lunedì 31 ottobre 2011

Ispezioni su inchieste escort minacce di morte a Palma


Potenziato il servizio di tutela per il ministro della Giustizia dopo le lettere minatorie. Risalirebbero a una ventina di giorni fa, poco dopo l'invio di ispettori alle procure di Bari e Napoli per presunte irregolarità. Romano: "Clima per le azioni peggiori", Cicchitto: "Odio avvelena i pozzi"


Le missive risalirebbero a una ventina di giorni fa, poco dopo che Palma ha inviato gli ispettori presso le procure di Bari e Napoli per verificare eventuali irregolarità nella conduzione delle inchieste sulle escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze del premier Silvio Berlusconi. La prima ispezione ha riguardato Bari, dove l'ex pm Giuseppe Scelsi ha accusato il procuratore capo Antonio Laudati di aver ritardato l'inchiesta sul giro di escort. A Napoli gli ispettori sono invece attesi.Anche in questo caso a condurre l'inchiesta amministrativa non sarà il numero uno dell'ispettorato, Arcibaldo Miller, ma il suo vice Mantelli.

Gli ispettori di Palma hanno avuto l'incarico di far luce su tre circostanze: il fatto che siano stati i pm (e non il giudice) ad emettere un decreto con cui è stato sollevato dal segreto professionale l'avvocato Quaranta, uno dei legali di Tarantini. Poi, la fuga di notizie su un'intercettazione tra l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola e Berlusconi pubblicata dal settimanale L'Espresso prima ancora che venisse depositata. Infine, la revoca della competenza ad indagare, passata dalla procura di Napoli in parte a Roma e in parte a Bari in merito agli oltre 500 mila euro che il premier diede a Tarantini tramite Lavitola, tuttora latitante.

Romano: "Si mina l'agibilità democratica". Il ministro delle Politche Agricole Saverio Romano commenta la vicenda: "L'odio sociale montante, le operazioni massmediatiche, i continui sconfinamenti tra poteri, non fanno che minare l'agibilità democratica del nostro Paese. E' in questo clima arroventato che nascono le condizioni per le azioni peggiori. Al ministro della Giustizia Nitto Palma va la mia solidarietà". Il ministro aggiunge: "Alle forze democratiche tutte va l'invito a prendere le distanze da qualsiasi atto, gesto, intenzione intimidatoria o violenta".

Cicchitto: "Odio avvelena i pozzi". "Esprimiamo solidarietà al ministro della Giustizia Nitto Palma oggetto di una vile intimidazione. Ci auguriamo che il senso di responsabilitàprevalga sugli istinti violenti. Certo l'odio che qualcuno fomenta contribuisce ad avvelenare i pozzi": così Fabrizio Cicchitto,capogruppo Pdl alla Camera. "Le forze politiche - aggiunge - devono vigilare e lavorare per la salvaguardia degli spazi di libertà e democrazia contro ogni forma di violenza".

Governo/ Tempesta su Btp, ma Berlusconi non cede e spera in G20

Lorenzo Bini Smaghi

Boccia Montezemolo: Larghe intese sarebbero la paralisi


Roma, 31 ott. (TMNews) - Lo spread che vola oltre i 400 punti base, il pressing internazionale perchè siano attuate le misure promesse, i dati record di disoccupazione giovanile e inflazione. E poi Luca Cordero di Montezemolo che rilancia la sua proposta di governo di unità nazionale, il caso Bini Smaghi che non accenna a trovare soluzione. E oltre a tutto questo, il malumore di settori del Pdl che continua a covare. Se nel weekend in Sardegna Silvio Berlusconi aveva provato a ricaricare le batterie in vista del G20 di Cannes, l'inizio di settimana ha riservato al premier un fuoco incrociato contro palazzo Chigi. Cui si aggiunge l'allarme del Capo dello Stato che denuncia il "rischio di grave inadeguatezza" dell'Italia. Ma la strategia del premier non cambia, e al momento prevede ancora la difesa a oltranza del fortino di palazzo Chigi: attuare gli impegni assunti con l'Europa, stilare una road map dettagliata, provare a tenere insieme la maggioranza ribadendo anche nelle conversazioni private che un altro governo non è possibile.
Una strategia che il premier proverà a rendere credibile anche agli occhi dei governi del G20 che si riuniranno a Cannes giovedì e venerdì, con la Ue che cerca il sostegno dei Paesi emergenti al fondo salva-Stati. Appuntamento che nel governo ha ormai assunto lo stesso significato dell'ultimo Consiglio Europeo: "Tutte le nostre speranze sono sul successo del vertice", perchè "è chiaro che con lo spread a questi livelli non possiamo reggere", riconoscono dall'esecutivo. Dove hanno letto con attenzione le dichiarazioni del presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli e quelle dell'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni sul rischio sovrano dell'Italia a causa della "incertezza politica".
Luca Cordero di Montezemolo
Per riuscire nell'obiettivo, Berlusconi riunirà mercoledì prima il Pdl, poi - è la voce che circola - anche la maggioranza. La carta da calare a Cannes sarà una road map la più dettagliata possibile, per convincere i partner internazionali che il governo e la maggioranza sono in grado di tradurre in atti legislativi gli intenti per ora solo annunciati. Come resta da tradurre in concreto l'auspicio che Lorenzo Bini Smaghi lasci la poltrona del board della Bce, che domani vedrà insediarsi sullo scranno più alto Mario Draghi.
Ma restano ancora da convincere tutti i 'malpancisti' del Pdl, che restano l'incognita che grava sulle certezze che Berlusconi prova a diffondere. Numeri risicatissimi in Aula, ma anche nelle Commissioni dove dovranno passare i provvedimenti. Con la speranza che il "ridimensionamento" di Tremonti faccia calare il malumore: "La lettera ha spostato l'attenzione sulla crescita, ora dovrebbe esserci spazio anche per gli altri ministri", dicono dall'inner circle berlusconiano.
Che riserva una risposta sferzante alla lettera di Montezemolo: "Solo parole d'ordine, solo wishful thinking, nessuna proposta. E soprattutto chiedere oggi un governo di unità nazionale appare quanto meno singolare: nel momento in cui l'opposizione si divide sulla lettera della Ue, in cui il Pd si divide tra Bersani e Renzi, in cui si minaccia lo sciopero generale contro gli impegni assunti a Bruxelles, fa sorridere che si pensi che una maggioranza ampia ma eterogenea sia garanzia di riforme". E allora si torna al mantra berlusconiano: Solo questo governo può rispettare quegli impegni, un governo di larghe intese sarebbe paralizzato dai veti incrociati. 

Santoro alla riscossa. Giovedì prossimo torna Santoro, contro la casta su Web e tv locali


Il giornalista: con noi sciopero dei telespettatori. Frecciate a Rai e al Pd. I primi ospiti Della Valle e De Magistris



Roma, 31 ott. (TMNews) - Michele Santoro ha lottato per anni per riavere il suo microfono. Il ricordo della lunga astinenza dopo l'editto bulgaro e prima della sentenza che gli consentì di rientrare in Rai è così vivo in lui che anche per una conferenza stampa non gli basta un'ora di parole. Un'ora densa però di annunci e avvertimenti alla dirigenza Rai e alla classe politica, quella dedicata al lancio di "Servizio pubblico", il suo nuovo programma, che da giovedì andrà in onda su un network 'multipiattaforma' che comprende un canale Sky, numerose emittenti regionali, Internet, Facebook. Prima puntata intitolata "Scassare la casta", tra gli ospiti l'industriale Diego Della Valle e il sindaco diNapoliLuigi De Magistris. Santoro rivendica il risultato della raccolta fondi, prossima al milione di euro con oltre 93mila adesioni: "Volevamo giocare in uno stadio pieno, saremo al Maracanà", commenta. Si candida a guida della "rivolta del pubblico televisivo", allo "sciopero del telecomando" contro "la tv che c'è e ci fa schifo". Ricorda di non aver rinunciato alle sue ambizioni di rientro in Rai: "Non ritiro la candidatura a direttore generale", avverte, poi prende di mira il presidente della Rai Paolo Garimberti, che "dovrebbe smettere di dire fesserie". Se qualcuno si aspetta un Santoro barricadero antiberlusconiano probabilmente non sarà deluso: "I profitti di Mediaset devono ancora essere al centro del sistema?", chiede. Ma nella conferenza stampa il conduttore offre anche un assaggio della sua propensione tutt'altro che conciliante con i vertici del Pd: "Se pensano di fare le primarie dopo aver deciso coalizione e programma, che le fanno a fare? Noi ci saremo quando le faranno, non gliele faremo fare da soli". Frecciata anche per Matteo Renzi: "Io Obama con i frigoriferi in scena non l'ho mai visto, se è quella la novità", dice alludendo alla kermesse del sindaco fiorentino. E per il futuro, se Silvio Berlusconi perde palazzo Chigi "per la Rai sarà un'opportunità", ma il rinnovamento, avverte, "non si fa con chi ha prodotto i reality. O la sinistra quando tornerà al potere giustizierà il pensiero diverso? Renzi dice di avere cento idee nuove, gli diremo le nostre sulla tv...". In ogni caso, l'avversario che Santoro identifica in questo momento è "il sistema politico nel suo insieme, se vuole una tv che risponda al suo ordine pubblico: non possiamo fare una tv che piace a Renzi, a Bersani, a Di Pietro", ma "la tv che sale sulle gru. All'opposizione cui viene negato diritto di parola si affianca ora la tv cui è stato negato il diritto di parola". Il creatore di "Samarcanda" e di "Annozero" si dice sicuro che le rappresaglie dei partiti ci saranno: "Ci manderanno le loro Authority, che sono sempre loro, ci saranno pressioni fortissime sulle tv locali, ma stavolta non le subiremo. Siamo adulti e molte delle tv che stanno con noi si comporteranno da adulte". Ma soprattutto, prevede, "se avremo successo succederanno delle cose in questi mesi nella tv ma anche nella politica italiana". E qui il pensiero corre alla scelta di De Magistris per la prima puntata: sindaco diNapolima anche, probabilmente, fra pochi mesi leader di un movimento nuovo impegnato a contendersi nelle urne i consensi di chi con la 'casta' della politica vuole voltare pagina. Bar-Cla 

L'Unesco riconosce la Palestina. Choc da Israele. Gli Usa: «Stop ai fondi»


 Accolta a maggioranza come stato membro a tutti gli effetti. L'Italia si è astenuta, la Francia ha votato sì


 
MILANO - La conferenza generale dell'Unesco ha votato a favore dell'adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell'organismo Onu che si occupa di educazione, scienza e cultura. La decisione è stata votata a maggioranza (serviva il benestare almeno dei due terzi dell'assemblea, composta sino ad oggi da 193 membri): i consensi sono stati 107, i voti contrari 14. Il risultato ha subito suscitato i malumori di Israele e degli Usa, che hanno giudicato l'operazione «prematura» e «controproducente» e che alla vigilia del voto hanno minacciato di tagliare i finanziamenti all'organizzazione in caso di ingresso palestinese. La quota versata dagli Usa corrisponde al 22% delle somme corrisposte dagli Stati membri. Due leggi approvate negli anni '90 dagli Usa, da sempre alleato fedele di Israele, vietano espressamente il finanziamento di qualsiasi organizzazione Onu che accetti la Palestina come membro a pieno titolo. A Novembre, informa il dipartimento di Stato, era prevista l'assegnazione di 60 milioni di dollari che ora è saltata.
«E' UNA TRAGEDIA» - Le prime dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti di Washington sembrano andare proprio in questa direzione: «Non possiamo accettare questa decisione». Il portavoce di Gerusalemme è stato ancora più drastico e ha definito il via libera dell'Unesco come «una tragedia». La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland, aveva chiarito molto bene la posizione Usa la scorsa settimana: «Esistono linee rosse molto chiare nella legislazione e, se sono sorpassate nell'Unesco, tale legislazione viene attivata». E stamane, il sottosegretario Usa per l'Educazione, Martha Kanter, ha appunto parlato di «controproducente e prematuro». Gli Usa sono rientrati nell'Unesco solo nel 2003, dopo anni di boicottaggio nei confronti di quella che il Dipartimento di Stato definiva «la crescente disparità tra la politica estera Usa e gli obiettivi dell'Unesco»; ma nonostante il ventennio di boicottaggio, il presidente Barack Obama ha sempre considerato quella parigina un'organizzazione di interesse strategico e un utile strumento multilaterale per propagare i valori occidentali.







(Reuters)
L'ASTENSIONE DELL'ITALIA - Tra le nazioni che hanno votato contro, oltre agli Usa, ci sono Germania e Canada. L'Italia e il Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani. Complessivamente, i voti a favore sono stati 107, mentre 14 paesi hanno votato contro l'ammissione e 52 si sono astenuti. . «L'Italia si è attivata per giungere a una posizione coesa e unita dell'Ue, in mancanza della quale abbiamo deciso di astenerci», ha spiegato Maurizio Massari, portavoce della Farnesina -. Riteniamo che non era questo il momento per porre la questione della membership palestinese all'Unesco, in una fase in cui si sta cercando di creare le condizioni ideali per una ripresa del negoziato tra le due parti».
L'ADESIONE ALL'ONU - Il voto di oggi ha un valore simbolico per i palestinesi, e rappresenta un primo importante successo in attesa che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si pronunci sull'ammissione della Palestina nelle Nazioni Unite, sulla base della richiesta presentata lo scorso settembre dal presidente palestinese Abu Mazen alla 66ma Assemblea Generale. Gli Stati Uniti hanno però già annunciato che sono pronti a mettere il veto, ritenendo che uno Stato palestinese debba essere riconosciuto nell'ambito del negoziato di pace con Israele.

L'Unesco riconosce la Palestina, gli Usa sospendono i versamenti


Critiche da Israele, gli Stati Uniti coprono il 20% del bilancio. Europa divisa: Italia e Gb si astengono, favorevole la Francia


Roma, 31 ott. (TMNews) - Il governo statunitense ha sospeso i versamenti che effettua all'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite che oggi ha ammesso la Palestina come stato membro. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato. Poco prima dell'annuncio l'ambasciatore di Washington presso l'Unesco David Killion aveva definito "controproducente" l'ammissione della Palestina annunciando che avrebbe complicato "la capacità americana di sostenere l'Unesco". Due leggi approvate negli anni '90 dagli Usa, da sempre alleato fedele di Israele, infatti vietano espressamente il finanziamento di qualsiasi organizzazione Onu che accetti la Palestina come membro a pieno titolo. Gli Stati Uniti coprono circa il 20 per cento del bilancio Unesco. Con l'ingresso nell'Unesco, i palestinesi hanno ottenuto una vittoria simbolica ma anche di sostanza sulla strada del riconoscimento del loro Stato. La conferenza generale dell'organizzazione ha infatti votato a favore dell'adesione della Palestina come membro a pieno titolo dell'organismo Onu che si occupa di educazione, scienza e cultura. La risoluzione è stata adottata con 107 voti a favore (fra cui la Francia), 52 astenuti (fra cui l'Italia) e 14 voti contrari (in primis gli Stati Uniti). Per il via libera servivano almeno i due terzi dell'assemblea, composta sino ad oggi da 193 membri. Il risultato ha subito suscitato i malumori di Israele e degli Usa. Lo stato ebraico ha immediatamente denunciato una "manovra unilaterale da parte palestinese che non cambierà niente sul terreno, ma allontana qualsiasi possibilità di un accordo di pace". Quanto agli Usa sono rientrati nell'Unesco solo nel 2003, dopo anni di boicottaggio nei confronti di quella che il Dipartimento di Stato definiva "la crescente disparità tra la politica estera Usa e gli obiettivi dell'Unesco". Tra le nazioni che oggi a Parigi hanno votato contro, oltre agli Usa, ci sono Germania e Canada. Italia e Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani. "L'Italia si è attivata per giungere a una posizione coesa e unita dell'Ue, in mancanza della quale abbiamo deciso di astenerci" ha spiegato Maurizio Massari, portavoce della Farnesina. "Riteniamo che non era questo il momento per porre la questione della membership palestinese all'Unesco, in una fase in cui si sta cercando di creare le condizioni ideali per una ripresa del negoziato tra le due parti". A24-Riv-Spr-Cla 

Montezemolo e opposizioni all'attacco: via Berlusconi


Il presidente della Ferrari: subito esecutivo di salute pubblica, se continuerà ad anteporre le sue ambizioni al bene del Paese

Luca Cordero di Montezemolo
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Roma, 31 ott. (TMNews) - Mentre gli spread tra i rendimenti dei Btp italiani e quelli dei Bund tedeschi schizzano di nuovo, l'opposizione torna ad incalzare il governo, sia pure ancora in ordine sparso, divisa tra chi chiede un governo di transizione e chi punta ad elezioni anticipate al più presto. Stamattina è stato Luca Cordero di Montezemolo a lanciare un vero e proprio manifesto politico, scegliendo peraltro un quotidiano particolare: la Repubblica. Il presidente Ferrari elenca cinque punti irrinunciabili e uno strumento: il Governo di transizione. "L'urgenza della situazione - ha sottolineato Montezemolo - richiede soluzioni immediate. Non abbiamo tempo di attendere la normale evoluzione del quadro politico. Il presidente del Consiglio deve rendersi conto che l'unica strada per salvare il Paese passa oggi attraverso un governo di salute pubblica. Se Berlusconi continuerà ad anteporre le proprie ambizioni al bene dell'Italia". Soluzione che piace anche a Gianfranco Fini, scettico però sulla possibilità di realizzarla: il leader di Fli è tornato a chiedere "un nuovo esecutivo, con una maggioranza che inevitabilmente deve essere composta da chi ha vinto le elezioni con un altro presidente del Consiglio, allargata a tutti coloro che condividono quelle due o tre riforme indifferibili da qui alla fine della legislatura". Fini però ha aggiunto: "Questa ipotesi, che sarebbe la più ragionevole e la più utile per l'interesse nazionale, ha scarsissime probabilità di avverarsi per l'ostinazione di Berlusconi a rimanere a palazzo Chigi. Quindi, delle due l'una: o il governo continua a galleggiare fino al 2013, o si vota a primavera". Poi c'è il leader Idv Di Pietro, che da qualche giorno si dice pronto a un "governo di emergenza", che comprenda anche il Terzo polo: "Io dico: noi del Patto di Vasto e oltre. Va coinvolto anche il Terzo Polo. D'altra parte vedo che Casini è disponibile anche lui. Ma non è facile accorrere al capezzale di un morituro. E badate che se noi dell' opposizione ragionassimo cinicamente, sarebbe meglio aspettare. Vinceremmo facilmente le elezioni per il plebiscito negativo che seppellirà questo governo. Siamo pronti a rispondere costruttivamente al monito delle istituzioni europee. Ma la pre-condizione è il cambio di governo". Dal fronte Pd si rimane più sul vago. Il segretario democratico Pier Luigi Bersani ha parlato di un'Italia ormai "in pericolo" e ha chiesto una "novità politica": "C'è bisogno di un colpo di reni, di discontinuità, di una chiara novità sul piano politico e di avviare decisioni di riforma vere e immediate". In realtà, anche ai vertici del Pd l'ipotesi di un governo di transizione è considerata perlomento improbabile. Red-Pol 

I Derivati



di Andrea Mensa - 26/04/2011

Fonte: appello al popolo

Con l’ultima crisi economico/finanziaria, questa parola è stata scritta più volte, ed a ciò che descrive è stata sovente imputata la causa della crisi stessa.
Ed a ragione.
Ma vorrei descrivere che cosa si intende per quel prodotto finanziario denominato in questo modo.
Un derivato è un contratto col quale un acquirente acquisisce il titolo di proprietà di valori, o una parte di essi, detti sottostanti.
Ho usato il termine di “valori” che è estremamente generico, ma quelli su cui vengono costruiti i derivati hanno normalmente alcune caratteristiche.
La prima, e più importante è l’emittente, ovvero quella entità che genera il contratto e garantisce con il proprio nome e il proprio capitale, che i valori sottostanti esistano, e quindi, che il derivato che rappresenta tali valori, rappresenti effettivamente qualcosa che ha un mercato, ovvero che può essere venduto o acquistato, e che quindi abbia una valutazione e quindi un valore.
La seconda condizione è che vi sia una scadenza, normalmente coincidente con quella del sottostante.
Se ad esempio vengono costruiti dei derivati su delle obbligazioni, dato che le obbligazioni hanno una data di scadenza, se il derivato scadesse dopo, nel periodo finale non avrebbe più il sottostante, perché scaduto, o al massimo avrebbe il capitale recuperato, che però ne cambierebbe la natura.
La terza condizione è che il derivato renda, ovvero chi acquista il derivato abbia un vantaggio economico dal fatto di fornire del denaro contro un documento che otterrà un rimborso , ma solo dopo un certo tempo.
Se un derivato non rendesse nulla, nessuno rinuncerebbe a dei soldi per riavere indietro gli stessi a posteriori, ma non poterne disporre per tutto il tempo in cui sono stati impegnati.
Lo scopo principale e dichiarato per cui sono nati i derivati è quella che viene chiamata la “distribuzione del rischio”.
Una delle tipologie principali dei sottostanti, sono obbligazioni, titoli del debito sovrano ( titoli di stato), mutui, ecc…. ovvero tutti quei titoli esecutivi, che rappresentano un debito, che hanno una scadenza, fruttano un interesse, ma che rappresentano anche un rischio, nel caso che l’ente emittente vada in default, e quindi non rimborsi più o non rimborsi totalmente tale titolo.
È chiaro che nel caso uno di tali enti andasse in default, solo ed esclusivamente i possessori dei suoi titoli ne avrebbero un danno.
Se invece una entità raccoglie titoli di vario tipo e provenienza, e ne compone un pacchetto che quindi avrà un rendimento globale dato dalla media dei rendimenti dei titoli inclusi, avrà un rischio, ma anche il rischio verrà distribuito sul complesso dei titoli, e quindi , fatto il pacchetto lo suddividerà in parti , ogni parte avrà un ennesimo del rendimento ma anche del rischio globale relativo all’intero pacchetto.
Ora, ogni titolo a cui è associato un interesse, può subire variazioni di valore nel tempo.
Faccio un esempio per chiarire tale dinamica.
Supponiamo che oggi, gli interessi sulle cambiali emesse sia di circa il 10%.
Tizio impresta soldi a Caio e Caio firma delle cambiali, scadenza 1 anno e per un valore aumentato del 10%.
Supponiamo che dopo un mese gli interessi sulle cambiali vadano al 20% annuo.
Tizio ha due possibilità di cui la prima è attendere l’anno e incassare il proprio prestito con in più il 10%, che però è diventato poco, e quindi quel capitale più interessi, varrà complessivamente meno di quando il contratto è stato fatto.
L’altra possibilità è quella di vendere la cambiale, ma chiaramente ad un prezzo di quel tanto inferiore tale per cui tale prezzo su cui venga calcolato il 20% in più per gli undici mesi restanti equivalga alla cifra totale rimborsata prevista per tale scadenza, quindi ad un prezzo decisamente inferiore.
Ecco, un aumento dei tassi causa sempre una svalutazione dei titoli, dovendo essi continuamente confrontarsi con quelli dei titoli emessi sul momento.
Raggruppare titoli di diversa natura e di diversa provenienza, diminuisce tale rischio complessivo , in quanto alcuni potranno veder aumentato il loro tasso di riferimento, ed altri invece diminuirlo.
Ma i derivati non si “costruiscono” solo sui titoli di debito, ma su tutto ciò che ha un sottostante concreto che risponda alle caratteristiche elencate sopra.
Così potranno esserci derivati sui futures delle commodities o delle materie prime, dei derivati sulle monete e quindi sui cambi, ma anche su quei prodotti spaventosamente criminogeni che sono i CDS.
Assicurare contro il rischio un valore posseduto, è una cosa normale e comprensibile, ma assicurare qualcosa che non si possiede, è uno stimolo per chi è forte abbastanza per provocare l’evento assicurato, e quindi ricavare degli utili sulle disgrazie altrui.
Ma l’impulso principale al mercato dei derivati lo dobbiamo alla dottoressa El Karoui.
Insegnante alla Sorbona di statistica e stocastica ( mentre la prima si occupa delle probabilità che un evento predeterminato avvenga, la seconda si occupa di calcolare la probabilità che un evento, di cui sia noto l’inizio e la conclusione, segua un determinato “percorso”) e finita , per seguire il marito , a lavorare in banca nella gestione delle obbligazioni, intravide come applicare le sue conoscenze matematiche in quel settore.
Di una obbligazione, ad esempio, se si era già in grado di calcolare le probabilità che venisse o no rimborsato e in quale misura, alla scadenza, quanto ancora non veniva considerato era quali e quante variazioni di valore potesse avere nel corso della sua “vita”.
Vendere quando la quotazione è alta e ricomprare quando è bassa offre dei margini di guadagno enormi, se fatto su volumi elevati.
Tipico esempio sono i REPO, contratti di vendita accompagnati da un impegno a ricomprare gli stessi titoli.
L’uso principale di questi tipi di contratti deriva dalla differenza di interessi che vengono normalmente corrisposti su titoli dello stesso tipo, dello stesso emittente, ma con scadenze diverse.
È normale che un titolo a 10 anni paghi un interesse annuo maggiore di uno a un anno, ma per la semplice ragione che incorpora anche variazioni dei tassi, tanto più probabili quanto il periodo di circolazione del titolo, sia lungo.
Avere un mezzo quindi per poter pagare l’interesse dei titoli a breve, su quelli a lunga scadenza, provoca un sur plus dato dalla differenza dei tassi. Quindi fare continui REPO su titoli a lunga scadenza, significa proprio pagare interessi a breve e incassare interessi a lunga scadenza.
Se poi i soldi per iniziare tale “gioco” vengono trovati emettendo derivati con sottostanti tali titoli, ecco trovato il modo per amplificare enormemente le cifre impegnate.
Il grande pericolo di tali speculazioni sta nel fatto che il titolo non venga rimborsato, oppure per problemi dell’emittente acquisti un fattore di rischio maggiore, decretandone così una perdita di valore.
Se tali perdite superano la capitalizzazione della società che ha emesso il derivato, ci si trova di fronte a perdite notevolissime, legate al fallimento di tali società, e un danno per tutti coloro che hanno aderito a tali derivati.
È cosa è avvenuto in effetti a Lehman Brothers, AIG, Bank of America, ecc….
Se poi sono stati costruiti derivati con sottostante altri derivati, e non sono stati denunciati correttamente da coloro incaricati di “piazzarli”, ecco che gli emittenti stessi si sono macchiati di un crimine previsto dal codice penale.
Ultimo “metodo” per immettere “carta” nel sistema finanziario è quello della cartolarizzazione.
Cartolarizzare significa cedere interamente la titolarità di un credito, quindi , non solo l’incasso del pagamento alla scadenza ma anche, ad esempio le garanzie offerte su tale debito.
In genere è il sistema usato dai creditori che si trovano nella necessità imprevista di rientrare di crediti non ancora giunti a scadenza, della serie “pochi, maledetti e subito”.
Ovviamente importantissimo , per chi acquista, avere fiducia nel fatto che il credito sia stato concesso con criteri corretti, perché da ciò dipende il rientrare o meno del capitale usato per l’acquisto di tali crediti.
La crisi dei “subprime”, crediti immobiliari concessi a chi non aveva alcuna possibilità di onorare tali debiti, e che offriva come garanzia lo stesso immobile acquistato, ha avuto un effetto devastante nell’avvio della crisi perché non solo i concedenti credito non avevano rispettato alcun parametro di sicurezza, contando solo sulla crescita continua dei valori immobiliari, che invece ad un certo punto hanno smesso di crescere e sono poi crollati, ma anche per altri motivi.
Primo tra tutti la connivenza delle società di rating, che hanno dato delle valutazioni estremamente buone a titoli con scarsissime probabilità di venire onorati, e questo perché le stesse società che dovevano fornire la valutazione erano le stesse o collegate a quelle che emettevano i titoli, ma il peggio fu fatto accendendo anche dei CDS su tali titoli, che gli emittenti sapevano benissimo essere ad alto rischio.
Un po’ come chi vende un’auto che sa avere l’impianto frenante difettoso, e che stipula una polizza di assicurazione, a proprio vantaggio, sull’incolumità dell’acquirente.
La perla poi è stata anche quella di racchiudere tali CDS, praticamente sicuri che avrebbero richiesto il pagamento della assicurazione, in derivati, a loro volta venduti sul mercato con titoli di rating altissimi.
Quindi non solo è stato truffato chi ha acquistato le cartolarizzazioni, ma anche coloro che hanno acquistato i derivati……
Se questa è la morale di coloro che si considerano portatori di valori di democrazia e difesa dei valori morali, significa che le parole ormai non hanno più alcun senso.
Settimana all’insegna dell’aumento del prezzo del petrolio, sia per la crisi libica, sia per tutte le agitazioni nell’area degli emirati e Arabia Saudita.
In Cina sta salendo l’inflazione e gli scioperi degli autotrasportatori stanno bloccando i porti e le principali arterie.
Inoltre è chiaro che, se la Cina non dovrà spendere le proprie riserve valutarie per implementare i mercati interni, dedicherà i surplus ad acquistare titoli sovrani europei, abbandonando gradualmente il dollaro e i Tbonds.
Il Giappone si trova nella stessa condizione di ricorrere alle proprie riserve di Tbonds e di dollari per far fronte alla ricostruzione post terremoto e tsunami.
Sempre più critica quindi la posizione del tesoro americano che nel prossimo mese dovrà piazzare 98 miliardi di dollari di titoli, con le società di rating che mettono in dubbio la stabilità del dollaro, ed anche il QE2 è agli sgoccioli.
Situazione finanziaria USA, coniugata con l’instabilità politica di un congresso ricattato dai Tea party, non offre assolutamente più l’immagine di un paese la cui moneta si possa considerare un “rifugio”.

Licenziamenti/ Mantovano: Da Sacconi fondata preoccupazione -2-


"C'è costante attenzione ma possono provarci gruppi ristretti"

Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi
Roma, 31 ott. (TMNews) - Non c'è un allarme specifico sulla riorganizzazione del terrorismo ma quelle del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sono parole di "fondata preoccupazione". Intervistato telefonicamente da Sky Tg24, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha difeso il collega di Governo. "Non esistono - ha detto - le Br come esistevano 30 o 10 anni fa, ma questo non fa essere tranquilli: si raccomanda cautela e senso di responsabilità nello stigmatizzare delle parole che sono di fondata preoccupazione". Secondo Mantovano "quando si utilizzano termini come macelleria sociale per commentare le proposte che vengono dall'Europa, dal Governo, dalla maggioranza, che possono essere discutibili o eno, ma quando si utilizzano termini così dirompenti si crea un condizionamento negativo, non ci si rende direttamente responsabili di atti di violenza ma si cera certamente un condizionamento negativo". 
"Non si può parlare di nuovo terrorismo nei termini in cui si poteva parlare trent'anni fa a proposito delle Brigate rosse - ha precisato l'esponente del centrodestra - ma si può parlare di un clima di violenza nel quale possono inserirsi gesti violenti come quelli che potevano provocare la morte di Carabinieri, di appartenenti alle forze di Polizia non più tardi di quindici giorni fa". Anche se le Br "sono state disarticolate - ha osservato Mantovano - anche un nucleo ristretto che dall'anarco-insurrezionalismo passa ad azioni direttamente violente è in grado di provocare la morte di una persona. E se il clima è un clima di condizionamento negativo, di incitazione anche indiretta alla violenza, proprio perché si tratta di un gruppo non strettamente organizzato, c'è un rischio ancora maggiore".
 
"Nei confronti del terrorismo - ha detto ancora il sottosegretario Mantovano - l'attenzione mediatica è altalenante, a seconda se ci siano allarmi o fatti concreti che richiamano l'attenzione del Paese. Ma l'attenzione del sistema sicurezza, delle forze di polizia, della magistratura invece è costante. C'è la costante osservazione, da parte dell'intero sistema di sicurezza, delle fonti di rischio, delle fonti di allarme, e si può dire che le informazioni circolano e che si è in grado di prevenire azioni coordinate e organizzate. Il che non significa - ha concluso - che però non ci provino e non ci provino anche gruppi ristretti". 

domenica 30 ottobre 2011


Lavitola ordinò pressing su Tremonti
"Tiri fuori i soldi per i giornali"

Il faccendiere telefona a Giampiero Catone per preparare un piano contro il ministro che non vuole dare i fondi promessi all'editoria: ""Sto provando a far intervenire Berlusconi e a farlo muovere per far qualcosa"

di GIUSEPPE CAPORALE  e LIANA MILELLA ROMA - Non sta in Parlamento, né nel governo, perché Berlusconi non ce lo ha messo, ma Valter Lavitola, editore dell'Avanti, è il prototipo del lobbista più smaliziato e senza scrupoli che ci si possa immaginare. Sulla questione dei fondi per l'editoria poi, che lo tocca da vicino, non passa giorno, in quell'autunno del 2009 quando i suoi telefoni finirono sotto intercettazione a Pescara nell'ambito dell'inchiesta Spadaccini, senza lunghe telefonate per pilotare da fuori l'attività parlamentare. Come quella con Giampiero Catone, apostrofano con un "essendo tu abbastanza bandito". O l'altra con il senatore Giuseppe Esposito cui "ordina" di far passare un emendamento.
MO' TI FACCIO UN APPUNTO
(9 ottobre 2009)
Lavitola telefona a Catone per preparare un piano contro Tremonti che non vuole dare i fondi promessi all'editoria. L'ex direttore della Discussione, pidiellino passato con Fini e poi tornato nella maggioranza con Popolo e territorio, promosso sottosegretario all'Ambiente a maggio scorso, è sugli attenti. Lavitola è brusco con lui ("Che tieni fretta?) e gli detta le mosse da fare, compreso un appello bipartisan. Catone obbedisce.
Catone "Valteruccio...".
L. "Senti Giampie', ci sta una situazione da allarme rosso che si è evoluta in queste ore. Nonostante sia stato fatto lo stanziamento dei 70 milioni al capitolo dell'editoria, e Bonaiuti abbia sollecitato Canzio e poi anche Tremonti per iscritto, Tremonti ha risposto con una carta scritta, ovviamente Bonaiuti non sa che io lo so, dicendo che siccome non c'è stato il gettito di entrata sulle accise, (...) praticamente lui non paga. Quest'anno andrebbe a torta
"Tu che sei bandito dovresti dire che, se non passa, il governo va sotto"
con meno del 50%, che è un disastro".
C. "E come si fa?".
L. "Sto provando a far intervenire Berlusconi e a farlo muovere per far qualcosa. Però mi dicono che Fini si sta già interessando mosso da quello lì... Raisi (Enzo Raisi, deputato finiano, ndr.)...".
C. "Eh sì".
L. "Siccome c'è una legge che stanzia questi fondi, il ministro non può non attribuirli anche se non c'è il gettito d'entrata, è una questione di lana caprina che sta facendo Tremonti. Se tu ti rendessi parte diligente per raccogliere un po' di firme di parlamentari sia di destra che di sinistra, e mandare a Fini e a Schifani questo documento chiedendogli di intervenire, sarebbe fondamentale".
C. "Mandami un documento e ti faccio raccogliere firme sia da sinistra che da destra".
L. "C'hai pure qualcuno al Senato?".
C. "Ma alla Camera non bastano, famme capì".
L. "Sì bastano, era per coinvolgere Schifani".
C. "A Schifani non gliene fotte niente, l'essenziale è che tu glielo dici".
L. "La cosa migliore a questo punto, hai ragione, è Fini".
C. "Siccome in Commissione bilancio siamo in quattro ad avere i giornali, eh tutti e quattro andremmo a capa sotto, è chiaro che loro con quattro voti contrari in Commissione bilancio vanno sotto su tutto".
L. "E certo".
C. "Il segnale è quello".
L. "Ma tu ne dovresti parlare pure ai capigruppo".
C. "Sì, sì".
L. "Ne dovresti parlare ai capigruppo, coinvolgere Italo che comunque sia è... hai capito cosa dico io? Bisogna fare..."
C. "Tu abbozzami questa lettera".
L. "Aspetta Giampie', ma vai di fretta?".
C. "Dimmi, dimmi".
L. "Sono due fasi, io ti abbozzo questa lettera, e te la mando. L'altra cosa è che bisogna muoversi in due sensi, uno vedere chi sono gli altri. Anche l'Udc ha un giornale? La Lega?".
C. "Sì, sì, ce l'hanno tutti i giornali. Ci sta Bocchino, ci sta Angeloni...".
L. "La questione è capire chi sono i parlamentari che possono essere sensibili a 'sta storia e fare una lettera a Fini così che la possa usare come strumento verso Tremonti. L'altra, essendo tu abbastanza bandito, dovresti porre il problema ai capigruppo, dandogli pure la copia di questa lettera, e andargli a dire...".
C. "Se non passa, il governo va sotto".
L. "Mandando un messaggio al presidente a firma di varie persone".
C. "È chiaro, è chiaro eh eh".
L. "Ai capigruppo e a Berlusconi".
C. "Siccome dentro la Commissione Bilancio ce ne sono quattro che, a prescindere dai partiti, hanno giornali propri".
L. "Ma chi sono? Anche quello della Lega?".
C. "Io, De Angelis, Girlanda...".
L. "E chi è Girlanda?".
C. "Girlanda c'ha il Corriere dell'Umbria, il Corriere di Siena".
L. "E poi l'altro chi è?".
C. "De Angelis c'ha Area".
L. "Area cos'è, di centrodestra?".
C. "Sì sì, tutti di centrodestra".
L. "E poi chi ci sta?".
C. "Coso..., mo' non mi viene in mente il nome".
L. "Ma non è della Lega no?".
C. "No, no".
L. "Ah, allora bene. Questa è la partita".
C. "Siccome siamo quattro là dentro...".
L. "Quanto è la maggioranza alla Commissione bilancio?".
C. "La maggioranza sono tre, bastano due che votano alla parte opposta e vanno sotto".
L. "O quattro che non ci vanno".
C. "O quattro che non ci vanno e che non fanno delegare".

AUDIO Il pressing su Tremonti 1

METTITI TU SULL'EMENDAMENTO
(22 ottobre 2009)
A palazzo Madama Giuseppe Esposito è considerato il senatore più vicino al presidente Renato Schifani. Con lui Lavitola parla spesso, come in questo caso, per sollecitargli l'ammissibilità di uno degli emendamenti per i fondi all'editoria.
Lavitola "Volevo sapere che avete fatto con l'emendamento?".
Esposito "L'abbiamo presentato, sta sulla Finanziaria, stiamo combattendo, domani mattina finiamo di combattere per l'ammissibilità, e poi andiamo avanti".
L. "Che ritieni rispetto all'ammissibilità?".
E. "È complicata perché è proprio una delle direttive che ci ha dato Tremonti, vediamo se riusciamo a dimenticarcela".
L. "Ma ci si riesce o no, tu tanto le sai le cose".
E. "Per domani lo so Valter, domani lo so".
L. "Ti ci metti tu sopra o lasci a qualcuno del legislativo?".
E. "Mi ci sono già messo io sopra".
L. "Vabbè, allora se lo fai tu è fatta".
(30 ottobre 2011)

Napolitano raccoglie l'appello dei giornali "Chiederò al governo di ripensare i tagli"


Il capo dello Stato risponde all'appello dei direttori delle testate che usufruiscono degli stanziamenti pubblici a rischio. "Condivido la preoccupazione per la mortificazione del pluralismo dell'informazione"

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiederà al governo di riconsiderare i tagli all'editoria. Rispondendo ad una lettera aperta indirizzatagli da 64 direttori delle testate di partito, delle Cooperative madiacoop e non profit e della Fisc (la Federazione italiana settimanali cattolici), il capo dello Stato spiega di "condividere la preoccupazione per i rischi che ne potrebbero derivare di mortificazione del pluralismo dell'informazione".

"Ho letto con attenzione la vostra lettera e mi rendo ben conto dell'importanza degli argomenti che mi avete illustrato in polemica con l'annunciato taglio 'lineare' al fondo per l'editoria", scrive Napolitano in riferimento alla missiva pubblicata su diversi quotidiani. "Condivido - prosegue - la preoccupazione per i rischi che ne potrebbero derivare di mortificazione del pluralismo dell'informazione. E non mancherò di manifestare questo mio punto di vista al governo".

"Ho, nello stesso tempo, trovato - continua il capo del Stato nella sua risposta pubblicata sul sito del Quirinale - altamente apprezzabile, nella vostra lettera, la sensibilità per l'urgenza di 'un'opera di bonifica' in questo settore e la disponibilità 'a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato risparmi e dall'altro una più rigorosa selezione nell'accesso alle risorse'". "Credo - conclude il presidente della Repubblica
- che quanto più darete seguito concreto a questi vostri intendimenti, tanto più ne guadagnerà in efficacia la sollecitazione, che faccio mia, per una riconsiderazione delle decisioni del governo".

L'invito di Napolitano al governo a riconsiderare i tagli lineari al fondo per l'editoria secondo il segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi "è di eccezionale rilevanza e conferma quanto sia prezioso il pluralismo come bene immateriale che merita il sostegno dello Stato, affinché anche le voci non meramente commerciali possano animare il circuito dell'informazione e delle idee".

Licenziamenti, ponte di Sacconi al Pd Poi adombra il pericolo terrorismo


Il ministro del Welfare raccoglie l'appello del senatore Pd Ichino su "Libero" per avviare la riforma dell'Articolo 18. Ma parla anche esplicitamente di un pericolo attentati "prodotto dall'esasperazione dei toni". E il premier ripete: "Il governo terrà, pronti a porre la fiducia sul pacchetto anticrisi". Camusso sui rischio terrorismo: "Spero che ministro abbia elementi e non inquini clima già difficile". Bersani: "Siamo già nei guai, niente micce"

Il senatore Pd e giuslavorista Pietro Ichino
ROMA - "Basta creare tensioni sulla riforma del lavoro che possono portare a nuove stagioni di attentati". Forza i toni il ministro del Welfare Maurizio Sacconi intervistato da Sky, tanto che il leader della Cgil, Susanna Camusso, interviene dicendo no alle "invocazioni": "Spero che Sacconi parli perché ha elementi per farlo e non per inquinare un clima già difficile". Il ministro del Welfare, nell'intervista, ad una domanda diretta di Maria Latella, risponde: "Non temo per la mia incolumità, io sono protetto, ma per quella di chi lavora nell'ombra, come lavorava Marco Biagi e che potrebbe diventare bersaglio di un clima d'odio e di tensione crescente. Sì, c'è il rischio di attentati". Alla Camusso fa eco il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Siamo già nei guai, se accendiamo micce di divisione sociale invece che di coesione registriamo un danno drammatico per il Paese. Invito il governo a spegnere la miccia che ha acceso e mettersi a ragionare seriamente",  ha detto il leader del Pd. Il ministro, però, ha anche colto al volo quella che sembra essere una apertura di credito di un gruppo di esponenti dell'opposizione, resa visibile da un inedito intervento del senatore Pd Pietro Ichino su Libero. La riforma Ichino era già stata citata dallo stesso Berlusconi come riferimento, e ora Sacconi dice: "La sua proposta è interessante. Proseguiamo su questa strada e non su quella dello scontro imboccata dai sindacati".

È dunque il lavoro, insieme alle misure per preservare il peso dell'Italia nell'euro, la cartina di tornasole delle misure anticrisi per ora soltanto annunciate dal governo. Con alcuni segnali che lo stesso Berlusconi questa volta non snobba (e non può snobbare): la ritrovata unità dei sindacati contro la legge sui licenziamenti, i calcoli - semplicemente basati sui numeri del dramma sociale in atto - sulle possibili conseguenze in termini di occupazione 1 delle misure di liberalizzazione, il micidiale segnale dei mercati sui titoli di Stato con i Btp venduti a rendimenti 2 sulla soglia della bancarotta. E - a dividere la stessa maggioranza - il nodo pensioni.

Questo l'intreccio che Berlusconi cerca di aggirare con ripetute assicurazioni sulla tenuta del suo governo e sulla approvazione in tempi rapidi e a tutti i costi del "pacchetto Ue", che però viene costantemente rinviato. Lo ha fatto due giorni fa ritornando in tv, lo fa questa mattina in un colloquio con il Corriere della Sera. Il governo durerà "fino al 2013" e presenterà alle Camere il 9 e 10 novembre gli "impegni con l'Europa e le misure per la crescita", questo in sostanza il discorso del premier. Che aggiunge: "Il Parlamento deve rendersi conto che quello che abbiamo presentato al Consiglio europeo è un programma vincolante" e dunque ribadisce che è pronto a mettere la fiducia per farlo approvare. Quindi la sua assicurazione che "in Europa tutti mi hanno fatto i complimenti per la lettera di impegni che ho assicurato saremo in grado di onorare", dopo un immancabile passaggio su magistrati e su Ruby "aiutata solo ad aprire una attività economica".

Un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi: Il Signoraggio delle banche. E poi: "l'Annunciazione dell'Apocalisse di Giovanni". Come è scritto nelle Rivelazioni



Pubblica postRingrazio Andrea Mensa per aver scritto l’articolo di seguito riportato (in blu) e da me commentato, perchè mi permette di cogliere i famigerati “tre piccioni con una fava”: con un unico articolo si possono chiarire gli errori di Barnard, gli errori più comuni dei “complottisti” e le superficialità di alcuni “negazionisti”.

DI ANDREA MENSA

Avete dato ampio spazio a Paolo Barnard (“Il più grande crimine”) che su un blog può propinare le sue idee senza contradditorio, senza nessuno che gli contesti, come le scrive, le sciocchezze che scrive. Sarebbe un bell’esercizio, contestargliene una per una, ma 62 pagine contengono troppe frasi per produrre una qualsiasi risposta specifica , ad ogni frase, che non risulti troppo noiosa e defatigante da leggere. Anche perché occorrerebbe proprio partire dall’inizio, quando afferma che il dollaro è moneta sovrana a ricordargli che non è vero, e che essa appartiene alla FED, che li impresta, e non né al governo né al popolo statunitense.

Standing ovation! Sottoscrivo in pieno e, a tal proposito, consiglio la visione di questo documentario (prometto che è tutt’altro che noioso!).

Generare e tenere sotto controllo la massa monetaria, farsi carico delle perdite dovute alle contraffazioni, resistere alle richieste dei politici, che per farsi benvolere (ed essere rieletti) vorrebbero poter dare tanto a tutti senza chiedere mai nulla, è una attività non da poco.

Sottoscrivo in pieno: si chiama esercizio della “Sovranità Monetaria” ed è alla base della Sovranità di un Paese.

Una volta, quando il denaro conteneva il suo valore ( in oro o argento ) parlare di sovranità monetaria aveva un senso. Oggi invece è semplicemente una attività, specialistica finchè si vuole, ma una attività e per nulla facile da svolgere.

Quindi perchè non avrebbe più senso parlarne? Vabbè…

Si porta sovente l’esempio di Auriti e del Simec, ma nessuno dice dove sarebbe finito questo signore se qualcuno avesse coniato in proprio qualche quintale di Simec e fosse andato poi a spenderli a Guardialele. Ci avevate mai pensato ? da chi sarebbero poi andati i negozianti di Guardialele a farseli cambiare in euro per poter rimpiazzare le merci vendute ? ah… non lo sapete vero ? bene è invece una domanda che dovrebbero porsi tutti coloro che esaltano le varie “monete del popolo”. Non vi porto testimonianze di esperti fasulli che magari si sono creati le loro nozioni su libri vecchi di secoli. Io invito i lettori ad informarsi personalmente sulle poche affermazioni che faccio, ricavando poi il tutto con semplice ragionamento ed osservazione di quanto viviamo tutti i giorni. Buona lettura, comunque ,per chi ne abbia voglia.

Non capisco la necessità di fare del sarcasmo e di prendere in giro le persone che, invece, su questi temi si sono interrogate eccome! Scusa Andrea, ma tu l’hai mai visto un SIMEC? E’ una misura del valore (come una banconota ma non emessa da una banca) di proprietà del portatore con diversi metodi anti-contraffazione. Esattamente come le banconote, da questo punto di vista. Come esistono i falsi delle banconote, e si contrastano, allo stesso modo potrebbero esistere i falsi dei SIMEC che andrebbero contrastati. Problema, soluzione.

Forse Barnard non ha mai sentito parlare di come vengono assegnati i titoli di stato. Aste al ribasso, queste sconosciute, vero ? Tipo di asta a cui è consentito di partecipare solo a chi può garantire di soddisfare agli impegni presi, perché una volta aperte le offerte, e calcolata la media, le assegnazioni devono avvenire, ai prezzi convenuti. E funziona così: ogni partecipante può fare diverse offerte di quantità e prezzo in busta chiusa. Chi emette fissa la cifra richiesta e si aprono le offerte, quindi si accolgono le offerte ai valori maggiori fino alla somma offerta. Risulta ovvio che più è alta la richiesta e più il prezzo medio sarà alto, quindi l’interesse basso. Mi sa dire Barnard, perché le banche dovrebbero cercare di comprare titoli abbassando così l’interesse che possono guadagnarci sopra ? o i banchieri sono rincoglioniti, o semplicemente la cosa non funziona così. Ma questo Barnard non l’ha ancora capito. Perché dicono che il “quantitative easing” è uno strumento monetario eccezionale? Secondo Barnard è normale che le banche centrali comperino titoli del tesoro, ma allora dove sta l’eccezionalità ? altro esempio di incongruenza, che però non sussiste perchè non funziona così, checche ne dica Barnard. E potrei proseguire anch’io per 62 pagine e più a mostrare l’incongruenza di quanto afferma.

Adesso ci sono alcuni punti che vanno chiariti, prima di iniziare il discorso vero. Perché esiste una “banca centrale” autorizzata a “battere moneta”? Forse nessuno vi ha mai detto che il lavoro più gravoso e costoso di chi batte moneta è combattere la contraffazione.

A dire il vero sì: mi risulta una delle tante attività più “gravose” a loro carico. Tanto che fanno di tutto per limitare fino ad arrivare a una futura completa eliminazione della moneta cartacea. Semplicemente perchè quella elettronica sarebbe più comoda e molto più difficile da “contraffare”.

Costoso perché ogni banconota contraffatta è una perdita di tale valore per la banca centrale,

Non solo per la banca centrale direi, ma per la Collettività, dal momento che ogni banconota falsa genera un danno o inflazione.

poi perché le risorse impegnate in tale lotta sono ingenti e costose. Ma non se ne sente parlare, perché ? semplice. Se si pubblicizzasse tutte le falsificazioni che vengono scoperte, ci sarebbe il grande rischio che le persone perdano fiducia nel denaro, cosa che porterebbe alla scomparsa del denaro stesso con conseguenze catastrofiche per gli scambi e per l’economia in genere.

Questo sì che è un punto eclatante! Quindi il sistema monetario attuale è basato principalmente sulla fiducia. Perchè? Semplice: perchè il denaro in realtà rappresenta il “possesso di un debito” quindi è una sorta di paradosso. Se le persone perdessero fiducia nelle Banche (più difficilmente nel denaro…) correrebbero in banca a ritirarlo, si verificherebbe una “corsa agli sportelli” e sarebbe un disastro. Tutto questo si potrebbe evitare semplicemente adottando una moneta che svolga la propria funzione di “misura del valore” senza essere un paradosso e senza generare debito un debito di ammontare sempre superiore. In altre parole, senza essere una “truffa legalizzata”. Per approfondimenti si veda quest’altro documentario (perfino meno noioso e più breve del primo, ri-promesso!)

Tutti coloro che propagandano “monete del popolo” o simili, non si sono mai domandati cosa farebbero in caso di contraffazione a grandi volumi.

La stessa cosa che già fa la Banca Centrale: adozione di metodi anti-contraffazione.

È ovvio che finché una moneta locale è usata da poche anime, nessuno riterrebbe economico investire in matrici e tutto quanto occorre per falsificare, ma come i volumi di tali monete dovessero crescere, andrebbe anche previsto che fare in caso di elevata contraffazione. Ci hanno mai pensato ?

E’ come chiedersi cosa farebbe la “Apple” se comparissero i primi virus per i sistemi Mac, semplice: gli antivirus.

E non venite a raccontarmi la favola delle monete auree, o comunque con valore intrinseco. Avete mai pensato, in caso cominciassero a circolare, quanto facile sarebbe limare il bordo e ricreare la zigrinatura ? sarei capace di costruirla in casa una macchinetta per fare ciò, al che potrei passare la giornata a raccogliere monete, “alleggerirle” e spenderle nuovamente. E a fine settimana ritrovarmi col mio bel sacchettino di polvere d’oro. Oppure mai sentito parlare di tungsteno ? ci hanno fatto persino i lingotti con cui hanno bidonato banche centrali !! Allora tanto vale far circolare banconote, così è più facile, quando insorga una fonte di falsificazione, cambiare formato, disegno, fare una nuova emissione, insomma, e questo è il modo più classico di combattere la falsificazione, proprio perché occorre molto tempo ai falsari per riprodurre una nuova banconota.

Sottoscrivo in pieno: il valore intrinseco per una moneta non è un pro, ma un contro.

Ma allora è una truffa! Una banconota vale in carta e inchiostro 1 cent e magari vale 50 €. No, non c’è alcuna truffa perché le banconote, come tutto il denaro, viene imprestato. La banca da a Caio una banconota che vale 0,01 ma di valore facciale 50. Caio paga della merce del valore di 50€ a Tizio con quella banconota , e Tizio paga a ….. finchè Caio deve dare della merce, per riavere la banconota da 50€. A quel punto la rende alla banca dando un pezzo di carta che vale 0,01 ma che gli cancella un debito di 50€.

Vero.

Si lo so c’è tutto il discorso degli interessi, ma lo vedremo dopo. Qui punto l’attenzione sul fatto che, quando si tratta di prestiti, non c’entra assolutamente nulla il “quanto vale” ciò che ricevo, cioè il suo valore intrinseco, mentre invece interessa il “che valore gli attribuisce il mercato” ovvero quanto valore in merci potrò acquistare  con quella cosa che ho avuto in prestito. Tanto quando la rendo vale l’operazione inversa, no ? Beh, ovvio però che se il valore intrinseco fosse superiore al valore facciale, non renderei sicuramente lo stesso oggetto, ma, ad esempio lo fonderei, venderei il metallo che avrebbe un valore superiore a quanto mi è stato imprestato. Ma nessuno produrrà mai denaro con valore intrinseco SUPERIORE al valore facciale.

Valore attribuito dal mercato altrimenti noto come “valore indotto”…

C’è poi la banca. La maggior confusione che viene fatta a proposito di questa istituzione, è relativa al denaroche essa ha o che essa crea. Non mi stuferò mai di dire e ripetere fino alla noia, e chi non ci crede vada a passarsi qualche tempo in una banca, ma non in una filiale, ma nella ragioneria della sede centrale, e così potrà rendersi conto di come funziona. La banca va considerata come l’insieme di due parti, con compiti ben precisi. Una parte è una normale società, sovente una S.p.A., che quindi ha delle entrate, delle uscite, delle proprietà, e quindi possiede e usa del denaro. L’altra parte è quella che si occupa dei rapporti con la clientela e del denaro della stessa. Essa gestisce ad esempio i conti correnti, e sulla base della quantità del denaro raccolto, ne genera essa stessa, secondo dei multipli prestabiliti. Quindi CREA del denaro, che però può SOLO imprestare. Non lo può SPENDERE perché altrimenti si comporterebbe come un falsario. Imprestare vuol dire che ciò che viene dato, deve essere reso, pertanto, come ho spiegato sopra, non ha nessuna importanza quale sia il suo valore intrinseco, ma quanto è importante è il quanto “valore” rappresenti. Questa attività genera degli utili (interessi, commissioni, ecc…) e questi utili non sono altro che le entrate della S.p.A..

Quindi il Sistema Bancario esercita la Sovranità Monetaria per conto dello Stato e genera degli utili (reddito da emissione monetaria o “signoraggio in senso ristretto”) che sono incamerati in una S.p.A. Dici niente…

Quanto sembra veramente difficile far capire è che chi riceve del denaro in cambio di una prestazione, POSSIEDE quel denaro, ne diventa proprietario, anche se esso è uscito da una banca come prestito, vuol dire che chi ha ricevuto il prestito lo ha speso, lo ha dato in cambio di un bene o di una prestazione, e dovrà dare prima o poi , a sua volta, un bene o una prestazione , per recuperare quel denaro e poterlo rendere alla banca che glielo ha imprestato. Il denaro che entra nella S.p.A. è il compenso per una prestazione, quindi è da  essa posseduto. Ed è una contabilità completamente diversa dal denaro creato e dato in prestito e dal denaro versato sui conti correnti. È con tale denaro posseduto che paga i dipendenti, le bollette, i locali, le tasse, ecc… ed è perciò che non mancherà mai il denaro per pagare gli interessi. Perché la S.p.A. fa parte del mercato, e quindi il denaro pagato come interessi continua a far parte del mercato, finché non venga reso come capitale. La cosa apparentemente assurda, ma reale, è che la S.p.A. si comporta nei confronti dell’altra sezione della banca, come un cliente qualsiasi, e quindi può, anzi (e la ragione la vedremo poi) DEVE avere un suo conto corrente presso di essa. E la ragione è che il denaro che la banca richiede alla banca centrale, prestatore primario, versandolo sul proprio conto corrente costituisce la base (assieme al denaro versato dalla clientela sui loro conti, ma che proviene comunque da altre banche e quindi generato con lo stesso sistema) su cui poi può essere generato il denaro che viene imprestato (vedi sistema delle riserve frazionate), esso rappresenta anche la via che seguono le banconote fisiche, per passare dalla banca centrale emittente, alla cassaforte delle banche commerciali.

Il discorso fila, ma oltre al problema di cui sopra, ce ne sono almeno altri 3 che ti sfuggono
Già. Le banconote ! e qui vediamo di sfatare un po’ di stupidaggini relative ai signoraggi vari. Finora ho parlato di denaro, perché intendo tutto ciò che è usato e ha il valore del denaro e come esso circola, quindi banconote, ma anche assegni, bonifici, conti correnti, ecc… Quanto occorre capire è che le banconote hanno  valore SOLO quando sono uscite dalla cassaforte della banca. E qui non parlo della S.p.A., ma della sezione che si occupa della clientela. Infatti M1 è la somma di M0 e dei conti correnti bancari e postali, insomma di tutto ciò che è immediatamente spendibile, ma M0 ESCLUDE le banconote versate che si trovano all’interno della banca. La ragione logica è che se così non fosse, un versamento su c/c, che significa consegnare banconote e annotare il loro valore sul c/c, aumenterebbe M1 del valore del versamento stesso. Ma così non è , perché mentre l’importo delle banconote viene aggiunto sul c/c, tale importo viene tolto alle banconote che entrano. Pertanto tale operazione NON modifica M1. Ora, dato che le banconote all’interno di una filiale NON sono pari a tutto il denaro versato sui c/c, ma solo sufficiente a coprire i normali flussi di cassa ( e quindi versamenti e prelievi), e che quantità superiori di banconote non avrebbero nemmeno ragione di esistere, se non per soddisfare le necessità di circolazione monetaria, è chiaro che non vi è un legame tra il denaro e la quantità di banconote. Tanto più si usano pagamenti elettronici, carte di credito, bancomat, bonifici, ecc… e tanto meno servono banconote. Pertanto si vede che anche solo da questo particolare, tutto  il discorso del signoraggio, cade miseramente.

Tranne la parte da me sottolineata (per la quale bisognerebbe prima capire cosa intendi per “discorso del signoraggio”, io per signoraggio intendo QUESTO che, come puoi verificare, purtroppo non cade per nulla) il resto lo confermo: le banconote sono “vettori di valore”, è come se  “trasportassero” il valore espresso nei c/c: nel momento in cui ritiriamo una somma dal nostro c/c da un bancomat, questo viene trasferito sulle banconote che escono dal bancomat stesso. All’interno della Banca è come se le banconote non avessero valore. Ho scritto “è come se” perchè, per esempio, per un rapinatore ne avrebbero eccome, di valore. Infatti le Banche spendono enormi cifre in sicurezza per il trasporto e lo stoccaggio delle banconote. Anche per questo motivo spesso risulta economicamente più conveniente bruciarle per poi ristamparle all’occorrenza piuttosto che conservarle per poi riemetterle.

Detto questo, allora diventa chiaro con quale denaro, le banche intervengono alle aste dei titoli di stato. Esse partecipano per soddisfare le richieste della clientela, e in proprio, ma con il denaro della S.p.A. !!!!

Non col denaro creato per essere imprestato, ma con quello “guadagnato” che pertanto è di sua proprietà.

Quindi col “reddito da emissione monetaria” o “signoraggio in senso ristretto” guadagnato gestendo la Sovranità Monetaria per conto dello Stato. Valore che, in condizioni diverse, potrebbe andare a vantaggio della Collettività piuttosto che di singole S.p.A.

Questa è l’altra enorme fonte di confusione in chi non ha mai capito come funziona una banca.

Vero.

A questo punto è inevitabile dover parlare della banca centrale. Come già visto, uno dei suoi compiti è quello antifrode, ovvero combattere la falsificazione del denaro, e il perché vada combattuta lo vedremo in seguito. L’altro compito è quello di creatore primario di denaro, sia che siano banconote che note o annotazioni. Ad essa lo richiedono se S.p.A. delle banche che ricevendolo lo versano sul proprio c/c come già visto dando il via alla creazione secondaria di denaro. Esse pagano alla banca centrale un interesse su tale denaro imprestato, che rappresenta le entrate della B.C. stessa con le quali paga i dipendenti e tutte le spese. Essa fornisce il denaro come banconote, su richiesta delle banche commerciali stesse, o lo ritira da esse, quando le stesse ne abbiano in eccedenza. Succede anche che le banche commerciali abbiano presso la B.C. un deposito o c/c . La ragione di esso è che, come vedremo, la B.C. non soddisfa sempre e totalmente le richieste, pertanto accade che una banca commerciale preferisca depositare una eccedenza, per poterne disporre nuovamente in caso di bisogno immediato, piuttosto che renderlo, nel qual caso, di fronte ad una necessità dovrebbe sottostare alle limitazioni decise in quel momento dalla B.C. Un altro compito della B.C. è il controllo della liquidità. Il denaro serve a permettere gli scambi. È ovvio che la quantità di denaro circolante in un certo ambito geografico, deve essere proporzionato al numero e al valore degli scambi. Quando ci si trovasse con molto più denaro destinato ad acquistare beni e servizi, di quanto essi valgano, si avrebbe una contesa che porterebbe ad un aumento dei prezzi, e quindi, conseguentemente ad una perdita di valore del denaro stesso. Viceversa per il contrario, solo che mentre gli aumenti sono velocissimi non appena il mercato abbia la sensazione di tale eccesso di denaro, per avere una diminuzione dei prezzi, occorre che ripetutamente ci debbano esser state merci e beni invenduti. Ma questo è un po’ un altro discorso.

L’importante ora è capire che più denaro circola più è facile che i prezzi comincino a salire.

E’ evidente: si chiama inflazione.

Dato che il denaro circolante è comunque TUTTO nato da un prestito, per limitare il denaro in circolazione basta limitare o non soddisfare tutte le richieste. Questo controllo è quello che viene chiamato il guinzaglio, col quale è possibile limitare o aumentare le quantità richieste, ma non è possibile “spingere”, ovvero, soddisfatte TUTTE le richieste non è possibile immettere altra liquidità. Questa è la “trappola della liquidità” per la quale le banche centrali possono dare alle commerciali tutto il denaro che esse possono richiedere, ma se non vengono concessi prestiti alla clientela, e quindi al mercato, tale liquidità non entra in circolazione. Quindi, l’altro strumento a disposizione è il tasso di interesse, con il quale si può rendere più o meno allettante il richiedere un prestito.

Il discorso fila e mi risulta corretto… solo non si capisce perché dovremmo farci mettere un “guinzaglio” da dei banchieri privati. Meglio di così il problema del signoraggio bancario non potevi spiegarlo!

Detto così appare una cosa abbastanza semplice, controllare la liquidità, perché non ho ancora accennato alla velocità di circolazione. Con una banconota da 50 € posso permettere un acquisto in un mese, ma, con la stessa banconota posso anche fare 10 scambi da 50€ in un giorno. La differenza tra un caso e l’altro è esattamente come se nel secondo, in cui la velocità degli scambi è molto più alta, ci fossero non 1 ma 10×30 (come i giorni del mese) banconote da 50 €. E la velocità di circolazione è una cosa che solo il feeling del mercato, l’attitudine delle persone al risparmio o alla spesa, determina.

Non solo: questa è influenzata anche da inflazione (troppo denaro in circolazione), euflazione (giusta quantità di denaro in circolazione) e rarefazione monetaria (carenza in denaro in circolazione la quale, paradossalmente, potrebbe determinare una riduzione ma anche un aumento dei prezzi). Tutte variabili attualmente in mano al Sistema Bancario quindi, in ultima analisi, a Banchieri Privati.

La B.C. la può solo rilevare con degli appositi mezzi di monitoraggio, agendo poi di conseguenza con gli strumenti a sua disposizione.

Come lo fa la BC potrebbe farlo anche un’altra entità purchè lo faccia -effettivamente- negli interessi della Collettività.

Ovvero , controllo della liquidità e tassi di interesse. Il grave della situazione attuale, tra parentesi, è che i tassi sotto lo zero non possono andare, e le richieste di prestiti latitano, almeno da parte di chi potrebbe averli possedendo garanzie sufficienti.

Sotto lo zero non possono andare perchè verrebbe a cadere l’equazione DEBT>MONEY la quale è alla base del “guinzaglio” di cui parlavi prima, e quindi alla base del potere del Sistema Bancario (o “signoraggio” in senso ampio).

Due parole devo spenderle su un mezzo “eccezionale” a disposizione della B.C. ovvero il “quantitative easing”. Esso è uno strumento “a tempo” che serve per impedire distorsioni del mercato in condizioni eccezionali.

Abbiamo visto come avvengano le assegnazioni dei titoli di stato. Ormai si fanno aste per poter pagare titoli in scadenza. Dato che i titoli possono avere diverse scadenze, o si possono creare necessità improvvise ed impreviste, potrebbe esser necessaria un’asta con un’offerta abnorme, ovvero molto superiore al normale. In carenza di richiesta proporzionata, abbiamo visto come gli interessi su tali emissioni, aumenterebbero in modo anomalo, solo per il fatto di aver concentrato l’emissione in un unico momento. In tal caso la B.C. può creare del denaro, imprestarlo a se stessa, e con essa partecipare all’asta, o a quello che si chiama “assegnazione a mercato aperto”. È implicito e pubblicizzato tale fatto, come è pubblicizzato il fatto che successivamente , tali titoli, vengano poi venduti, diluiti nel tempo, sul mercato, azzerando così l’anomalia di denaro creato e SPESO.

Ecco, qui c’è un paradosso: prima spieghi perchè le Banche non possono “creare e spendere” denaro ma solo “prestarlo” altrimenti si comporterebbero come dei “falsari” ma poi -giustamente- ammetti che in determinate condizioni eccezionali questo non solo può ma deve essere fatto. Ribadisco: come la Sovranità Monetaria è oggi gestita dalla B.C. negli interessi di Banchieri Privati (fra i quali gli azionisti della Banca d’Italia che proprio “d’Italia non è…), domani potrebbe essere gestita da una nuova entità che lo faccia nel solo interesse della Collettività. Basta non escludere a priori che ciò sia possibile!

Ma ultimo punto anche se non meno importante degli altri, è il debito pubblico. Lascio a dopo le considerazioni politiche in merito, e tratto per ora solo la questione tecnica. Lo stato, come ogni entità economica, ha delle entrate e delle uscite. Se le prime superano le seconde si avrà un avanzo, al contrario un deficit, se uguali ci sarà pareggio. Le entrate sono costituite essenzialmente dalle tasse, le uscite da stipendi dei dipendenti pubblici, investimenti e tante altre spese. Se la gestione è in deficit, lo stato ha una sola possibilità per pagare gli stipendi anche gli ultimi mesi dell’anno, e cioè farsi imprestare quanto occorre per completare le spese dell’anno e quindi chiudere il bilancio eguagliando entrate+prestiti=uscite. È matematico e qualunque ragioniere capisce di cosa si parla. Perché non stampare o far stampare denaro ? semplicemente , come ho già detto, perché il denaro è un MEZZO per permettere gli scambi, non è una ricchezza, ma è un valore solo perché rappresenta dei beni reali.

Qui sono costretto a obiettare e ad invitarti a riflettere su una questione: anche se la parte da me sottolineata l’abbiamo ripetuta alla nausea sui testi di economia… prova a immaginare la differenza tra il ritrovarti in una città che non conosci con le tasche piene di una valuta non accettata (sebbene rappresenti un valore), le tasche piene di una valuta accettata e le tasche vuote… Inoltre ribadisco che siccome il Sistema Bancario genera un utile dalla propria attività di “gestione della Sovranità Monetaria per conto dello Stato” (o reddito da emissione monetaria o signoraggio in senso ristretto) non si capisce perchè questo utile, un domani, non possa andare alla collettività (dal momento che è alla collettività che la moneta appartiene) piuttosto che a delle S.p.A.

Se la ricchezza prodotta resta la stessa, ma aumenta il denaro, l’unica cosa che avviene è che il denaro varrà di meno, ovvero che occorrerà più denaro per acquistare gli stessi beni. Vedi Weimar, o Katanga, o tutti quei  paesi in cui , per risolvere i problemi di bilancio si è ricorso all’aumento della massa monetaria. Il risultato è sempre e solo una diminuzione del valore del denaro.

Vero, però in caso di rarefazione monetaria non ci sono motivi per cui nuovo denaro non possa essere emesso direttamente su contro-valori reali (tipo una nuova costruzione) piuttosto che su contro-indebitamento.

Ma perché uno stato deve spendere più di quanto incassa ? Perché il governo o direttamente o indirettamente viene eletto, e dato che il popolo premia quei partiti e quegli uomini di governo che danno molto in servizi e facilitazioni e benefici, e chiedono poche tasse, allora la tendenza dei governanti è quella di chiedere sempre il meno possibile e dare il più possibile, e così si arriva ai deficit di bilancio. Deficit un anno, deficit l’anno successivo ed i deficit si sommano e creano il debito pubblico rendendo sempre più difficile ripagare il capitale, perché su quanto già imprestato cominciano a correre gli interessi, che diventano una spesa aggiuntiva, rendendo così sempre più difficile se non arduo rendere almeno parte del capitale. L’Italia ha accumulato negli ultimi 30 anni un debito di 1800 miliardi di euro, che ci costano solo di interessi tra i 70 e gli 80 miliardi all’anno. Questi sono soldi che invece di andare a finanziare welfare, scuola ecc.. vanno a ripagare coloro che hanno prestato soldi allo stato comprando i titoli del debito pubblico. E come il debito cresce, e il rischio di insolvenza cresce con esso, l’interesse richiesto per compensare tale rischio aumenta, aumentando così la spesa per interessi. Di chi è la colpa, quindi, del fatto che una parte così grande delle tasse pagate non  ritorna al popolo che le paga sotto forma di servizi e facilitazioni ?

Vero: bel casino! Di chi è la colpa? Facile: del Governo quanto del Sistema Monetario e della Collettività che non si informa -e di conseguenza non capisce- questi fatti.


Vediamo però come la pensi tu:

La colpa è di quei governanti che hanno governato il paese negli anni precedenti, quelli che hanno fatto in continuazione bilanci in deficit, che hanno sperperato le risorse che successivamente figli e nipoti avrebbero dovuto ripagare. Ma qui si apre un discorso più ampio, perché i governanti non sono stati imposti da una qualche divinità cattiva o avversa, essi sono stati eletti dal popolo. Allora la colpa è del popolo! Si e no, diciamo che la colpa è dell’ignoranza del popolo che si è bevuto la favola della democrazia, del potere del popolo. Avete mai sentito un ministro del tesoro o un primo ministro chiedere al popolo se era d’accordo nel creare deficit ? no vero ? l’hanno semplicemente fatto, e nemmeno l’hanno mai evidenziato o illustrato le conseguenze, vero ? e quei pochi che mettevano in guardia contro gli effetti perversi del concedere benefici a debito, ovvero senza richiedere tasse sufficienti a finanziarli, venivano tacciati di catastrofismo, additati come “Cassandre” inutili, pedanti, e pessimiste.

Stai dicendo che un governo di Banchieri-Economisti-Privati non eletti sarebbe meglio? Almeno una possibile valita alternativa c’è e si chiama Democrazia Diretta, il problema è che essa passa per la consapevolezza della Collettività… e ce ne vorrà di tempo! Specialmente di questo passo.

La Milano da bere, la ricordate ? peccato che si beveva anche la ricchezza dei figli e dei nipoti e di chissà quante generazioni future !! Ma poi la parte della beffa più perversa, è che a beneficiare di quanto elargito creando debito sono stati essenzialmente alcuni, mentre a pagarne le conseguenze sono tutti, o almeno tutti coloro che le tasse le pagano !! Che poi le banche, come molte categorie di persone abbiano stretto accordi perversi con quei governanti, inducendoli a creare debito anziché riscuotere tasse o limitare spese, nessuno lo nega, anzi vigevano degli accordi tipo “tu mi lasci evadere e io con cosa risparmio ti finanzio il debito comprandoti BOT, CCT, ecc..” e per anni hanno funzionato dando così un elevato consenso ai partiti di governo, con partiti di opposizione muti, sordi e ciechi, o peggio complici. Nessuno si è premurato di spiegare al popolo a quale rovina stavano conducendo l’intero paese quei governanti, e ancora oggi c’è chi, indicando falsi obiettivi, cerca di confondere le menti deboli che preferiscono sentire indicare colpevoli astratti o inesistenti piuttosto che assumersi la responsabilità di punire i veri colpevoli, e continuano nell’opera di disinformazione che piano piano si è sostituita alla mancanza di informazione

Andrea Mensa
14.09.2010

Rinnovo i ringraziamenti ad Andrea Mensa per aver trovato il tempo di rendere pubblica la sua utile e ben esposta opinione nella speranza che non sia la prima(?) ed ultima volta.

Se volesse rispondere, noi di signoraggio.it siamo qui.

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