venerdì 13 novembre 2015

Una minaccia al giorno, tra spari, macchine bruciate e insulti: la vita nel terrore degli amministratori locali

Il rapporto di Avviso Pubblico sugli atti intimidatori contro sindaci, assessori e consiglieri. E lo scorso anno si sono quadruplicati i casi di aggressione fisica. Il sindaco di Reggio: "Al Sud è una guerra, governo ci aiuti"

ROMA - Gli sparano, tentano di accoltellarli, gli bruciano le macchine, li aspettano sotto casa per pestarli a sangue, gli scrivono lettere anonime o li insultano pubblicamente. Continua a crescere il numero degli amministratori locali aggrediti quotidianamente in Italia. Lo afferma nel suo rapporto annuale Avviso Pubblico, l'associazione degli enti locali che s'impegnano a promuovere legalità e democrazia sui territori che governano.

Uno studio che questa mattina sarà presentato ufficialmente a Napoli, nell'ambito del convegno "Quale Antimafia per il futuro", e che restituisce una fotografia del Paese per nulla rasserenante.

Nel 2014 gli atti intimidatori e di minaccia nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri e burocrati degli enti locali sono stati 361, praticamente uno al giorno. Con un incremento rispetto all'anno precedente del 3%. Un fenomeno in crescita costante, ma anche in evoluzione. Rispetto al 2013, ad esempio, lo scorso anno si sono quadruplicati i casi di aggressione fisica.

Complessivamente si tratta di un fenomeno che ha interessato 18 regioni, 69 province e 227 comuni. Come sempre è "ancora una volta il Sud d'Italia con il 64% dei casi l'area geografica dove gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione risultano maggiormente esposti". Un'area geografica seguita dal Nord Italia con il 14% dei casi e il Centro Italia con il 12%.

Secondo i dati di Avviso Pubblico a livello regionale, il primato spetta alla Sicilia (70 casi, pari al 20% del totale), seguita dalla Puglia (54 casi, pari al 15% del totale) e dalla Calabria e Campania (entrambe con 52 casi, pari al 15% del totale). Seguono le regioni del Centro-Nord, tra cui il Lazio (8%), la Lombardia (4%), il Veneto e la Liguria (3%). A livello provinciale, il primato degli amministratori sotto tiro spetta alla provincia di Napoli (29 casi), seguita da quella di Palermo (28 casi), Cosenza e Roma (19 casi), per concludere con quella di Foggia (15 casi).

LE MINACCE
Se fino a qualche anno fa le minacce erano spesso indirette gli ultimi dati forniscono un dato che mette di gran lunga al primo posto quelle dirette (83% dei casi). Nel mirino ci sono soprattutto i sindaci (47% dei casi), seguiti dagli assessori (25%) e dai consiglieri (19%) e in particolare, dai capigruppo di forze politiche.

Nella maggior parte dei casi, quindi, si tratta di persone che hanno un ruolo specifico e definito all'interno delle istituzioni locali, cui si accompagna la possibilità di esercitare determinati poteri di carattere decisionale. E se un tempo gli amministratori bersagliati erano quelli dei piccoli comuni, ora affiorano in maniera consistente anche quelli di comuni importanti e capoluogo.

È, ad esempio, il caso di Catania (Enzo Bianco), Livorno (Alessandro Cosimini), Lucca (Alessandro Tambellini), Monza (Roberto Scanagatti), Palermo (Leoluca Orlando). A Firenze, è stato colpito l'allora vice Sindaco e attuale primo cittadino Dario Nardella; a Venezia il vice Sindaco, Sandro Simionato. Un atto intimidatorio è stato compiuto anche nei confronti del Presidente della Provincia di Salerno, Antonio Iannone e di quello della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Spina.

Il 13% dei casi riguarda poi i dirigenti, funzionari e impiegati. Si tratta, in particolare, di comandanti e agenti di Polizia municipale; di responsabili degli uffici tecnici, del personale, dei servizi di fornitura dell'acqua e della raccolta e trattamento rifiuti; di assistenti sociali; di commissari prefettizi che amministrano comuni sciolti per mafia; di commissari straordinari e presidenti di enti; e persino dei responsabili degli uffici stampa.

INCENDI
Tra le forme di intimidazione ci sono sempre gli incendi (31% dei casi) così come nel 2013. Le fiamme sono state appiccate di notte ed hanno distrutto automobili di proprietà personale (64% dei casi), oltre che mezzi dell'amministrazione pubblica (17%), strutture e uffici pubblici (10%). A fuoco sono andate anche abitazioni di amministratori, attività commerciali e aziende di loro proprietà (9%). Restano molti casi di minacce scritte come le lettere contenenti minacce di morte (46% dei casi); lettere che, insieme ad uno scritto, contengono anche dei proiettili (calibro 7,65, 38, 357 magnum, pallottole di fucile, ecc.) o una foto della persona che si vuole minacciare con segni (es. croci) e simboli (32% dei casi); lettere diffamatorie; messaggi minacciosi e intimidatori postati sui profili Facebook.

LE AGGRESSIONI FISICHE
Dato allarmante è l'aumento di casi di aggressione fisica che si sono quadruplicate rispetto all'anno precedente (12%). Aggressioni che si sono concretizzate in agguati compiuti soprattutto da parte di singole persone che hanno dato schiaffi, tirato pugni, bastonate e spintoni, non solo in luoghi pubblici  -  lungo strade, vie o piazze, magari al termine di un comizio pubblico  -  ma anche all'interno degli uffici comunali com'è accaduto, ad esempio, ai sindaci di Frattamaggiore (Na) e di Ampezzo (Ud). Non sono mancati anche casi di tentato omicidio attraverso l'accoltellamento come a Pompei, in Campania nei confronti dell'ex Sindaco, Claudio D'Alessio. Lo sparo con arma da fuoco, come a Lula, in Sardegna, nei confronti dell'ex vice Sindaco Giovanni Cabua. E il tentativo di investimento con un'auto avvenuto ad Ardea, nel Lazio, nei confronti del consigliere Luca Fanco.

ARMI E ORDIGNI
Raddoppiati risultano i casi in cui si è fatto ricorso ad armi e ordigni (8% dei casi). Per quanto concerne le armi, queste sono state impiegate per sparare contro case e auto personali, contro mezzi e uffici pubblici. Gli ordigni impiegati sono stati di vario tipo: bottiglie molotov, petardi, bombe carta, veri e propri esplosivi, come avvenuto nel caso di un assessore del Comune di S. Vito dei Normanni (Br). L'uso di ordigni si è registrato in Calabria (provincia di Cosenza), Campania (provincia di Napoli e Caserta, in particolare, in quest'ultimo territorio, contro la Sindaca di Recale) e Puglia (in provincia di Brindisi e di Taranto).

LE REAZIONI 
"Il rapporto di Avviso Pubblico sulle intimidazioni agli amministratori locali disegna un quadro davvero preoccupante. E' necessario intervenire con misure concrete che evitino di lasciare soli i Sindaci in trincea, soprattutto in territori difficili come quelli del Sud" dichiara il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. "La situazione ha ormai raggiunto i connotati di una vera emergenza e come tale necessita di un intervento deciso ed organico. Non bastano più
i provvedimenti spot. Quella che si consuma su alcuni territori è una vera e propria guerra. Chiederò di affrontare la questione all'interno dell'Anci con l'obiettivo di presentare al Governo una proposta organica sul tema della sicurezza".

giovedì 12 novembre 2015

Per l'ex abate di Montecassino 34mila euro al mese per la carta di credito con i soldi della carità




Viaggi, cene e lussi di Pietro Vittorelli indagato, insieme al fratello accusato di riciclaggio, per appropriazione indebita del denaro del monastero



12 novembre 2015



E' bufera sull'Abbazia di Montecassino dopo il sequestro di beni a carico di Pietro Vittorelli e di suo fratello Massimo, indagati l'uno per appropriazione indebita e l'altro per riciclaggio per aver sottratto dalle casse del monastero più di 500mila eurodestinati alle opere di carità e di averli invece usati per scopi privati. Un'accusa pesante come un macigno. La comunità monastica resta in silenzio, l'attuale abate, Dom Donato Ogliari, nominato nel 2014 da Papa Francesco, non rilascia dichiarazioni e ieri era a Firenze. Ma sull'Abbazia, culla della cristinanità in provincia di Frosinone e fondata da San Benedetto, si è abbattuto uno scandalo che da ieri fa parlare di sé. E che qualcuno, vista la vita sregolata dell'ex abate, aveva forse previsto.

La storia è iniziata circa un anno fa a seguito di una segnalazione dell’Uif, l’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia: qualcosa non tornava nei conti della diocesi. È partita così un’indagine che ha permesso ai finanzieri di ricostruire le ruberie dal 2008 al 2013, quando Vittorelli ha lasciato l'incarico per problemi di salute. Gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero di Roma, Francesco Marinaro, hanno ricostruito decine di prelievi e versamenti: 141mila sottratti dal conto Ior dell’Abbazia e giustificato anche dall’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria vaticana, come denaro prelevato per fini caritatevoli, 200mila euro sempre dallo stesso conto; e poi 202.000, 44.500 e 164.900. Denaro che l’abate girava al fratello, promotore finanziario, che lo nascondeva, lo ripuliva e poi lo faceva riapparire su qualche conto cointestato a sé e al fratello religioso o alla moglie.

Ma che l’abate di Montecassino fosse un personaggio controverso con una vita da nababbo non lo si scopre oggi. C’è chi racconta di cene romane e londinesi a base di ostriche a champagne da 700 euro e la sua carta di credito registra spese da 34mila euro mensili. E, ancora, viaggi in mezzo mondo e alberghi a cinque stelle: solo a Londra avrebbe speso di hotel 7mila euro, da sommare ai 2mila dilapidati nella boutique di Ralph Lauren. Mentre una minivacanza a Milano al Principe di Savoia gli è costata 2mila euro. E tra i beni sequestrati ieri dalla Guardia di Finanza (per la maggior parte conti correnti) sono spuntate anche due case a Roma intestate al fratello Massimo.
Suonai ma non mi fu aperto, era la casa della Carità di Cassino.

Vittorelli aveva anche velleità politiche.
 Dopo la grave  crisi cardiaca, la lunga degenza e il periodo di riabilitazione, anche in una clinica svizzera, che lo hanno portato lontano da Montecassino, l'ex abate, che vive a Roma, lo scorso settembre era ricomparso in pubblico nel frusinate in occasione della convention di Forza Italia al Palazzo della Fonte a Fiuggi, con tutti i big azzurri e del centrodestra. Nell'ultimo periodo si era mostrato vicino al Partito Popolare Europeo e si vociferava addirittura di una sua possibile candidatura.

giovedì 5 novembre 2015

Le spese pazze del cardinale Pell: 500mila euro in 6 mesi per abiti, viaggi e arredi

giovedì, 5 novembre 2015

Pell Cardinale Vaticano Papa Francesco
(Franco Origlia/Getty Images)
Il cardinale australiano George Pell, ex arcivescovo di Sydney e attuale prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, era balzato agli onori della cronaca dopo essere stato accusato inun’inchiesta australiana di aver aiutato alcuni preti sospettati di pedofilia, spostandoli da una parrocchia all’altra, coprendoli per proteggere l’arcidiocesi e il suo patrimonio. Ora torna sulle prime pagine dei giornali in questi giorni, in seguito alle tante rivelazioni uscite dopo lo scandalo Vatileaks 2, come ormai molti media lo stanno definendo.
Tra i documenti segreti usciti con l’inganno dalle stanze del Vaticano hanno infatti destato parecchio scalpore quelli che riportano le spese sostenute da Pell. Come si può leggere nel libro “Avarizia”, realizzato in gran parte proprio utilizzando quelle fonti segrete, “da luglio 2014 a gennaio 2015 gli esborsi hanno infatti toccato i 501 mila euro”. Una cifra veramente impressionante che lascia interdetti se si va a vedere il dettaglio delle varie voci. Tra le altre si possono leggere un sottolavello da 4600 euro, alcuni metri di tappezzeria da 7292 euro, 47mila euro di mobili e arredi vari. Per non parlare dei 2508 euro spesi presso la sartoria Gammarelli, storico negozio che dal 1798 veste la curia romana.
Poi c’è tutto il capitolo viaggi fatti sempre ed esclusivamente in business class. Roma-Londra a 1103 euro, Roma-Dresda 1150 euro e un altro viaggio verso l’Inghilterra a 1200 euro. E questi sono solo alcuni esempi dei tantissimi spostamenti di lusso effettuati dal cardinale Pell e dal vice Casey.
Insomma una situazione fuori controllo che fa letteralmente a pugni con tutte le indicazioni date da Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato. Si parlava qualche tempo fa della spending review imposta da Bergoglio a tutti i livelli ecclesiastici. Forse la comunicazione non è arrivata chiaramente a Pell che ha continuato a fare i propri comodi come se niente fosse.
F.B.

Per i casi di Pell e Barros Contro gli esperti di pedofilia nominati dal Papa criticato il Vaticano Le accuse pubbliche dure mostrano il ruolo crescente di esperti José Manuel Vidal,

 5 Giugno 2015 a 15:53


 La pioggia di accuse e denunce pubbliche sono un segno del malessere della commissione per la lentezza di procedere Vaticano
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In Plaza de San Pedro

 Francesco I in Plaza de San Pedro
I membri della commissione per la protezione dei minori stabiliti dal Papa Francesco non ha esitato a criticare le azioni dei cardinali o la nomina dei vescovi e laici spesso in imbarazzo il Vaticano.

In pochi mesi, due decisioni del Papa hanno generato reazioni del pubblico di alcuni dei 17 membri del comitato che il papa Francisco creato 12 mesi fa per combattere la pedofilia nella Chiesa.

L'ultimo caso è stata la nomina del Cardinale George Pell australiano in una posizione equivalente a Ministro dell'Economia per lo Stato del Vaticano. Pell è stato accusato da una vittima di abuso sessuale di voler comprare il suo silenzio.

Da parte sua, il cardinale, che nega le accuse, si è detto disposto a comparire di nuovo davanti a una commissione d'inchiesta la questione in Australia.

Un altro caso famoso è stata la nomina di Papa all'inizio di quest'anno il vescovo cileno, Juan de La Cruz Barros, che ha generato forti critiche da parte di questo gruppo per le accuse di abusi appeso sopra la religiosa.

Poi, alcuni membri della commissione hanno espresso pubblicamente la loro "preoccupazione" dopo Barros ha assunto l'incarico di vescovo di Osorno, una città nel sud del Cile.

Nel giro di due membri della commissione, Peter Saunders capo dell'Associazione Nazionale per i bambini maltrattati in Gran Bretagna (APAC) e gli irlandesi Marie Collins, che rappresentano le vittime di abusi sessuali.



"Cardinale George Pell è la Chiesa e la sua autorità è, dunque, immenso in Vaticano. Sarebbe una enorme spina nel fianco di Papa Francisco se si autorizza a rimanere in carica", ha detto Saunders in un'intervista per l'australiano Channel Nine .

La Commissione per la protezione dell'infanzia ricorda ai membri Martedì che "non è competente a discutere singoli casi o indagini in corso." Ma ha anche chiesto ai vescovi e cardinali per combattere gli abusi, dicendo che coloro che sono in una "posizione di autorità deve agire rapidamente e in modo trasparente con la chiara intenzione di far sì che la giustizia faccia il suo corso."

Marco Politi, vaticanista e biografo di Papa, i membri del comitato si sentono in dovere di denunciare e criticare la frustrazione gerarchia per l'atteggiamento vile della Santa Sede per combattere il problema.

"La pioggia di accuse e denunce pubbliche sono un segno del malessere della commissione per la lentezza di procedere Vaticano", ha detto Politi.

Il gruppo di consulenti, molti dei quali sono psichiatri di fama, è strettamente collegata con le associazioni di vittime di abusi da parte di religiosi e sono molto scettico e critico delle azioni del Vaticano.

Inoltre, dato che molti non sono ufficialmente legati al Vaticano, si sentono liberi di commentare senza indulgenza o ciò che essi considerano disfunzionale trasparente.

Le accuse pubbliche dure mostrano il ruolo crescente di esperti all'interno del Vaticano e spesso sono visti dai funzionari della Santa Sede come ingiusto ed esagerato. Tuttavia, Polini ha osservato che dopo la sua costituzione, la Commissione non ha emesso direttive e ha creato una commissione centrale per informare il papa dei casi in cui le autorità ecclesiastiche hanno scelto di non agire.

Padre Lombardi: "Le rivelazioni di Vatileaks già superate da riforme del Papa"


E spiega: "Cda Bambin Gesù rinnovato". Ne fanno parte anche Tarantola e De Bortoli. Vaticano e pm italiani indagano su Apsa




4 novembre 2015



CITTA' DEL VATICANO - Il Vaticano prova a voltare pagina. I documenti riservati, quelli di Vatileaks 2, pubblicati da Gianluigi Nuzzi nel libro Via crucise da Emiliano Fittipaldi nel libroAvarizia per padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, sono "in buona parte" informazioni già note". Lo dice in una lunga nota di riflessione per la Radio vaticana. E assicura: "Sono informazioni legate a una fase di lavoro ormai superata, grazie alle riforme volute dal Papa. Ma hanno il risultato, purtroppo in buona parte voluto, di creare l'impressione di un regno permanente della confusione, della non trasparenza se non addirittura del perseguimento di interessi particolari o scorretti".

Lombardi è poi intervenuto sull'Ospedale Bambino Gesùspigando che il consiglio di amministrazione è stato totalmente rinnovato.  L'ospedale era finito nel mirino perché i soldi destinati ai pazienti sarebbero stati invece spesi per la ristrutturazione dell'attico del cardinal Bertone. E Lombardi ha annunciato che per garantire "trasparenza, solidarietà e innovazione" sono stati nominati sei consiglieri i cui nomi più noti sono quelli di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del 'Corriere della Sera', Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai, e Maria Bianca Farina, manager di Poste italiane e nominata da Bergoglio nell'istituto vaticano per la prevenzione e il contrasto al riciclaggio. Gli altri tre sono Pietro Brunetti, ex manager Atm Milano, Caterina Sansone, della segreteria di Stato, e il diplomatico Antonio Zanardi Landi.

Nel corso del lungo intervento, il portavoce vaticano ha dichiarato che  il Papa "è sereno". Non si può dire che il Papa sia "sconfortato" dal'inchiesta giudiziaria che ha portato all'arresto di monsignor Balda e di Francesca Chaouqui, ha detto Lombardi. "Il Vaticano non prende decisioni sulla base dei libri di Nuzzi e Fittipaldi. "Il Papa - ha poi scandito -  sa benissimo cosa fare. Sa quale è la sua missione". Lombardi ha aggiunto che l'inchiesta sulla fuga  di documenti riservati dal Vaticano non registra "attualmente altri indagati".

Il Vaticano, alle prese con Vaticanleaks 2, prova a fare luce su alcuni aspetti dell'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. L'ufficio del promotore di giustizia presso il tribunale dello stato della città del Vaticano, a seguito di un rapporto dell'autorità di informazione finanziaria, nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagine relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili Gianpietro Nattino, presidente di Banca Finnat Euramerica Spa. Per questo ha chiesto la collaborazione a Italia e Svizzera, tramite rogatorie. Un episodio di "eventuale riciclaggio di denaro, insider trading e manipolazione del mercato" in cui sarebbe stata utilizzata l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), alla quale Francesco ha assegnato motu proprio il ruolo di Banca centrale della Santa Sede. Si tratta di una struttura di coordinamento per gli affari economici e amministrativi, sorta di superministero vaticano dell'Economia.

Nel rapporto, di 33 pagine, si ipotizza che l'Apsa sia stata utilizzata da persone estranee al Vaticano, con eventuale complicità di personale Apsa, in violazione dei propri regolamenti. In particolare, gli investigatori finanziari vaticani hanno evidenziato un "portfolio" legato a Nattino, il cui contenuto - "oltre 2 milioni di euro" - sarebbe stato trasferito in Svizzera poco prima che in Vaticano fossero introdotte le nuove leggi contro il riciclaggio. Padre Lombardi ha fatto sapere che è stata richiesta una  rogatoria su Apsa-Nattino. "Ribadisco di aver sempre operato nel pieno rispetto delle normative in vigore, con la massima trasparenza e correttezza. Sono ovviamente a disposizione delle Autorità competenti per fornire ogni chiarimento", ha detto Nattino in merito alle indagini

Monsignor Scarano era contabile dell'Apsa, ma il rapporto si concentra in particolare sulla divisione che gestisce il portafoglio finanziario e le azioni del Vaticano. Le 33 pagine del rapporto degli inquirenti evidenziano infatti i business "estranei" al Vaticano attraverso la complicità del personale Apsa. L'inchiesta riguarda anche la Banca Finnat Euramerica SpA, fondata nel 1898 dalla famiglia Nattino. Prima finanziaria, poi commissionaria di Borsa, nel 1998 diventa banca, ha sede a Roma e filiali nella Capitale, a Milano e a Novi Ligure. Già nel 2014 era stato proprio monsigor Scarano - arrestato e da poco tornato in libertà -, a raccontare agli inquirenti "i sistemi" della Finnat. Scarano aveva accusato Giampietro Nattino di avere effettuato con la complicità dei dirigenti Apsa l'operazione di riciclaggio e manipolazione del mercato. In particolare, ad attirare l'attenzione degli inquirenti, c'è il "portfolio 339" Apsa. Quattro conti separati in uso a Nattino e che il rapporto indica come di "dubbia provenienza e la destinazione finale dei fondi nella chiusura del portafoglio 339 è dubbia".

L'inchiesta Ior. Intanto arriva a conclusione l'inchiesta sullo Ior. La procura di Roma ha accertato che per 40 anni, cioè fino al 2011, lo Ior, banca vaticana, ha operato in Italia senza essere autorizzata. Ora l'ex direttore generale Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli rischiano ora di finire sotto processo.  Quattro
anni fa Bankitalia impose a tutti gli undici istituti di credito di considerare lo Ior, con cui avevano rapporti alla stregua di una banca extracomunitaria. E dopo quell'anno i conti correnti accesi nelle banche italiane vennero trasferiti presso strutture estere.
 

Dissesto idrogeologico, Renzi esclude Sicilia da 650 milioni di fondi



Dissesto_Idrogeologico
“Si tratta di circa 650 milioni di euro destinati alla prevenzione deldissesto idrogeologico già annunciati per il 2015 e ora sbandierati di nuovo a partire dal 2016. Restano escluse Sicilia, Calabria e Campania”. Lo denuncia il gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera.
“Sul dissesto idrogeologico il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, annuncia soldi già vecchi. Nessuna traccia di fondi nuovi e restano fuori proprio le regioni più colpite dal maltempo, che tuttora sono sommerse dal fango, senz’acqua e isolate dal resto d’Italia. Cosa aspetta il Governo a dichiarare lo stato di emergenza?”.Così i deputati del M5S della Commissione Ambiente, Antimafia e Finanze commentano la risposta del ministro dell’Ambiente, Galletti, al question time in aula sull’emergenza maltempo nel Sud Italia.
“Oggi il ministro Galletti ha confermato il bluff del Governo sullo stanziamento dei fondi per il dissesto idrogeologico, già smascherato dal M5S nei giorni scorsi con la nostra interpellanza – dichiarano in una nota congiunta deputati Francesco D’Uva, Alessio Villarosa e Federica Daga – Dei nove miliardi in sette anni, per mille cantieri all’anno, annunciati da Renzi non c’è traccia. A smentire il ministro Gallettti, nei giorni scorsi, è infatti stata il suo stesso sottosegretario, Silvia Velo, che ha parlato di 1620 cantieri che però non sono nuovi . Di 195 considerati nello specifico, poi, di cui la Velo ha fornito una lista più dettagliata, evidenziamo quanto già detto più volte: che numerosi sono ancora in progettazione, in fase di approvazione, lavori appena affidati, cantieri avviati ma non conclusi, con fondi di delibere CIPE del 2012. Quindi ancora una volta nulla di nuovo”.

Via Crucis, l’inchiesta di Nuzzi sul Vaticano segreto. “Il Papa sa di investimenti della Chiesa usati per fabbricare armi”

Cronaca


"Santo Padre, c'è una totale assenza di trasparenza nella contabilità sia della Santa Sede, sia del Governatorato". Inizia così il documento più importante del libro del giornalista di Mediaset. L'intervento del Pontefice sulla gestione finanziaria, i suoi rapporti con la Curia e con il cardinale Bertone


Investimenti della Chiesa cattolica in aziende per la fabbricazione di armi e società proprietarie di televisioni porno. È quanto emerge dal nuovo libro di Gianluigi Nuzzi Via Crucis (Chiarelettere) che svela la difficile lotta di Papa Francesco per cambiare la Chiesa. Il giornalista di Mediaset racconta che il 3 luglio 2013, a pochi mesi dal suo insediamento, Bergoglio incontra i cardinali della Curia dicendo che i costi sono fuori controllo e che bisogna stare attenti perché gli è stato riferito che in Svizzera la Santa Sede aveva perso 10 milioni di euro per un investimento sbagliato. Il Papa ricorda con dolore cosa gli confidò l’economo generale della diocesi di Buenos Aires quando era ancora provinciale dei gesuiti in merito ad alcuni investimenti fatti “in una banca seria e onesta. Poi, col cambiamento dell’economo, quello nuovo è andato alla banca per fare un controllo. Aveva chiesto come erano stati scelti gli investimenti: venne a sapere che più del 60 per cento erano andati per la fabbricazione di armi!”. 
In 314 pagine Nuzzi pubblica anche le trascrizioni diregistrazioni audio di Bergoglio in riunioni riservate e documenti inediti principalmente usciti dalla Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede. Organismo creato ad hoc da Francesco subito dopo l’elezione al pontificato di cui facevamo parte monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, arrestati dalla Gendarmeria vaticana con l’accusa di essere loro i corvi di Bergoglio. Nel volume di Nuzzi monsignor Vallejo Balda viene citato 27 volte, mentre il nome della Chaouqui ricorre solo 3 volte.
“Santo Padre, c’è una totale assenza di trasparenza nella contabilità sia della Santa Sede, sia del Governatorato”. Inizia così il documento più importante del libro del giornalista di Mediaset. Si tratta di una lettera riservata indirizzata al Papa scritta dai revisori finanziari di Bergoglio. “Questa mancanza di trasparenza – si legge nel documento – rende impossibile fornire una chiara stima dell’attuale stato finanziario del Vaticano nel suo complesso e delle singole entità che la compongono. Questo significa anche che nessuna persona può essere considerata effettivamente responsabile per la gestione finanziaria. Sappiamo soltanto che i dati esaminati mostrano una tendenza al ribasso e davvero sospettiamo fortemente che il Vaticano nel suo complesso ha un grave deficit strutturale. Il management finanziario generale all’interno del Vaticano può essere definito, nel migliore dei casi, come inadeguato”. 


Parole che suonano come un macigno sul pontificato di Papa Francesco e sulla sua difficile opera di affermare finalmente la trasparenza finanziaria e contrastare definitivamente il riciclaggio di denaro sporco all’interno dello Ior. L’immagine che esce dal libro di Nuzzi è di una Santa Sede afflitta da una cattiva gestione economica, dall’avidità, dal clientelismo e dalla corruzione, dove Bergoglio deve ancora lottare contro una dura resistenza della vecchia guardia curiale per le sue riforme. Il giornalista racconta anche di irregolarità nel finanziamento delle cause dei santi e sottolinea che
la gestione dell’Obolo di San Pietro, un fondo per la carità del Papa, “è un enigma ammantato nel segreto più impenetrabile”. Nuzzi scrive di contratti di manutenzione e restauro con prezzi gonfiati; immobili del Vaticano che valgono sette volte quello che sono quotati nei libri contabili. Il giornalista si sofferma anche sul lusso dei cardinali. Mentre Francesco vive in un appartamento di 50 metri quadri, nella suite 201 di Casa Santa Marta, Nuzzi riporta le metrature delle residenze più fastose dei porporati della Curia romana. L’appartamento più grande nei sacri palazzi è quello del cardinale Velasio de Paolis: 445 metri quadrati. Seguono i porporati Sergio Sebastini con 424 mq, Raymond Leo Burke con 417 mq, Franc Rodé con 409 mq e Zenon Grocholewski con 405 mq.Per i revisori di Bergoglio “il bilancio e il processo decisionale sia della Santa Sede che del Governatorato sono senza senso, nonostante l’esistenza di chiari orientamenti definiti dal regolamento corrente. Questa realtà sembra suggerire che, come minimo, l’atteggiamento prevalente del Vaticano è meglio catturato dall’espressione ‘le regole non si applicano a noi’. I costi sono fuori controllo. Ciò vale in particolare per i costi del personale, ma si estende anche altrove. Ci sono vari casi di attività duplicate, dove il consolidamento dovrebbe invece garantire risparmi significativi e migliorare la gestione dei problemi. Non siamo stati in grado di identificare chiare linee guida da seguire per investimenti di capitale finanziario. Questo è un limite grave e lascia troppa discrezionalità ai gestori e aumenta il livello complessivo di rischio. La situazione – si legge ancora nel rapporto riservato al Papa – che è applicabile per gli investimenti della Santa Sede, del Governatorato, del Fondo Pensioni, del Fondo di assistenza sanitaria, e di altri fondi gestiti da enti autonomi dovrebbe essere immediatamente migliorata. I dirigenti dovrebbero assumersi chiaramente le loro responsabilità per preparare i budget e realizzarli in un modo più realistico ed efficace. Noi siamo consapevoli che abbiamo presentato forti e talvolta gravi consigli e suggerimenti. Ci auguriamo vivamente che Vostra Santità comprenda che le nostre azioni sono ispirate dal nostro amore per la Chiesa e al nostro sincero desiderio di aiutare e migliorare l’aspetto temporale del Vaticano”.
Nuzzi, per la prima volta nella storia, fa perfino ascoltare la voce del Papa in una trascrizione di una registrazione audio di una riunione riservata: “Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa sede e renderle più trasparenti. Quello che io dirò adesso è per aiutare, vorrei individuare alcuni elementi che sicuramente vi aiuteranno nella vostra riflessione. Primo. È stato universalmente accertato nelle congregazioni generali che in Vaticano si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30 per cento di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema”.
Il giornalista racconta, inoltre, che, in un incontro con i vertici della Curia romana, il Papa si rivolge a quei cardinali che presiedono dicasteri che negli anni non hanno gestito il denaro della Chiesa con oculatezza, a tutti i responsabili che non hanno controllato come dovevano. Per Nuzzi si tratta di “un palese atto di accusa, durissimo, diretto e senza sconti, persino umiliante per i porporati: sottolinea aspetti che qualunque amministratore che opera anche nelle più modeste realtà imprenditoriali conosce e capisce benissimo. Francesco – aggiunge ancora il giornalista – fissa negli occhiTarcisio Bertone. Uno scambio di sguardi intenso. Chi è seduto vicino al Papa non vi scorge certo l’amicizia e l’indulgenza che legavano Ratzinger al cardinale italiano, tanto da portarlo con sé fino al vertice del potere in Vaticano. Quello sguardo – conclude Nuzzi – esprime il monito glaciale del gesuita arrivato a Roma dalla ‘fine del mondo’”.
Twitter: @FrancescoGrana