L'ex boss è tornato a deporre come teste a Palermo nel processo al generale Mori e al colonnello Obinu
Palermo, 10 ott. (TMNews) - Giovanni Brusca seppe
del "papello", della trattativa tra Stato e mafia, durante un incontro
avvenuto a casa del boss Guddo nel periodo compreso tra le stragi di
Capaci e via D'Amelio. Ad informare Brusca dell'esistenza di una
trattativa fu proprio il numero uno di Cosa Nostra Totò Riina. Giovanni
Brusca, tornato questa mattina a deporre in qualità di teste al processo
che vede imputati a Palermo il generale del Ros Mario Mori e il
colonnello Mauro Obinu, ha ricostruito ancora una volta di fronte alla
Corte il periodo compreso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992.
"In diverse circostanze in quel periodo incontrai Riina - ha detto Brusca - e mi disse che lo Stato se l'era fatta sotto e mi fece intendere dell'esistenza della trattativa".
L'ex boss, collegato in videoconferenza ha poi spiegato come seppe dal boss tuttora latitante Matteo Messina Denaro e dal pentito Gaspare Spatuzza, che il fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma "doveva essere una vendetta nei confronti dei carabinieri".
"In diverse circostanze in quel periodo incontrai Riina - ha detto Brusca - e mi disse che lo Stato se l'era fatta sotto e mi fece intendere dell'esistenza della trattativa".
L'ex boss, collegato in videoconferenza ha poi spiegato come seppe dal boss tuttora latitante Matteo Messina Denaro e dal pentito Gaspare Spatuzza, che il fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma "doveva essere una vendetta nei confronti dei carabinieri".
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