La Procura chiama a
testimoniare il collaboratore Francesco Onorato sull'omicidio
dell'eurodeputato Dc Salvo Lima, che il killer racconta nei dettagli. Il
suo atto d'accusa prima di deporre. "Andreotti e il figlio dovevano
essere uccisi a Roma dai fratelli Graviano". Non ancora arrivata alla
corte d'assise la lettera del presidente della Repubblica a proposito
della sua citazione al processo. Dal Quirinale si apprende che la
lettera è stata spedita giovedì
di SALVO PALAZZOLO
"Facevo parte del gruppo di fuoco della commissione", ha spiegato Onorato. "Il gruppo di fuoco è come la nazionale, Totò Riina prendeva gli elementi più validi delle varie famiglie".
In apertura di udienza, il presidente della Corte ha informato che la lettera annunciata dal Quirinale nei giorni scorsi non è ancora arrivata al collegio.
Il giudice Alfredo Montalto si riserva "allorchè la lettera perverrà, di esaminarla e ove il contenuto sia rilevante per il processo metterla successivamente a disposizione delle parti per le eventuali rispettive valutazioni e determinazioni".
Nelle scorse settimane, la Corte di Palermo aveva autorizzato la citazione del presidente Napolitano al processo Trattativa, così come chiesto dai pubblici ministeri. Ma nei limiti posti dalla sentenza della Corte Costituzionale. Nella sua lettera, Napolitano ha espresso la sua disponibilità a deporre, anticipando però "i limiti delle conoscenze sull'argomento", ma anche alcune riserve sulla "costituzionalità dell'articolo 205 del codice di procedura penale", quello che prevede la deposizione del Capo dello Stato.
Fonti del Quirinale informano che la lettera indirizzata al presidente della Corte d'assise di Palermo è partita con una raccomandata giovedì, intorno alle 18.30, contemporaneamente al comunicato del Colle.
La deposizione di Onorato
L'ex killer di Cosa nostra racconta dell'avvio della strategia stragista disposta da Totò Riina dopo la sentenza del maxiprocesso: "Nella lista delle persone da uccidere, come seppi da Salvatore Biondino, l'ambasciatore della commissione, c'erano Lima, Andreotti e suo figlio, gli ex ministri Mannino, Vizzini, ma anche Martelli. Siamo stati noi a far eleggere Martelli come ministro della Giustizia: nel 1987 avevamo finanziato la sua campagna elettorale con 200 milioni di lire. E poi mantenne le promesse, perché fece dare gli arresti ospedalieri ad alcuni mafiosi".
Onorato è un fiume in piena: "Quando Riina accusa lo Stato nelle sue interviste ha ragione. Prima gli hanno fatto fare tanti omicidi, e adesso stanno pagando solo i mafiosi. Prenda il caso Dalla Chiesa: cosa interessava ai mafiosi ammazzarlo. Sono stati Craxi e Andreotti a chiederlo ai mafiosi, perché si sentivano il fiato sul collo. Poi, anche l'omicidio Mattarella, voluto da altri politici". Il collaboratore dice: "Non è mai esistita una trattativa fra mafia e Stato, c'è sempre stata una convivenza fra la mafia e lo Stato". E poi racconta nei dettagli l'omicidio Lima, di cui è stato l'esecutore materiale.
Nel 1992, nel mirino c'era anche l'allora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera: "Io stesso - dice Onorato - fui incaricato di pedinarlo all'hotel Perla del Golfo, dopo l'omicidio Lima".
Secondo il racconto di Onorato, Andreotti e suo figlio dovevano essere uccisi a Roma: "Se ne dovevano occupare i fratelli Graviano. Riina era davvero adirato dopo la sentenza del maxiprocesso: voleva morti tutti i politici".
Rispondendo alle domande dei pm Di Matteo, Teresi e Del Bene, Onorato ricorda anche una convocazione dei politici fatta da Cosa nostra: "Dopo il maxiprocesso, Riina convocò alla Perla del Golfo Lima, Mannino, Vizzini, i Salvo. Seppi da Biondino che Lima aveva dato buca".
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