così come nel 2013. Le fiamme sono state appiccate di notte ed hanno distrutto automobili di proprietà personale (64% dei casi), oltre che mezzi dell'amministrazione pubblica (17%), strutture e uffici pubblici (10%). A fuoco sono andate anche abitazioni di amministratori, attività commerciali e aziende di loro proprietà (9%). Restano molti casi di minacce scritte come le lettere contenenti minacce di morte (46% dei casi); lettere che, insieme ad uno scritto, contengono anche dei proiettili (calibro 7,65, 38, 357 magnum, pallottole di fucile, ecc.) o una foto della persona che si vuole minacciare con segni (es. croci) e simboli (32% dei casi); lettere diffamatorie; messaggi minacciosi e intimidatori postati sui profili Facebook.
LE AGGRESSIONI FISICHE
Dato allarmante è l'aumento di casi di aggressione fisica che si sono quadruplicate rispetto all'anno precedente (12%). Aggressioni che si sono concretizzate in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni, non solo in luoghi pubblici - lungo strade, vie o piazze, magari al termine di un comizio pubblico - ma anche all'interno degli uffici comunali com'è accaduto, ad esempio, ai sindaci di Frattamaggiore (Na) e di Ampezzo (Ud). Non sono mancati anche casi di tentato omicidio attraverso l'accoltellamento come a Pompei, in Campania nei confronti dell'ex Sindaco, Claudio D'Alessio. Lo sparo con arma da fuoco, come a Lula, in Sardegna, nei confronti dell'ex vice Sindaco Giovanni Cabua. E il tentativo di investimento con un'auto avvenuto ad Ardea, nel Lazio, nei confronti del consigliere Luca Fanco.
ARMI E ORDIGNI
Raddoppiati risultano i casi in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni (8% dei casi). Per quanto concerne le armi, queste sono state impiegate per sparare contro case e auto personali, contro mezzi e uffici pubblici. Gli ordigni impiegati sono stati di vario tipo: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, veri e propri esplosivi, come avvenuto nel caso di un assessore del Comune di S. Vito dei Normanni (Br). L'uso di ordigni si è registrato in Calabria (provincia di Cosenza), Campania (provincia di Napoli e Caserta, in particolare, in quest'ultimo territorio, contro la Sindaca di Recale) e Puglia (in provincia di Brindisi e di Taranto).
LE REAZIONI
"Il rapporto di Avviso Pubblico sulle intimidazioni agli amministratori locali disegna un quadro davvero preoccupante. E' necessario intervenire con misure concrete che evitino di lasciare soli i Sindaci in trincea, soprattutto in territori difficili come quelli del Sud" dichiara il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. "La situazione ha ormai raggiunto i connotati di una vera emergenza e come tale necessita di un intervento deciso ed organico. Non bastano più
i provvedimenti spot. Quella che si consuma su alcuni territori è una vera e propria guerra. Chiederò di affrontare la questione all'interno dell'Anci con l'obiettivo di presentare al Governo una proposta organica sul tema della sicurezza".
Uno studio che questa mattina sarà presentato ufficialmente a Napoli, nell'ambito del convegno "Quale Antimafia per il futuro", e che restituisce una fotografia del Paese per nulla rasserenante.
Nel 2014 gli atti intimidatori e di minaccia nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri e burocrati degli enti locali sono stati 361, praticamente uno al giorno. Con un incremento rispetto all'anno precedente del 3%. Un fenomeno in crescita costante, ma anche in evoluzione. Rispetto al 2013, ad esempio, lo scorso anno si sono quadruplicati i casi di aggressione fisica.
Complessivamente si tratta di un fenomeno che ha interessato 18 regioni, 69 province e 227 comuni. Come sempre è "ancora una volta il Sud d'Italia con il 64% dei casi l'area geografica dove gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione risultano maggiormente esposti". Un'area geografica seguita dal Nord Italia con il 14% dei casi e il Centro Italia con il 12%.
Secondo i dati di Avviso Pubblico a livello regionale, il primato spetta alla Sicilia (70 casi, pari al 20% del totale), seguita dalla Puglia (54 casi, pari al 15% del totale) e dalla Calabria e Campania (entrambe con 52 casi, pari al 15% del totale). Seguono le regioni del Centro-Nord, tra cui il Lazio (8%), la Lombardia (4%), il Veneto e la Liguria (3%). A livello provinciale, il primato degli amministratori sotto tiro spetta alla provincia di Napoli (29 casi), seguita da quella di Palermo (28 casi), Cosenza e Roma (19 casi), per concludere con quella di Foggia (15 casi).
LE MINACCE
Se fino a qualche anno fa le minacce erano spesso indirette gli ultimi dati forniscono un dato che mette di gran lunga al primo posto quelle dirette (83% dei casi). Nel mirino ci sono soprattutto i sindaci (47% dei casi), seguiti dagli assessori (25%) e dai consiglieri (19%) e in particolare, dai capigruppo di forze politiche.
Nella maggior parte dei casi, quindi, si tratta di persone che hanno un ruolo specifico e definito all'interno delle istituzioni locali, cui si accompagna la possibilità di esercitare determinati poteri di carattere decisionale. E se un tempo gli amministratori bersagliati erano quelli dei piccoli comuni, ora affiorano in maniera consistente anche quelli di comuni importanti e capoluogo.
È, ad esempio, il caso di Catania (Enzo Bianco), Livorno (Alessandro Cosimini), Lucca (Alessandro Tambellini), Monza (Roberto Scanagatti), Palermo (Leoluca Orlando). A Firenze, è stato colpito l'allora vice Sindaco e attuale primo cittadino Dario Nardella; a Venezia il vice Sindaco, Sandro Simionato. Un atto intimidatorio è stato compiuto anche nei confronti del Presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone e di quello della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Spina.
Il 13% dei casi riguarda poi i dirigenti, funzionari e impiegati. Si tratta, in particolare, di comandanti e agenti di Polizia municipale; di responsabili degli uffici tecnici, del personale, dei servizi di fornitura dell'acqua e della raccolta e trattamento rifiuti; di assistenti sociali; di commissari prefettizi che amministrano comuni sciolti per mafia; di commissari straordinari e presidenti di enti; e persino dei responsabili degli uffici stampa.
INCENDI
Tra le forme di intimidazione ci sono sempre gli incendi (31% dei casi) così come nel 2013. Le fiamme sono state appiccate di notte ed hanno distrutto automobili di proprietà personale (64% dei casi), oltre che mezzi dell'amministrazione pubblica (17%), strutture e uffici pubblici (10%). A fuoco sono andate anche abitazioni di amministratori, attività commerciali e aziende di loro proprietà (9%). Restano molti casi di minacce scritte come le lettere contenenti minacce di morte (46% dei casi); lettere che, insieme ad uno scritto, contengono anche dei proiettili (calibro 7,65, 38, 357 magnum, pallottole di fucile, ecc.) o una foto della persona che si vuole minacciare con segni (es. croci) e simboli (32% dei casi); lettere diffamatorie; messaggi minacciosi e intimidatori postati sui profili Facebook.
LE AGGRESSIONI FISICHE
Dato allarmante è l'aumento di casi di aggressione fisica che si sono quadruplicate rispetto all'anno precedente (12%). Aggressioni che si sono concretizzate in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni, non solo in luoghi pubblici - lungo strade, vie o piazze, magari al termine di un comizio pubblico - ma anche all'interno degli uffici comunali com'è accaduto, ad esempio, ai sindaci di Frattamaggiore (Na) e di Ampezzo (Ud). Non sono mancati anche casi di tentato omicidio attraverso l'accoltellamento come a Pompei, in Campania nei confronti dell'ex Sindaco, Claudio D'Alessio. Lo sparo con arma da fuoco, come a Lula, in Sardegna, nei confronti dell'ex vice Sindaco Giovanni Cabua. E il tentativo di investimento con un'auto avvenuto ad Ardea, nel Lazio, nei confronti del consigliere Luca Fanco.
ARMI E ORDIGNI
Raddoppiati risultano i casi in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni (8% dei casi). Per quanto concerne le armi, queste sono state impiegate per sparare contro case e auto personali, contro mezzi e uffici pubblici. Gli ordigni impiegati sono stati di vario tipo: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, veri e propri esplosivi, come avvenuto nel caso di un assessore del Comune di S. Vito dei Normanni (Br). L'uso di ordigni si è registrato in Calabria (provincia di Cosenza), Campania (provincia di Napoli e Caserta, in particolare, in quest'ultimo territorio, contro la Sindaca di Recale) e Puglia (in provincia di Brindisi e di Taranto).
LE REAZIONI
"Il rapporto di Avviso Pubblico sulle intimidazioni agli amministratori locali disegna un quadro davvero preoccupante. E' necessario intervenire con misure concrete che evitino di lasciare soli i Sindaci in trincea, soprattutto in territori difficili come quelli del Sud" dichiara il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. "La situazione ha ormai raggiunto i connotati di una vera emergenza e come tale necessita di un intervento deciso ed organico. Non bastano più
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